Gesù, sposo della Chiesa

Meditazione quotidiana sulla Parola di Dio

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Vangelo

Mc 2,18-22

Lettura

Scandalizzati perché il nuovo rabbi «mangia con i pubblicani e i peccatori», i farisei, mettendo in mezzo anche i seguaci del Battista, chiedono conto a Gesù del fatto che i suoi discepoli non digiunino come fanno tutti i bravi osservanti. Gesù prende spunto dalla loro domanda polemica per rivelare la sua identità di “sposo” della Chiesa. Egli è ora “lo Sposo”, come per i profeti, soprattutto Osèa, lo è Dio per Israele. Certamente questa è una novità dirompente, ben espressa da Gesù nei paragoni dell’otre vecchio che non può contenere vino nuovo, o della toppa che peggiora la situazione di un vestito lacero.

Meditazione

Il passaggio compiuto da Gesù dalla polemica suscitata dai farisei sul digiuno – pratica ascetica conosciuta da tutte le religioni – al parlare di se stesso, presentandosi come “lo sposo” della Chiesa, sconvolge tutti i nostri parametri di religiosità. Per il Signore non è importante ciò che noi facciamo per lui, quanto piuttosto ciò che egli è per noi. Abbiamo, nella risposta del Maestro, l’eco delle invettive di Isaìa e degli altri profeti che si scagliano contro pratiche religiose solo esteriori; e si anticipano le argomentazioni di san Paolo, quando mette in contrapposizione le opere alla fede. Ci sarà anche tempo per digiunare, quando in modo traumatico, attraverso la passione e la crocifissione, i discepoli scopriranno la vera identità del loro Maestro e ne piangeranno l’assenza. La Croce sarà, infatti, la piena rivelazione di quanto Cristo «abbia amato la Chiesa [sua sposa] e abbia dato se stesso per lei… al fine di farsi comparire davanti la sua Chiesa tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata» (Ef 5,25-27). Il rapporto sponsale con Cristo, però, non riguarda la Chiesa come astrazione, perché la Chiesa siamo tutti noi. Non dobbiamo perciò pensare al rapporto intimo con Gesù, quasi fosse un’esperienza straordinaria, riservata alle grandi mistiche come santa Caterina da Siena o a santa Teresa d’Avila. Per il battesimo siamo tutti chiamati a prendere sul serio il nostro rapporto personale con Cristo e a sentire rivolte a noi le parole che l’apostolo Paolo rivolse ai Corinzi: «Io provo per voi una specie di gelosia divina, avendovi promessi a un unico sposo, per presentarvi quale vergine casta a Cristo» (2Cor 11,2). Tutti, dopo aver ascoltato il brano della Lettera agli Ebrei della prima lettura, dovremmo dire con amore riconoscente: «Il Figlio di Dio mi ha amato e ha dato se stesso per me» (Gal 2,20). Alleluia!

Preghiera

«Mettimi come sigillo sul tuo cuore, come sigillo sul tuo braccio; perché forte come la morte è l’amore, tenace come gli inferi è la passione. Le vampe dell’amore sono fuoco, una fiamma divina!» (dal Cantico dei Cantici).

Agire

Bacerò con trasporto il Crocifisso che ho nella mia camera.

Meditazione a cura dei Monaci dell’Abbazia di Sant’Eutizio (Piedivalle di Preci – Perugia), tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti info@edizioniart.it

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ZENIT Staff

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