Gesù non è un professore. È uno che prega e che non ha vergogna di stare tra la gente

A Santa Marta, il Papa indica i tre momenti della vita di Cristo che mostrano la sua continua vicinanza all’uomo e ricorda che Gesù sceglie tutti senza alcuna preferenza

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Non esiste il “professor Gesù”: il Figlio di Dio non è un maestro, un mistico, un intellettuale che dalla cattedra fa la lezioncina. Gesù è un uomo che sta in mezzo alla gente, che si lascia toccare, che vuole guarire e che, in questo momento, è davanti al Padre a pregare per me e per te.

Quanti esempi dovrà fare ancora Papa Francesco per far capire quanto il Signore ci sia prossimo? Tutta l’omelia nella Messa mattutina a Santa Marta di oggi è orientata a questo messaggio. Il Santo Padre parte infatti dal commento del Vangelo del giorno per riflettere su tre aspetti della vita di Cristo che mostrano questo suo continuo stare al nostro fianco.

Il primo è la preghiera. Gesù “è il grande intercessore”, afferma il Papa, Egli passa “tutta la notte pregando Dio”, “prega per noi”, “lo fa spesso”. E “sembra un po’ strano che Lui che è venuto a darci la salvezza, che ha il potere prega il Padre”.

Eppure – rimarca il Pontefice – questo è “il suo lavoro di oggi”: “Lui è davanti al Padre in questo momento, pregando per noi”, pregando “per la sua Chiesa”. Sin dal primo momento Gesù prega: “ha pregato quando era in terra e continua a pregare adesso per ognuno di noi, per tutta la Chiesa”. 

È una cosa che dovrebbe darci coraggio, questa, perché “nei momenti difficili di difficoltà o di bisogno, pensare: ‘Ma Tu stai pregando per me. Prega per me. Gesù prega per me il Padre!’”, è estremamente confortante, sottolinea il Santo Padre. Eppure lo dimentichiamo spesso, nonostante ciò sia “la nostra forza”. Dire cioè al Padre: “Ma se Tu, Padre, non ci guardi, ma guarda tuo Figlio che prega per noi”.

Oltre a pregare, Gesù poi ‘sceglie’. Sceglie i 12 apostoli, ricorda il Papa, sceglie i suoi seguaci e lo dice chiaramente: “Non siete stati voi a scegliere me. Sono io che ho scelto voi!”. Anche questo dovrebbe darci coraggio, osserva Bergoglio: la consapevolezza, cioè, che “io sono scelto, io sono scelta dal Signore! Nel giorno del Battesimo Lui mi ha scelto” o, come diceva San Paolo, “Lui scelse me, fin dal seno della mia madre’”.  

Tutte queste “sono cose di amore!”, rimarca il Papa. E l’amore “non guarda se uno ha la faccia brutta o la faccia bella: ama!”. Gesù fa lo stesso: “ama e sceglie con amore”. Ma nella lista di Cristo non ci sono ‘vip’ o corsie preferenziali: “Lui sceglie tutti! Nella lista, non c’è nessuno importante – fra virgolette – secondo i criteri del mondo”. “C’è gente comune”.

Gente comune che, tuttavia, ha un unico comune denominatore: “Sono peccatori”. “Gesù ha scelto i peccatori – evidenzia Francesco –  E questa è l’accusa che gli fanno i dottori della legge, gli scribi: Questo va a mangiare con i peccatori, parla con le prostitute….”.

Ma “Gesù chiama tutti”. Come la parabola delle nozze del figlio nel Vangelo, in cui il padrone di casa davanti agli invitati che non sono venuti, dice ai servi: “Andate e portate a casa tutti! Buoni e cattivi”. Allo stesso modo “Gesù ha scelto tutti!”, anche Giuda Iscariota “che divenne il traditore…”: “Il peccatore più grande”, Cristo l’ha scelto per sé stesso.

E c’è infine un terzo aspetto: “Gesù è vicino alla gente”. In tantissimi, ricorda il Papa, vengono “per ascoltarlo ed essere guariti dalle loro malattie. Tutta la folla cercava di toccarlo. Da Lui usciva una forza che guariva tutti”. Ma la cosa più bella è l’atteggiamento che Cristo ha in tali contesti: Egli non si pone come “un professore, un maestro, un mistico che si allontana dalla gente e parla dalla cattedra, lì. No!”. Egli “è in mezzo alla gente; si lascia toccare; lascia che la gente gli chieda”.

Questa vicinanza “non è una cosa nuova per Lui”, spiega il Santo Padre: Gesù “la sottolinea nel suo modo di agire, ma è una cosa che viene dalla prima scelta di Dio per il suo popolo”. Dio stesso, infatti, dice al suo popolo: “Pensate, quale popolo ha un Dio così vicino come Io sono con voi?”.

La prossimità di Cristo alla gente riflette dunque la vicinanza di Dio col suo popolo. E tutto questo non può darci altro che tanta fiducia in questo Signore e Maestro che  – ribadisce Bergoglio – è “uno che prega, uno che sceglie la gente e uno che non ha vergogna di essere vicino alla gente”. Allora, conclude, “ci affidiamo a Lui perché prega, perché ci ha scelto e perché ci è vicino”. 

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Salvatore Cernuzio

Crotone, Italia Laurea triennale in Scienze della comunicazione, informazione e marketing e Laurea specialistica in Editoria e Giornalismo presso l'Università LUMSA di Roma. Radio Vaticana. Roma Sette. "Ecclesia in Urbe". Ufficio Comunicazioni sociali del Vicariato di Roma. Secondo classificato nella categoria Giovani della II edizione del Premio Giuseppe De Carli per l'informazione religiosa

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