Gesù, Maestro esigente

Meditazione quotidiana sulla Parola di Dio

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Lettura

È Pietro, ora il protagonista dell’evangelizzazione. Si innesta sulla scia di Stefano, di Filippo e prepara quella di Paolo. La fa, compiendo due bei miracoli, fatti in case dove c’era un dolore acutissimo: paralisi e morte. Enea si alza in piedi. Lui che era bloccato a letto da otto anni. E Tabità continuerà a tessere abiti per la comunità. Dolcissimo il gesto di prenderla per mano. È veramente innalzata, rialzata, accompagnata, nuova. Da una Chiesa che è invitata a proclamare, con Pietro: “Ma da chi andremo? Tu solo, o Signore, hai parole di vita eterna!”.

Meditazione

L’insegnamento di Gesù sull’Eucaristia, nella sinagoga di Cafàrnao, risulta difficile da comprendere ai discepoli. Ma non è intenzione di Gesù lasciare deluso chi non comprende le sue parole. Anzi, vederli così duri di cervice è una tristezza per lui stesso. Perché avverte che dentro di loro ancora non ha trovato dimora quell’atteggiamento eucaristico, di servizio a cui lui si riferisce. Mormoravano. Questo significa che i discepoli non coinvolgono direttamente Gesù nel loro turbamento, non hanno il coraggio di parlare a volto scoperto, ma lasciano libero sfogo a brontolamenti senza farsi ascoltare da Colui che è la Verità. Ancora non colgono che le parole pronunciate dalle labbra di Gesù sono vita, spirito. È un brano che va meditato lentamente per capire che Lui non era solo il Figlio mandato da Dio, ma era il servo venuto giù dal cielo per chinarsi sulla pochezza umana. C’è rivelata non solo la sua relazione con il Padre, ma anche quella con l’umanità. Gesù esorta i suoi discepoli a seguire ciò che viene dalla vita e che fa ritornare tutto alla vita e precisa che non il mondo, ma Dio può dare la vita. Conosce il loro cuore e quanto abita in esso. Ma i discepoli continuano a sfuggire al loro Maestro. Credere a Gesù significa nascere di nuovo e ottenere dal Padre la grazia di camminare con il Figlio, sotto la protezione dello Spirito. Ma tra i Dodici c’è chi lo tradirà, chi non si fiderà dello Spirito e cederà alle lusinghe della tentazione, rifiutando così di crescere spiritualmente, fino a raggiungere «lo stato di uomo perfetto, nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo» (Ef 4,13). Questo spaventa molti tra quelli che anche oggi ascoltano Gesù, tanto da aver paura di seguirlo. Rivolgiamoci a Lui con il coraggio e la spontaneità di Pietro, perché all’infuori di Gesù, che è la Via, non c’è dove andare.

Preghiera

Prendi anche noi, o Signore, per mano e rialzaci, come hai fatto per Tabità, tramite Pietro, a Giaffa. Allora, potremo rinnovare la nostra fede, con quella scioltezza che lo stesso Pietro ha saputo dare, davanti all’amarezza di tuo Figlio Gesù, per la poca fede dei suoi discepoli, pronti a lasciarlo solo. 

Agire

Rinnovo il mio credo, per non sentirmi dire da Gesù, rammaricato: Volete andarvene anche voi? 

Meditazione del giorno a cura di monsignor GianCarlo Maria Bregantini, arcivescovo di Campobasso-Bojano, tratta dal mensile Messa Meditazione, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti: info@edizioniart.it

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ZENIT Staff

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