Germania: la diagnosi genetica preimpianto diventa legge

La Chiesa: pratica contraria alla vita che nasconde un’ideologia eugenetica

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di Paul De Maeyer

ROMA, venerdì, 8 luglio 2011 (ZENIT.org).- Dopo un intenso dibattito, la Camera Bassa del Parlamento federale della Germania – il Bundestag – ha deciso e ha dato il via libera alla controversa tecnica della diagnosi genetica preimpianto, nota anche come PID (“Preimplantation Diagnosis”) o PDG (“Preimplantation Genetic Diagnosis”). Con un’ampia maggioranza trasversale, i deputati di Berlino hanno approvato giovedì 7 luglio con 326 voti a favore (su 594) una proposta di legge [1] presentata da Peter Hintze (CDU), sottosegretario all’Economia, e Ulrike Flach, vice capogruppo della FDP (liberali) nel Bundestag.

Il testo (Bundestagsdrucksache 17/5451) consente di sottoporre embrioni concepiti in vitro a un’indagine genetica o “screening” quando esiste un alto rischio di trasmissione da parte dei genitori alla prole di gravi malattie o malformazioni ereditarie comprovate, la possibilità di un aborto spontaneo o che il bambino nasca morto. Gli elementi decisivi per permettere la PID sono la gravità della patologia o difetto genetico e il criterio della probabilità. Per non incorrere in abusi, il progetto di legge appena approvato prevede anche obbligatoriamente una consulenza specialistica, l’OK da parte di un’apposita commissione interdisciplinare e il consenso scritto della donna. L’esame potrà essere eseguito solo presso centri autorizzati. Nel caso di un esito “positivo”, l’embrione “difettoso” non verrà trasferito nell’utero della futura madre ma distrutto.

All’esame dei deputati sono stati sottoposti anche due testi alternativi, ma entrambi sono stati scartati. Il primo di questi due disegni di legge (BT-Drucksache 17/5450), che ha ricevuto 260 voti favorevoli, era quello elaborato da Johannes Singhammer (CSU) e Birgit Bender (Bündnis 90/Die Grünen). La proposta in questione, che era stata appoggiata da vari esponenti democristiani, fra cui anche la cancelliera Angela Merkel e il capogruppo dell’Unione di CDU/CSU al Bundestag, Volker Kauder, ma anche dall’ex Ministro socialdemocratico della Sanità, Ulla Schmidt, escludeva ogni ricorso alla tecnica. “Si tratta oggi dell’etica della vita”, ha ricordato Kauder durante il dibattito (Welt Online, 7 luglio). “Il diritto alla vita non può essere messo a disposizione”, ha aggiunto un altro sostenitore del “no”, il deputato e “Patientenbeauftragter” (cioè il mediatore del Governo federale per i diritti dei pazienti) Wolfgang Zöller (CSU).

La seconda proposta bocciata dai deputati (BT-Drucksache 17/5452) era un testo di compromesso, un classico “no, ma”. Respinto quasi subito (solo 58 voti a favore), il progetto in questione portava la firma del deputato socialdemocratico René Röspel e del presidente del Bundestag, il professor Norbert Lammert (CDU). Come il testo precedente, manteneva il divieto della PID ma permetteva alcune deroghe in condizioni molto circoscritte, cioè quando la sopravvivenza del feto non era garantita o quando il nascituro non avrebbe superato il primo anno di vita. Decisiva per consentire la PID era in questo caso la previsione di sopravvivenza.

L’approvazione della proposta di legge Hintze-Flach è stata accolta con rammarico da parte della Chiesa cattolica, che nei mesi e nelle settimane precedenti al voto non aveva smesso di ribadire la sua netta opposizione alla tecnica. “Deploriamo profondamente la decisione odierna”, si legge in un comunicato pubblicato sul sito della Conferenza Episcopale Tedesca (DBK) dopo la votazione (7 luglio). “Noi Vescovi tedeschi ci siamo impegnati intensamente per un chiaro divieto della PID”, ricorda il testo.

Nel comunicato, firmato da monsignor Robert Zollitsch, Vescovo di Friburgo in Brisgovia (Baden-Württemberg) e presidente dell’organismo, i Vescovi tedeschi affermano che “la selezione di embrioni umani viola il precetto del rispetto della dignità umana, che spetta ad ogni essere umano sin dall’inizio”. Per la DBK, “ogni essere umano è unico come persona e portatore della sua dignità indisponibile, a prescindere dal suo livello di sviluppo, dalle sue capacità attuali, dai suoi talenti, dai punti di forza e di debolezza o dalla sua posizione sociale, e questo in tutte le fasi della sua esistenza”.

Solo pochi giorni prima del voto, monsignor Zollitsch aveva ripetuto in un’intervista rilasciata all’agenzia stampa KNA e ripresa dalla Domradio di Colonia (3 luglio) che per la Chiesa cattolica la diagnosi genetica è “inaccettabile perché esseri umani decidono che cosa è degno di essere vissuto e ciò che non lo è”. “La vita umana inizia con l’unione di una cellula uovo e una spermatica”, ha ricordato inoltre il presidente della DBK, che assieme al titolare della Diocesi di Rottenburg-Stoccarda e presidente della sottocommissione di Bioetica, monsignor Gebhard Fürst, aveva inviato a metà giugno anche una lettera ai deputati del Baden-Württemberg.

Nella loro lettera congiunta, i due Vescovi del “Land” o regione sudoccidentale della Germania hanno ribadito di avere piena comprensione per i timori e le preoccupazioni di genitori che sono portatori di gravi malattie ereditarie, ma hanno anche ricordato che la selezione di un embrione “sano” comporta sempre e di per sé il rifiuto di embrioni umani “non sani” (Domradio, 17 giugno). Per Zollitsch e Fürst, questo scartare embrioni ha una netta impronta eugenetica e apre inoltre la porta ad un’altra deriva: la selezione embrionale sulla base del sesso o genere.

Nella loro battaglia contro la PID – il titolare della Diocesi di Münster (Renania Settentrionale-Vestfalia), monsignor Felix Genn, non ha esitato a ricordare l’eroica opposizione del Cardinale Clemens August Graf von Galen all’ideologia nazionalsocialista (Domradio, 5 maggio) -, i Vescovi tedeschi hanno ricevuto l’appoggio di movimenti come la Senioren-Union della CDU. “Se la PID – per quanto circoscritta sia – dovesse essere approvata in Germania, la nostra società si troverebbe davanti ad un vero cambiamento di paradigma. Per la prima volta ci sarebbero bambini non voluti per se stessi, ma solo a condizione che a loro manchino caratteristiche che fanno preoccupare i genitori”, si legge nel manifesto “Kultur des Lebens” (Cultura della vita), approvato e pubblicato questo martedì dall’organizzazione [2].

Questi appelli e interventi non hanno dunque fermato i promotori della PID. Nei mesi scorsi, varie accademie scientifiche – fra cui l’Accademia Nazionale delle Scienze Leopoldina, l’Accademia Tedesca delle Scienze Tecniche e l’Accademia delle Scienze di Berlino-Brandeburgo – si erano ad esempio pronunciate a favore di un’autorizzazione (almeno parziale) della diagnosi genetica preimpianto. Nel febbraio scorso, anche una commissione dell’Ordine dei Medici Tedeschi (BÄK) aveva auspicato un cambiamento della legge a favore della PID.

A riaprire in Germania il dibattito sulla tecnica, vietata dalla Legge sulla protezione degli embrioni del 13 dicembre 1990, è stato una sentenza emessa quasi esattamente un anno fa – il 6 luglio del 2010 – dalla Corte federale di Cassazione (BGH) di Lipsia, che aveva assolto un ginecologo che nel suo studio di Berlino aveva sottoposto alla PID gli embrioni in provetta di tre coppie con una predisposizione comprovata a malattie genetiche e trasferito in utero solo embrioni “sani”.

[1] Il testo è disponibile alla pagina web http://dipbt.bundestag.de/dip21/btd/17/054/1705451.pdf

[2] http://www.seniorenunion.de/images/stories/docs/110707-manifest-kultur-des-lebens.pdf

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ZENIT Staff

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