Geova a Messa

Confronto tra cattolicesimo e geovismo sulle Letture della Liturgia di domenica 12 gennaio 2014 – Battesimo del Signore (Anno A)

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Prima Lettura Is 42,1-4.6-7 

Così dice il Signore:

«Ecco il mio servo che io sostengo,
il mio eletto di cui mi compiaccio.
Ho posto il mio spirito su di lui;
 (…) ti ho stabilito
come alleanza del popolo
e luce delle nazioni,
perché tu apra gli occhi ai ciechi (…) 

Cogliamo dei particolari interessanti nelle parole sottolineate, a confronto di come le rende la NM, ove troviamo: 1) “di cui mi compiaccio”, è reso “[che] la mia anima ha approvato”. Il che mostra come il termine ebraico originale nèphesh, che nel contesto va tradotto con un pronome personale (il “mi” nella CEI) nella NM viene reso “sempre in modo uniforme come anima” (NM ’67 pag. 1381) e così strumentalizzato, quando si troverà scritto che le nèphesh (in questo caso “persone”) vennero passate a fil di spada, per sostenere che “l’anima muore”!; 2) “spirito”, è tradotto così anche nella NM. Ciò che è interessante qui è notare come la CEI, trovandosi davanti al termine ebraico ruàch – e pur dicendosi nel contesto che è spirito di Dio! – distingue questo spirito che, analogamente a come lo intende il geovismo, qui va inteso come forza, impulso, illuminazione, determinazione… poveniente da Dio, dallo Spirito Santo che, sempre da come nel Nuovo testamento sarà indicato dal contesto, mostrerà di essere intelligente e perciò Persona divina; 3) “perché tu apra”, sembra che nell’originale non esista il “perché tu” (che però è ovviamente da sottintendere). Ed ecco allora che nella NM troviamo “[perché tu] apra…” a sottolineare scrupolosamente l’assenza delle prime due parole nel testo originale; ma (ohibò!) anche a supportare, con l’uso di tali parentesi quadre, qui legittime per rendere più scorrevole la versione, certe parentesi quadre “galeotte” che servono a modificare il senso di ciò che dice la Bibbia. ne abbiamo già incontrate e ne incontreremo ancora. (cf ad esempio in Colossesi 1,6 e segg) 

Seconda Lettura At 10,34-38

In quei giorni, Pietro prese la parola e disse: «In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenza di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque nazione appartenga. Questa è la Parola che egli ha inviato ai figli d’Israele, annunciando la pace per mezzo di Gesù Cristo: questi è il Signore di tutti. Voi sapete ciò che è accaduto in tutta la Giudea, cominciando dalla Galilea, dopo il battesimo predicato da Giovanni; cioè come Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nàzaret, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui». 

Ed ecco (si direbbe lupus in fabula!) la conferma di quanto abbiamo detto sulla prima Lettura. 1) “Questi è il Signore di tutti”, diventa nella NM “Questi è Signore di tutti [gli altri].” Parentesi qui legittima (per quanto superflua) ma utile a supportare le parentesi galeotte che troviamo in Colossesi ove ogni volta che si trova il greco neutro panta, che significa “tutte le cose” o “il tutto”, la NM prepone l’aggettivo “altre” davanti a “cose”, traducendo per ben cinque volte di seguito “tutte le [altre] cose”. Ma il soggetto di cui si parla in Colossesi è il Verbo, e perciò quella aggiunta non serve affatto a rendere più scorrevole il testo ma serve a… lasciamolo dire alla stessa WT: “Viene così indicato che anch’egli è un essere creato, parte della creazione di Dio”. (Ragioniamo pag. 406), intendi “così” cioè con l’aggiunta di “altre”; 2) “in Spirito Santo”, ed ecco dimostrata l’acribìa con cui la CEI rende diversamente il ruàch ebraico-pnèuma greco a seconda se si tratta di una semplice forza inviata dal Padre o del Soggetto personale che fa la sua comparsa nel testo trinitario dei Vangeli, negli Atti e nelle Lettere. Ovviamente il geovismo che vuole sottolineare la monopersonalità di Geova qui, come uniformemente fa per tutta la Bibbia, usa le “s” minuscole. Chi è che ci indovina? Suggeriamo al TG riflessivo di ricavare il verdetto da quel passo (che ovviamente lui ben conoscerà) ove, per dimostrare la personalità del Demonio contro coloro che lo ritengono una forza-influsso malefico, la WT prende luce dal suo comportamento dialogico avuto con Gesù nel deserto. E dice, correttamente, che tale comportamento non può essere riferito a una energia impersonale.

“Dio non fa preferenza di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque nazione appartenga”. L’abbiamo lasciato per ultimo ma la sua importanza è capitale a destituire di fondamento un altro punto di dottrina del geovismo. La NM traduce similmente ma, di fatto poi, dividendo i suoi salvati in Unti e Pecore, contraddice questo punto della Bibbia attribuendo a Dio parzialità. La tremenda minaccia, ventilata da Malachia 4,1 e spiegata dalla WT nel senso di distruzione totale di chiunque non è affiliato alla WT (si ricordi “non lascerà né radice né ramo”, ivi compresi quindi i figlioletti incapaci di intendere e volere) dice esattamente il contrario di ciò che afferma questo versetto. Geova fa sperequazione tra chi appartiene al suo popolo e chi no. Dio invece, il Dio della cristianità, “accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque nazione appartenga”. E possiamo precisare, anche se appartiene a una nazione pagana ed è perfino un uomo d’arme, come dimostra l’accoglienza che hanno avuto presso Dio le preghiere di Cornelio (Atti 10,1-4). Il quale (bisogna aggiungerlo in relazione ad un certo pacifismo geovista!) convertitosi al cristianesimo e divenuto Unto, come tutti i cristiani del primo secolo, non ha cessato di esercitare il suo mestiere di centurione ma l’ha svolto con la consapevolezza di essere strumento della giustizia divina (cf  Romani 13,4).

Vangelo Mt 3,13-17

(…) Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. Ed ecco una voce dal cielo che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento». 

“Gesù… lo spirito… una voce dal cielo”. Ecco la SS.ma Trinità al completo, abbiamo Gesù-Figlio, lo Spirito Santo, la voce di Dio Padre dal cielo. Naturalmente la “S” maiuscola, qui usata dalla CEI, è suggerita dalla intera conoscenza del messaggio rivelato. Chi volesse sapere quali sono i punti della Bibbia da cui si evince la personalità dello Spirito Santo (ben diverso dallo spirito-forza) non ha che da consultare un dizionario biblico o meglio ruminare con acribìa l’enciclica Dominum et vivificantem

Curiosià singolare. Quel “si aprirono i cieli” non viene interpretato nel geovismo come una teofanìa, ma come un fenomeno interiore avvenuto nella mente di Gesù. In quel momento, troviamo scritto, si aprirono i cieli della sua mente così che si ricordò della sua identità (di arcangelo) quando esisteva nel reame dei cieli. Il che ci pare contraddittorio con la tesi asserente che Gesù non è, per il geovismo, né arcangelo né Dio, ma esclusivamente uomo. E con la spiegazione della incarnazione data nei termini di trasferimento della energia vitale di Michele nell’utero di Maria. Energia vitale che – è da sottolineare! – non ha nulla di personale, e perciò ci obbliga a concludere che tra il Michele nei cieli e il Gesù di Nazaret esiste soluzione di continuità. Si tratta di due soggetti diversi. Quindi il Gesù geovista non poté ricordare di essere stato quel che dicono. Lui è solo una nuova creatura fabbricata dal nulla da Geova.

NOTA – Il commento a Giovanni 1,1 è prorogato a data non determinata. Si tratta di semplificare ciò che è molto co
mplesso. Ma si abbia fiducia “Quod differtur non aufertur” (ciò che viene differito non viene annullato). Buon Anno dal GRIS di Roma.

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Sandro Leoni

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