Geova a Messa

Confronto tra cattolicesimo e geovismo sulle Letture di Natale e S. Stefano

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

Mercoledì 25 Dicembre 2013 – NATALE DEL SIGNORE – (Messa del giorno) – Solennità Prima Lettura Is 52,7-10

… Prorompete insieme in canti di gioia,

rovine di Gerusalemme,

perché il Signore ha consolato il suo popolo,

ha riscattato Gerusalemme. 

“il Signore… ha riscattato”. La NM dice ” Geova… ha ricomprato” confermando il concetto della redenzione come forma di pagamento. Ma questo è in contraddizione con il fatto che il debito del peccato va versato a Dio. La cosa non funziona, Dio non può pagare a se stesso. Eppure qui la Bibbia identifica profeticamente Dio con il Redentore futuro Gesù. La cosa però può funzionare se, come insegna la nostra fede, il Redentore Gesù, oltre ad essere uomo, per poter “pagare” con la passione nella sua natura umana il debito, sia anche Dio in Persona del Figlio che offre tale riscatto alla Persona di Dio Padre. 

Seconda Lettura Eb 1,1-6

Dio, che molte volte e in diversi modi nei tempi antichi aveva parlato ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha stabilito erede di tutte le cose e mediante il quale ha fatto anche il mondo.

Egli è irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza, e tutto sostiene con la sua parola potente. Dopo aver compiuto la purificazione dei peccati, sedette alla destra della maestà nell’alto dei cieli, divenuto tanto superiore agli angeli quanto più eccellente del loro è il nome che ha ereditato.

Infatti, a quale degli angeli Dio ha mai detto: «Tu sei mio figlio, oggi ti ho generato»? e ancora: «Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio»? Quando invece introduce il primogenito nel mondo, dice: «Lo adorino tutti gli angeli di Dio». 

Dio che “aveva parlato ai padri per mezzo dei profeti” ci rivela il fenomeno dell’ispirazione che noi concepiamo come una illuminazione interiore, una trasmissione di idee da parte di Dio all’agiografo. Ed è per questo che la Bibbia va considerata “teandrica” ove c’è interamente un aspetto umano (la forma con i suoi generi letterari e la cultura del tempo) e divino (il contenuto della rivelazione religiosa). Non così il geovismo che intende l’ispirazione come una dettatura di parole, dovendosi poi barcamenare nell’impossibile impresa di far quadrare la verità storica, scientifica, geografica, astronomica ecc. con quella che mostra i suoi evidenti limiti e lacune nella cultura degli agiografi che hanno scritto la Bibbia. Leggiamolo: “Dio usò uomini per scrivere la Bibbia come un uomo d’affari può far scrivere  una lettera alla segretaria” (Potete vivere eternamente su una terra paradisiaca… p. 48) Questa è la didascalia di una immagine ove si vede l’uomo d’affari che detta un testo alla segretaria che è alla macchina da scrivere.

“ha fatto anche il mondo”. La NM dice “fece i sistemi di cose". E’ contradditorio perché il geovismo, quando parla della “fine del mondo” dice scrupolosamente “la fine di questo sistema di cose” intendendo non la fine del mondo fisico ma della organizzazione politica umana, cioè dei governi. In questo contesto perciò non può sostenere che il Figlio fece i sistemi di cose-governi perché non è vero. Il Figlio, concreatore con il Padre (e lo Spirito Santo), ha fatto il mondo-universo. I governi sono venuti dopo e tutti ad opera dell’uomo… guidato da Satana, come sostiene la teoria della “contesa” che incontreremo…

“irradiazione della sua gloria… impronta della sua sostanza… tutto sostiene con la sua  parola potente”. La NM dice “il riflesso della [sua] gloria e l’esatta rappresentazione del suo stesso essere, e sostiene ogni cosa  mediante la parola della sua potenza”. L’aver lasciato Dio che i suoi agiografi si esprimessero secondo la cultura del loro tempo, sfata l’illusione di trovare nella Bibbia il linguaggio proprio della metafisica aristotelico-tomistica, che la Chiesa ha ritenuto più adeguato per illustrare il dogma del Verbo incarnato. Questa “irradiazione” e impronta della sua sostanza”, insieme ad altre descrizioni (come quella di Giovanni evangelista nel prologo, di Filippesi 2,5-11, di Colossesi 1,15-17. 9; Ebrei 1,3-13; di 1 Giovanni 1,1-3 ecc…) e con l’aiuto dello Spirito Santo hanno fatto capire alla nostra Chiesa che l’idea trasmessa dall’agiografo è quella della connaturalità del Figlio con il Padre, opportunamente rimarcata nel Credo liturgico con la formula “Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero”. Il geovismo invece ritiene che il Figlio sia un “figlio” putativo, cioè Michele considerato figlio per la sua servizievolezza e obbedienza nei cieli; quindi per altri motivi che non sono la generazione perché Geova, per generare, avrebbe avuto bisogno di “una persona di sesso femminile in cielo” (sic!) che ovviamente non c’era.

Conseguentemente l’essere del Figlio è concepito come creaturale, e la “natura divina” a lui attribuita è vista come la dotazione di un “corpo spirituale” come lo avrebbero tutti gli angeli, il demonio e Geova stesso (e poi si insegnerà anche gli Unti assunti in cielo). Insomma è un po’ diverso dal nostro Credo non è vero? Peggio, diventa un rebus capire come faccia Michele, senza essere Dio, a “sostenere ogni cosa”, funzione questa specifica e inalienabile del Creatore nel mantenimento dell’essere cosmico già creato. E questo senza aprire, per ora, un doverosa analisi su come viene concepito Dio nel geovismo se per generare aveva bisogno di… 

“sedette alla destra della maestà”. E’ una metafora per dire che ottenne anche come uomo il potere assoluto “nei cieli, in terra e negli inferi” come dirà S. Paolo in Filippesi 2,10-11. Ciò che per noi è pacifico, anche perché confermato in altri passi biblici come in Atti 2,32-36, è che Gesù fu “intronizzato” come Re immediatamente alla sua risurrezione (o se si vuole alla sua ascensione). Invece il geovismo insegna che (non Gesù ma il redivivo Michele-Gesù putativo) non ottenne tale onore che nel 1914, quando cioè sarebbe scaduto il tempo concesso da Geova a Satana come periodo di prova dei vari governi umani, alternativi a quello di Geova. Fino ad allora Gesù sarebbe rimasto “allo sgabello” dei piedi di Geova. Nel 1914, ottenuta l’investitura del Regno, avrebbe guerreggiato contro Satana e angeli ribelli confinandoli del “tartaro” che starebbe “nelle vicinanze della terra” (ma dicono anche che furono scaraventati “sulla terra”).  

“quando invece introduce… lo adorino tutti gli angeli di Dio”. Sia l’accenno precedente alla superiorità sugli angeli, sia l’aver detto che il Verbo è “Figlio” già sono una chiara dichiarazione della superiorità abissale tra il Figlio e gli angeli che contraddice l’idea geovista che il Figlio nei cieli fosse Michele arcangelo. Ma il punto del versetto biblico che più dava fastidio al geovismo era quella specie di conferma assoluta finale consistente nel comando del Padre di adorare non solo la propria persona ma anche quella del Figlio. L’adorazione spetta ovviamente solo a Dio e se Dio è monopersonale, ecco che adorare il Figlio (un arcangelo-creatura) diventa idolatria. Il ragionamento è coerente ma è rispettoso del dato biblico? Come mai il testo sacro parla di vera e propria adorazione?

Ebbene in questo punto la WT ha realizzato una delle sue peggiori disavventure perché ha stampato nella sua NM del 1967 (la prima traduzione della Bibbia completa in Italia) “lo adorino tutti gli angeli di Dio”. Poi, dietro evidenti perplessità ottenute come feedback, ha corretto stampando “gli rendano omaggio” nella NM del 1986 e nella NMrif del 1987. Ma tale correzione è stata molto laboriosa per farla passare come equivalente, e però senza riuscirci. Ecco come è andata la manovra.

Si è dapprima
ricorso alla KIT (la The Kingdom Interlinear Translation) indicata dalla WT come il testo critico di riferimento (pubblicato dalla WT!) in base al quale si può giudicare la correttezza o meno di qualsiasi versione. Orbene nella KIT del 1969 vi sono, su Ebrei 1,6, due traduzioni ufficiali: una letterale sotto al testo greco e una modernizzata in una colonnina laterale. Ma esse riportano una versione contraddittoria traducendo sotto al greco “gli rendano omaggio” e nella colonnina a fianco “lo adorino” (come c’era anche nella primissima versione inglese del 1950 che diceva worship him. Era difficile rinnegarla di botto!). E poi abbiamo la KIT del 1985 che invece crea l’allineamento traducendo “gli rendano omaggio” sia sotto al greco che a fianco. Stranezza che fa sorgere il paventato dubbio di incertezza e/o errore nella versione precedente! Ecco allora che arriva la NMrif  del 1987 a creare l’assurda equivalenza tra adorare e rendere omaggio. La nota ad Ebrei 1,6 di questa Bibbia infatti dice “Rendano omaggio”; o, “adorino”, Gr. proskynesàtosan; lat. adorent“. Una equivalenza né ammissibile per la lingua italiana, ma neanche per la stessa WT. Se infatti qualche TG osservasse che, trattandosi di significati equivalenti, si potrebbe “adorare” il Figlio, verrebbe assolutamente redarguito. Come dire: è scritto che è lo stesso, ma non si deve né pensare né fare.  

Vangelo Gv 1,1-18

Il prologo del Vangelo di Giovanni ha una importanza basilare per la divinità di Cristo e la WT ne ha fatto il suo punto di forza per negarla. Vedremo che, al contrario, esso è del tutto a favore della divinità del Figlio. Ma il discorso è laborioso e, per motivi si spazio, dobbiamo rimandarlo. Però solo di qualche giorno giacché questo testo ci verrà riproposto dalla Liturgia della II Domenica dopo Natale, ed è lì che ne parleremo.   

*** 

Giovedì 26 Dicembre 2013 – SANTO STEFANO, primo martire – Festa Prima Lettura At 6,8-10. 12; 7,54-60

In quei giorni, Stefano, pieno di grazia e di potenza, faceva grandi prodigi e segni tra il popolo (…)

Tutti quelli che sedevano nel Sinedrio, [udendo le sue parole,] erano furibondi in cuor loro e digrignavano i denti contro Stefano. Ma egli, pieno di Spirito Santo, fissando il cielo, vide la gloria di Dio e Gesù che stava alla sua destra di Dio e disse: «Ecco, contemplo i cieli aperti e il Figlio dell’uomo che sta alla destra di Dio».  

Allora, gridando a gran voce, si turarono gli orecchi e si scagliarono tutti insieme contro di lui, lo trascinarono fuori della città e si misero a lapidarlo. E i testimoni deposero i loro mantelli ai piedi di un giovane, chiamato Saulo. E lapidavano Stefano, che pregava e diceva: «Signore Gesù, accogli il mio spirito». Poi piegò le ginocchia e gridò a gran voce: «Signore, non imputare loro questo peccato». Detto questo, morì. 

“Ma egli, pieno di Spirito Santo… e il Figlio dell’uomo che sta alla destra di Dio”. Poco conta che la NM qui renda “spirito santo”, come è sua scelta basilare, con le minuscole. Ciò non osta, nello stesso geovismo, a ritenerlo una forza santa mandata da Geova che rende chi ne è investito infallibile nell’insegnare (infatti i TG ritengono che fu sempre tale “spirito santo” ad aver ispirato infallibilmente le Sacre Scritture). Qui a noi serve dunque per sostenere che, nella azione che Stefano farà di rivolgersi a Gesù, non sbaglierà a pregarlo e, in tal modo, viene stabilita una pietra miliare biblica sulla liceità (e vedremo in altri casi il dovere) che i cristiani si rivolgano in preghiera, non solo a Dio Padre, ma anche a Gesù. E questo senza far offesa al Padre che, appunto, viene visto da Stefano in visione accanto a Gesù. A petto di questo abbiamo il seguente insegnamento contrario della WT: “Quale vero e vivente Dio, Geova vuole che rivolgiamo le nostre preghiere a lui, non a qualcun altro. La preghiera fa parte della nostra adorazione e per questa ragione dovrebbe [intendi: deve assolutamente! – ndR] essere indirizzata solo al Creatore, Geova. Gesù insegnò ai suoi seguaci a pregare: ‘Padre che sei nei cieli’. (Matteo 6:9) Gesù non insegnò loro a pregare lui stesso (sic!), né la sua madre umana Maria, né alcun altra persona.” (La verità che conduce alla vita eterna, p. 6) 

E lapidavano Stefano, che pregava e diceva: «Signore Gesù, accogli il mio spirito».

Ed ecco appunto il passo (il secondo dopo quello già visto di Ebrei 1,6) in cui la versione della NM si spinge a deformare la Bibbia per farla quadrare con la propria ideologia contro la divinità di Gesù. Secondo la NM infatti Stefano, in Atti 7,59, non “pregava” ma “faceva appello” a Gesù. Il pregare Gesù, come sopra detto, confermerebbe la sua divinità perché atto di adorazione. E anche qui, come già per Ebrei 1,6, nella KIT Interlineare (che fa da verdetto con la traduzione ad interlinea sotto al greco!*) troviamo una doppia versione contraddittoria. Sotto al verbo greco originale epikalùmenon abbiamo “calling upon” che è la versione corretta in quanto significa “invocava, pregava”.  Ma nella colonnina a fianco abbiamo la trasformazione in “he made appeal” che significa “faceva appello” e, tra le due, viene scelto il fare appello in tutte le versioni nelle lingue moderne. Di nuovo, deve essere stata comunque una soluzione insoddisfacente per gli stessi TG più riflessivi che magari andavano a consultare il dizionario greco-italiano di Liddell-Scott, in dotazione nelle loro Sale del Regno, e trovavano che “epikalèo” significa pregare. Ed ecco che anche qui la WT ripete la stranissima soluzione di equiparare le due cose. Nella NMrif infatti (edizione che segue di due anni la KIT), viene posto nel testo sacro “faceva appello” ma con un asterisco che rimanda in nota dove troviamo “Faceva appello”: o, “invocava; pregava”. Una equiparazione anch’essa scritta sulla carta ma proibita qualora un TG la volesse applicare scegliendo di usare “pregava” nel testo sacro.

* La prima KIT (il testo critico con traduzione geovista) vide la luce nel 1969 e di essa si spiegava che era una versione ad interlinea; contiene cioè un testo greco originale, tratto dal testo critico del 1881 di Westcott e Hort (fatto proprio dalla WT che ne cura la ristampa), e sotto di esso una versione della WT in inglese “parola per parola”. A lato, come già detto, la WT cura una seconda versione “in inglese moderno” che, come abbiamo visto non collima sempre con quella ad interlinea. In conclusione di questa presentazione si legge: “Ciò che noi come studenti biblici dovremmo volere è quello che dice il testo greco originale. Solo avendo questo basilare significato  possiamo determinare  se la Traduzione del Nuovo Mondo o qualsiasi altra traduzione della Bibbia è giusta o no.” (TOR 1/6/1970, p. 340) Applicando abbiamo dunque che la versione sotto al greco giudica quella della colonnina a fianco come “non giusta”. Ed è importante sottolineare che non siamo noi ad emettere questo verdetto ma la KIT. Come dire “Geova contro Geova”? Io penso che un TG aperto alla verità e che voglia davvero “accertarsi di ogni cosa” dovrebbe sottolineare anche quel “solo avendo questo basilare significato possiamo determinare se…”. Vale a dire che se lui non usa la KIT per confrontare la versione della NM nella propria lingua con la versione ad interlinea, non ha la possibilità di determinare “se la Traduzione del Nuovo Mondo… è giusta o no”. Noi del GRIS siamo qui, con questo lavoro, per aiutare tutti quei TG che non conoscono il greco e che magari, andando a chiedere ragioni di certe stranezze ai loro capi, non ricevono soddisfazione.

Poi piegò le ginocchia e gridò a gran voce: «Signore, non imputare loro questo peccato»

Il contesto fa capire che Stefano si sta ancora rivolgendo a Gesù quando dice “Signore non imputare loro..”. Il greco ha ancora Kyrie. Invece nella NM
troviamo “Geova, non imputare loro….”. E’ certamente una disdetta per il CD dei TG che al primo Kyriefosse collegato il nome di Gesù, altrimenti anche quello veniva cambiato in Geova, non è vero?

Si potrebbe anche riflettere, nella stranissima ipotesi che davvero sia idolatrico pregare Gesù, allo sgarbo che Stefano, rivolgendosi a Gesù in preghiera e non a Geova che vedeva invisione a fianco del Redentore, lo abbia fatto usando le stesse parole di Gesù morente quando disse “Padre perdona loro… nelle tue mani affido il mio spirito”. E quella (si spera!) fu inequivocabilmente una preghiera.

Vangelo Mat 10,17-22

“In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli:«Guardatevi dagli uomini (…) Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato».” “Sarete odiati da tutti a causa del mio nome”. Il CD torna di frequente nelle sue pubblicazioni sulla “persecuzione” che i suoi fedeli TG “proclamatori” e “pionieri” riceverebbero da chi li tratta con poco rispetto o peggio. Ma il motivo non è, almeno qui in Italia, il fatto che si odia il nome di Gesù. Il Salvatore in genere è stimato anche da laici e anticlericali. Il motivo è in genere la petulanza e l’orario a volte davvero indisponente delle visite che i TG fanno di casa in casa. Ma a questo riguardo i TG “rendono la faccia dura come pietra”, si caricano di vitamine pensando di essere perseguitati a causa di Cristo e non demordono: appuntano il modo con cui sono stati trattati e tornano, “come locuste all’assalto” direbbe Rutherford. Sì, torneranno alla carica, o personalmente o mandando un altro “fratello” a far visita agli “oppositori”.

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

Sandro Leoni

Sostieni ZENIT

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare ZENIT a crescere con una donazione