Geova a Messa

Confronto tra cattolicesimo e geovismo sulle Letture di domenica 5 ottobre 2014 – XXVII Domenica del T.O. (ciclo A)

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Prima Lettura Is 5,1-7 e Vangelo Mt 21,33-43

Il “canto d’amore per la vigna del Signore” (metafora del popolo di Israele) è da Isaia strutturato come una paurosa ammonizione per il futuro. Essa, da cui Dio si aspettava uva buona, nonostante le tenere premure personali del Vignaiolo, si è inselvatichita. E Dio, dice il profeta, la lascerà andare in malora. La metafora verrà ripresa da Gesù nel Vangelo, specificando che, tra le colpe dei “contadini” (leggi: sacerdoti, scribi e farisei), ci fu anche l’arroganza violenta nei confronti dei “servi” (leggi: i profeti ammonitori)  da Lui mandati a sollecitare e raccogliere i frutti. Da ultimo il Padrone non manda più dei “servi” ma il suo stesso figlio che – come Gesù profetizza – verrà ucciso nientemeno con la stranissima presunzione di impossessarsi della vigna quale sua eredità.

Ma Dio-Vignaiolo non rinuncia al suo amato popolo, anche se dovesse ridursi al classico “resto d’Israele” che i profeti hanno sempre indicato come estrema speranza di risurrezione. Ed ecco che anche per la vigna dei tempi messianici il Figlio (che non sarà distrutto neanche dalla morte) profetizza una ripresa di risurrezione, ma con nuovi protagonisti, un nuovo Israele. Così la nostra esegesi spiega che il Cristianesimo è succeduto all’Ebraismo, la Chiesa alla Sinagoga, il nuovo popolo di Dio (umanità) al ristretto popolo eletto (Israele). Il motivo dell’avvicendamento sta nei “frutti” della vigna.

A questo punto, laddove noi crediamo, sulla parola di Gesù, che la nuova “gestione” della Vigna sia indefettibile ed essa, nonostante ogni possibile deficienza morale, darà i frutti attesi, il geovismo ripete il ripudio divino, fatto da Gesù nei confronti della sinagoga, anche per la “nuova gestione” della Vigna fatta dal cristianesimo, sostenendo che con l’americano Charles Taze Russell (a cavallo tra il XX e XXI secolo) Dio avrebbe fatto capire che il geovismo subentrava alla “cristianità”, avente a corifea la Chiesa Cattolica. Il Russell dunque si autoproclamava profeta per gli ultimi tempi; riservava il titolo di “cristiani” (o “veri cristiani”) ai seguaci del suo movimento millenarista poi definiti “testimoni di Geova”; reinterpretava la Bibbia diversamente dalle linee di fondo condivise da tutta la “cristianità apostata”; e annunciava le nuove “verità” che la sua “lettura indipendente” della Bibbia faceva sorgere nella sua mente: prima tra tutte, la prossima “fine di questo sistema di cose” (leggi: del mondo umano guidato dalla “triade satanica” composta di Religione, Politica e Commercio) per l’anno 1914. Anno che poi fu indicato come la data di “nascita del Regno di Dio” con la previa “cacciata di Satana dal Reame dei Cieli” e conseguente sua collocazione “sulla terra” (o “presso di essa”). Del tutto ne fu additata come “prova” lo scoppio della prima guerra mondiale, nonostante il fallimento della profezia.

Insomma il geovismo non ha creduto che la nuova gestione della Vigna era, con l’incarnazione del Figlio, passata direttamente nelle mani di Dio e del suo Spirito, così che essa sarebbe rimasta indefettibile nei secoli: “sempre santa”, perché divina, anche se “sempre da riformare”, nei “vasi di coccio” che sono i discepoli di Gesù, dei quali Gesù garantì: a) Come il Padre ha mandato me così io mando voi; b) io sarò con voi fino alla fine del mondo; c) lo Spirito Santo che vi manderò vi insegnerà ogni cosa; d) chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi disprezza me e Colui che mi ha mandato; e) le porte degli inferi (errore, peccato, morte…) non prevarranno etc… Quindi il problema per chi volesse “dare ragione della speranza che è in lui” è solo quello di accertare qual è la vera Chiesa di Cristo; se la congregazione geovista  nata poco più di un secolo fa (et idem dicasi per tante sette pseudo cristiane) o la Chiesa Cattolica, che è l’unica (anche nei confronti delle grandi Chiese cristiane storiche) ad avere i numeri per proporsi come quella che risale senza soluzione di continuità al tempo degli Apostoli.

Seconda Lettura Fil 4,6-9

Fratelli, 6 non angustiatevi per nulla, ma in ogni circostanza fate presenti a Dio le vostre richieste con preghiere, suppliche e ringraziamenti. 7 E la pace di Dio, che supera ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e le vostre menti in Cristo Gesù. 8 In conclusione, fratelli, quello che è vero, quello che è nobile, quello che è giusto, quello che è puro, quello che è amabile, quello che è onorato, ciò che è virtù e ciò che merita lode, questo sia oggetto dei vostri pensieri. 9 Le cose che avete imparato, ricevuto, ascoltato e veduto in me, mettetele in pratica. E il Dio della pace sarà con voi!

Se correggiamo quel “mediante Cristo Gesù” che si legge nella NM con il nostro “in Cristo Gesù” con cui sia S. Paolo che S. Giovanni ricordano sempre la nostra “simbiosi” di tralci con la Vite; e se, riconoscendo, come la Bibbia evidenzia, la piena divinità di Cristo, rivolgiamo le nostre preghiere anche direttamente a Gesù (come Lui stesso ha richiesto di fare – e il geovismo occulta! – in Giovanni 14,14), potremmo condividere con i nostri fratelli geovisti non solo tutta la parte della Lettura dei vv. 8 e 9, pregando anche gli uni per gli altri affinché la verità di Cristo trionfi su chi la cerca con buona volontà e apertura di cuore, ma anche ciò che si dice nei vv. 4 e 5 “Rallegratevi sempre nel Signore… La vostra ragionevolezza divenga nota a tutti gli uomini”. (NM)

IL GEOVISMO E LA FAMIGLIA: NOTE DA PONDERARE

Come modesto contributo del GRIS di Roma ai lavori del Sinodo per la pastorale della Famiglia elenchiamo sinteticamente i danni, di inquinamento parziale (nel caso della condivisione di qualche idea) o di disastro totale (in caso di apostasia), che l’adesione al geovismo procura alle famiglie cristiane.

Danni sul piano sociale: a) La creduta imminenza della fine e la prospettiva di una rigenerazione fisico-spirituale nel prossimo millennio paradisiaco producono: disimpegno sociale, ghettizzazione del gruppo visto come una cittadella assediata da nemici, disprezzo degli studi superiori, vanificazione di prospettive e progetti e (perfino) rifiuto di cure necessarie, come è successo per i trapianti; b) La convinzione che sia Satana a governare il mondo utilizzando Religione, Politica e Commercio, rende i TG opposti e/o neutrali a qualsiasi realizzazione di bene provenga da qualsiasi organismo esterno alla loro organizzazione; c) L‘assolutismo intransigente circa la fede spinge a pressioni  e ricatti affettivi verso i conviventi non geovisti, fino ad ostracizzare parenti (anche familiari) e amici che uscissero dal movimento, riducendo i contatti solo a ciò che è giuridicamente obbligatorio; d) La convinzione che i veri “fratelli di Gesù” e “figli di Dio” siano solo il gruppo dei 144.000 Unti, riduce la CARITAS geovista a sostenere l’azione di evangelizzazione attuata dal CD di Brooklyn e a rallegrarsi se nel mondo le cose vanno di male in peggio. Fare qualcosa per ovviare a un male significherebbe togliere a Geova la prova  della veridicità della profezia circa la prossima fine!; e) Si potrebbe continuare…; sì, fino al sommo danno di perdita della vita per la dissennata convinzione che la Bibbia sia contraria alle trasfusioni di sangue… Danni sul piano della fede: La lettura fondamentalista e letteralista della Bibbia produce l’esatto contrario di ciò che il TG desidera perseguire, cioè la deformazione di quasi tutta la rivelazione divina. In proposito si veda la disamina del nostro Credo domenicale, rivisitato dal geovismo, in ZENIT, La fede insidiata del 5, 12 e 19 Novembre 2013 (prima, seconda e terza parte). Si tratta di una de
molizione da cui si salva (ma vissuto con intollerante rigidità) solo ciò che attiene alla condotta morale; necessaria ovviamente per creare un look di reclamizzante perbenismo che affascini gli sprovveduti.

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Sandro Leoni

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