Geova a Messa

Confronto dottrinale tra cattolicesimo e geovismo sulle Letture della Liturgia di domenica 22 Dicembre 2013 IV di Avvento (Anno A)

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Prima Lettura Is 7,10-14

Pertanto il Signore stesso vi darà un segno. Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele. 

“la vergine concepirà”. La NM dice “fanciulla”, ma non per negare che Maria fosse vergine quando concepì Gesù. Il geovismo nega la perpetua verginità di Maria non quella iniziale. Ma ne parleremo quando incontreremo il discorso dei “fratelli di Gesù”. Intanto anticipiamo che il problema di quelli che nella Bibbia leggiamo essere “fratelli” di Gesù, che la Chiesa ritiene figlio unico di Maria, non sono altro che parenti stretti; in pratica si tratta di cugini e/o zii, come confermato dall’uso del termine “fratello” nel limitato vocabolario biblico. Ad esempio in Genesi 13,8 Abramo chiama “fratello” suo nipote Lot; in 1 Cronache 9,6 abbiamo che fratelli è usato per discendenti, vi si legge infatti che a Gerusalemme vivevano “Jeuel e 690 suoi fratelli”; e vediamo che sono chiamati “fratelli” anche i discepoli (quindi soggetti di parentela spirituale).

Il problema che la Bibbia dice che Giuseppe “non conobbe Maria finché non partorì il suo primogenito” non dice nulla di ciò che avvenne dopo; cioè non si può ricavarne che, dopo il parto di Gesù, Giuseppe ebbe rapporti normali con la sua sposa; di Micòl, moglie di Davide, è scritto che “non ebbe figli finché morì” (2 Samuele 6,23), vuol forse dire che ne ebbe dopo?

All’altro problema che la Bibbia parla di “primogenito” si risponde che per gli ebrei la primogenitura era una realtà da essere rimarcata perché comportava dei privilegi giuridici. In pratica si potevano avere dei figli unici che però erano anche considerati primogeniti. I diritti collegati alla “primogenitura” erano addirittura ritenuti un bene commerciabile, come vediamo nella cessione che Esaù fece della sua primogenitura in favore del fratello Giacobbe per un piatto di lenticchie (o minestra che sia). Insomma per dei genitori era importante sottolinearla anche se si trattava di un figlio unigenito. Una interessante conferma extra biblica si è trovata nella necropoli giudaica di Tell el Yeudieh in Egitto, dove si parlava greco. Su una tomba si è trovata una lapide del 28 gennaio dell’anno 5 a.C. In essa parla una mamma defunta che dice di essere morta nei dolori del parto “del mio figlio primogenito”; un figlio che fu dunque anche unigenito.

Sono tutti rilievi ormai classici che si trovano in vari commentari, tra i quali segnaliamo  l’approfondito studio di JOSEF BLINZLER, I fratelli e le sorelle di Gesù, Paideia, che propone una ricostruzione dell’albero genealogico di Gesù.

Seconda Lettura Rm 1,1-7

Paolo, servo di Cristo Gesù, apostolo per chiamata, scelto per annunciare il vangelo di Dio – che egli aveva promesso per mezzo dei suoi profeti nelle sacre Scritture e che riguarda il Figlio suo, nato dal seme di Davide secondo la carne, costituito Figlio di Dio con potenza, secondo lo Spirito di santità, in virtù della risurrezione dei morti, Gesù Cristo nostro Signore…

“costituito Figlio di Dio… in virtù della risurrezione dei morti”. Non vuol dire che Gesù diventò Figlio di Dio dopo la risurrezione. Neanche il geovismo pensa questo giacché ritiene che Gesù (che non è Michele, il Figlio angelico di Geova nei cieli ma un semplice uomo) fu Unto come Figlio di Dio al suo battesimo, come Re dei futuri 144.000, e sarebbe l’unico che ha ricevuto l’unzione prima della Pentecoste. Per noi ovviamente Gesù, che ha doppia natura, era Figlio di Dio dalla sua nascita eterna nel seno del Padre e la sua Persona è sempre stata di natura divina poiché con l’incarnazione è lo stesso Figlio che, senza perdere la sua divinità, ha assunto come propria la natura umana del Cristo storico. Quindi la Lettera ai Romani dicendo che “fu costituito…” parla della glorificazione della umanità di Gesù; questa sì che avvenne dopo la risurrezione. E fu allora che il Figlio eterno presentò in paradiso al Padre la “nostra effigie” (Dante) come Figlio umanato, entrando nella gloria della beatitudine in anima e corpo.

Il geovismo invece, pur continuando nel contesto del dopo risurrezione a parlare di Gesù Cristo, non intende in realtà parlare della glorificazione del Cristo storico ma di una copia di Michele redivivo. Non esiste nella dottrina dei TG l’unica persona divina proprietaria di due nature. La natura angelica (ma il geovismo dice “la forza vitale”) di Michele scomparve dai cieli per trasferirsi, modificata in natura umana, in Gesù di Nazaret; e dopo la risurrezione fu ricreato Michele (ma si tratta di una copia di ciò che non c’era più) con una nuova forza vitale angelica che avrebbe vivificato il suo “corpo spirituale”. E’ complicato, forse più che il nostro mistero, giacché vi si notano elementi di contraddittorietà. E’ comunqu chiaro che tra Il primo Michele nei cieli, Gesù di Nazaret, la riproduzione del nuovo Michele non c’è legame di continuità, perciò è improprio parlare di “risurrezione”.

Vangelo Mt 1, 18-24

Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto.

(…) «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa “Dio con noi”.

La Madonna è da noi ritenuta figlia di Dio Padre, madre di Dio Figlio, sposa di Dio Spirito Santo. E con queste relazioni interpersonali è anche detto che nell’incarnazione (come in tutte le operazioni ad extra della Trinità) sono all’opera tutte e tre le divine Persone. Lo splendido risultato di questa operazione che noi, con Giovanni 1, 14, chiamiamo “incarnazione del Verbo” e il geovismo riduce a “trasferimento della forza vitale di Michele arcangelo nell’utero di una vergine ebrea di nome Maria”, è che Dio, in Gesù, è entrato nel tempo e nella storia in maniera permanente e si è reso familiare dell’umanità. La nostra umanità è già in cielo, con la risurrezione di Cristo e l’assunzione di Maria, e la divinità è sempre presente sulla terra, con il Corpo di Cristo eucaristico. Tutte meraviglie che il geovismo non crede sentenziando che “non vi fu incarnazione” e che Gesù non fu Dio, ma solo “un dio” cioè un potente e che comunque ora è “morto, morto per sempre” (Russell) lasciando il posto al redivivo Michele nei cieli.

Una nota a parte va spesa circa il comportamento di Giuseppe che la Bibbia definisce “giusto”, cioè santo. Ora la giustizia ebraica consisteva nell’adempiere alla perfezione le opere della Legge. E non denunciare una donna adultera non era comportarsi con giustizia, ma trasgredirla. Perché Giuseppe abbia potuto con tranquilla coscienza sia non denunciare Maria, sia restare giusto (e la Bibbia non può contraddirsi!), occorre scavare nel suo stato d’animo in quel frangente che mette in angoscia ogni uomo e maggiormente uno che sta per coronare la sua gioia con lo sposalizio (e con quale splendida ragazza!). Lasciamo la curiosità di conoscere una soluzione particolare a chi leggerà il libro già segnalato del Landucci, Maria Santissima nel Vangelo, Ed. San Paolo. Una soluzione a mio avviso sorprendente e convincente perché l’Autore si lascia illuminare dal paradigma dei personaggi coinvolti nel mistero, ragionando che, data la straordinarietà della presenza del Figlio di Dio che li ha scelti per essere suoi genitori, il paradigma da usare non è quello della normalità umana (come ahimé fanno alcuni esegeti minimalisti).

“…Emmanuele» che significa “Dio con noi”. Sì, alla lettera: Gesù è Dio. E’ la coscienza che gli apostoli e i primi discepoli hanno avuto su quest’uomo misterioso a cui ob
bedivano perfino i venti e il mare, risuscitava i morti e alla fine (colmo dei colmi) risuscitò se stesso come aveva promesso (cf Giovanni 2,19-21). E’ la convinzione di fede nutrita da tutta la “cristianità”, ma non dai TG che  ritengono Gesù nulla più che un uomo. “Il più grande uomo che sia esistito” titola un loro libro, così potente da essere considerato un “dio” (aggettivo che nel geovese sta solo per “potente”) ma non Dio.

Ovviamente però la divinità di Cristo è il centro e lo specifico della nostra fede cattolica, come delle grandi Chiese storiche. Sarà dunque nostra cura in questo lavoro accertare se la Bibbia conferma o no la tesi geovista o se è vero, come dice il libro di Mons. MINUTI, “I Testimoni di Geova non hanno la Bibbia” che appunto essi sono orfani del Dio-Emmanuele perché la loro dirigenza lo ha declassato a semplice uomo. Noteremo che questo è avvenuto sia nello interpretarla, sia, e ancora prima, nel semplice tradurla, non rispettando ciò che dicono i testi originali; cioè sottoponendoli a modifiche con studiate sottrazioni, interpolazioni, spostamenti di parole e uso mirato di parentesi e punteggiatura.

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Sandro Leoni

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