Geova a Messa

Confronto tra cattolicesimo e geovismo sulle Letture della Liturgia di domenica 9 marzo 2014 – I Domenica di Quaresima (anno A)

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Prima Lettura: Gen 2,7-9; 3,1-7

Il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente. (…)

Il geovismo sa che la Bibbia fa agire Dio in maniera antropomorfica e che la narrazione di Genesi è di tipo popolare. Tuttavia non ne tira le debite conseguenze di non leggerla in modo fondamentalistico realizzando infortuni, forzando le cose fino a cadere nello humour. Per esempio chi conosce varie pubblicazioni della WT ricorderà come vi si spiega che il serpente ha parlato sul serio alla donna usando il ventriloquio, e che, dal momento che poi fu condannato da Dio a strisciare sul terreno, prima della condanna doveva essere fornito di zampe, come un grosso lucertolone; nelle pubblicazioni vi sono disegni che lo attestano. Qualcuno poi che ha studiato criticamente i testi geovisti ha osservato giustamente anche l’incongruenza di questa Eva “vita umana perfetta” – il che dovrebbe presuppone un QI superiore – ma così illogica da non aver intuito che le bestie non parlano perché non hanno nulla da dire e che se perciò il lucertolone parlava, e parlava invitandola a disubbidire a Dio, ciò non poteva che essere frutto di una manovra demoniaca.

Ma qui ci basti sottolineare la traduzione CEI di “un essere vivente” che nel geovismo è resa “un’anima vivente”. Il geovismo si rifà sempre a questa pagina per definire le persone “anime”. Il che gli torna utile quando, per insinuare che l’anima umana sarebbe mortale, trova nella Bibbia passi asserenti che le persone muoiono! Scoperta che non occorreva certo una rivelazione biblica per rendercene edotti. Il gioco (sì, si gioca nel vero senso della parola con la sprovvedutezza di “persone culturalmente indifese”!) sta nel tradurre/rendere il termine ebraico nèphesh “sempre in modo uniforme come anima” (NM del 1967 pag. 1381). Capite? Il termine ebraico polisemantico nèphesh viene tradotto (=tradito) nella NM sempre con “anima” anche quando dai vari contesti si capisce che si dovrebbe tradurre: vita, persona, carattere, collo, fiato, gola, bocca, essere vivente e altro…. A volte funge anche da pronome personale come chi, colui che ed ha perfino anche il senso di profumo. Si giunge così fino a tradurre “aiutami o Dio perché le acque mi sono giunte fino alla nèphesh” con “mi sono giunte fino all’anima” e le “boccette della nèphesh” cioè “dei profumi” con “le case dell’anima”! 

Seconda Lettura: Rm 5,12-19

Fratelli, come a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e, con il peccato, la morte, così in tutti gli uomini si è propagata la morte, poiché tutti hanno peccato. (…) Ma il dono di grazia non è come la caduta: se infatti per la caduta di uno solo tutti morirono, molto di più la grazia di Dio, e il dono concesso in grazia del solo uomo Gesù Cristo, si sono riversati in abbondanza su tutti. E nel caso del dono non è come nel caso di quel solo che ha peccato: il giudizio infatti viene da uno solo, ed è per la condanna, il dono di grazia invece da molte cadute, ed è per la giustificazione. Infatti se per la caduta di uno solo la morte ha regnato a causa di quel solo uomo, molto di più quelli che ricevono l’abbondanza della grazia e del dono della giustizia regneranno nella vita per mezzo del solo Gesù Cristo. (…) 

Chi aprisse il libro geovista intitolato Potete vivere per sempre su una terra paradisiaca a pag. 63 vedrebbe Gesù e Adamo posti su una bilancia a piatti e aventi lo stesso peso. La didascalia annessa dice “Gesù fu l’equivalente del perfetto uomo Adamo”. Quindi l’uomo Gesù, secondo il geovismo, non è né uomo-Dio come ritiene tutta la cristianità né l’Arcangelo Michele trasferito sulla terra ma solo una terza persona, totalmente ed esclusivamente umana. In effetti il versetto di Giovanni che dice “e il Verbo si fece carne” viene spiegato con un trasferimento. Ciò che sarebbe stato “trasferito” dal cielo alla terra non è la persona di Michele ma solo la sua forza vitale che è concepita come impersonale. Il geovismo insegna che il riscatto pagato da Gesù doveva essere perfettamente corrispondente/equivalente a ciò che Adamo aveva perduto, quindi “vita umana perfetta per vita umana perfetta”; questo esigerebbe la “legge perfetta di Geova” che sarebbe la legge del taglione “occhio per occhio, dente per dente”. Evidentemente agli occhi del CD le espressioni di Paolo da noi sottolineate, che parlano di una sovrabbondanza del dono di grazia rispetto al danno della caduta, non contano nulla. Ma questo è un chiudere volutamente gli occhi, un procedere senza rispettare il messaggio che la Bibbia vuole comunicare. Noi facciamo caso invece sia a quelle espressioni sia al fatto che sia questa grazia sia la riconquistata giustizia in forza del riscatto sono qualificate due volte da Paolo come “dono”, laddove la visuale geovista ci vede riduttivamente una mera applicazione di stretta giustizia. E’ ben evidente che questa riduttività nel geovismo è frutto della disconoscenza da parte della WT sia del fatto che Dio Padre è Padre di misericordia, sempre sovrabbondante sia nei suoi doni come nel suo perdono, sia della piena divinità di Cristo che, stando alla Bibbia, non è solo un uomo ma lo stesso Verbo-Logos-Figlio eterno di Dio incarnatosi, cioè assumendo in proprio una natura umana, necessaria per “pagare il riscatto” tramite la sua passione vicaria al posto dell’umanità peccatrice. E dobbiamo spiegare al TG riflessivo che, come dice una sana antropologia filosofica, “actiones sunt suppositorum”, le azioni appartengono ai soggetti, cioè alle persone che le fanno. Se Carolina Kostner ha fatto meraviglie con i suoi pattini sul ghiaccio, nessuno dirà che il merito è dei suoi piedi e che a loro spetta il premio. No, il merito spetta alla persona che possiede quei piedi e che ha comandato loro di realizzare certe prodezze. Lo stesso va detto per la redenzione realizzata dall’umanità di Gesù. E’ la presenza del Verbo-Figlio di Dio, che possiede in proprio l’umanità di Gesù, è alla sua Persona divina che va attribuito il merito e quindi il valore della redenzione effettuata tramite quella umanità. Ed allora sarà proprio per tale dignità infinita del Verbo che il dono di grazia e la giustificazione sono sovrabbondanti rispetto al prezzo da pagare! Ecco perché il nostro “dottore angelico” S. Tommaso d’Aquino, riguardo al valore del sangue di Cristo, ha scritto nello splendido inno dell’Adoro te devote “cuius una stilla salvum facere / totum mundum quit ab omni scelere” (del quale una sola goccia può salvare / tutto il mondo da ogni peccato). Infine – passando dal serio al faceto e visto che siamo nella ricorrenza della festa della donna – ci sarebbe da osservare anche che la pretesa equivalenza geovista di vita umana perfetta per vita umana perfetta tra Adamo e Cristo non è a ben vedere giusta perché si dimentica che… in Eden erano due le vite umane perfette che hanno peccato. 

Vangelo: Mt 4,1-11

In quel tempo, Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». Ma egli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”».
Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scri
tto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”». Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”».
Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». Allora Gesù gli rispose: «Vàttene, satana! Sta scritto infatti: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”».
Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano. 

“fu condotto dallo Spirito”. La NM dice “spirito” perché al solito intende lo Spirito Santo come la “forza attiva” impersonale di Geova”, mentre qui il contesto a noi mostra lo Spirito Santo in azione. 

“Se tu sei Figlio di Dio”: qui la NM dice “figlio” con la “f” minuscola. Va quindi in contraddizione con la KIT – la versione inglese nel testo critico geovista –  che la prima volta, al v. 3 dice sotto al greco “son” e la seconda al v. 6 “Son” con la “S” maiuscola, il che nella dottrina geovista distingue un “figlio di Dio” inteso metaforicamente (un uomo pio, buono, giusto ecc…) dal Figlio di Dio unigenito. Ma anche la stessa KIT ci sorprende doppiamente: primo, perché usa prima la minuscola e poi la maiuscola per lo stesso soggetto che è Gesù, strana sperequazione giacché in tutto il NT  riconosce al Figlio il diritto di avere la “F” maiuscola; e secondariamente perché nella colonnina a fianco (quella che viene fatta passare per inglese moderno) tutte e due le volte troviamo “a son”, cioè nessuna maiuscola e riduzione di Gesù a uno dei vari “figli di Dio”; cosa che poteva andare nel reame dei cieli ove il Figlio era appunto “uno dei tanti figli angelici” di Dio, ma sulla terra? Ci vengono insomma proposti dei garbugli da spiegare senza avere a disposizione un… manzoniano dottor Azzeccagarbugli. 

“dalla bocca di Dio”. Questo è un punto laborioso, stilato per chi vuole esercitare molta acribia. Siamo al v. 4 e troviamo un altro rebus poiché la NM traduce “dalla bocca di Geova”, ove l’originale ha “dià stòmatos theou”. Nella KIT la versione sotto al greco dice correttamente “trough mouth of God” ma quella moderna a lato dice “through Jehova’s mouth”. C’è da chiedersi come mai, e visto ora che non solo il Kyrios è arbitrariamente trasformato in “Geova” ma anche il Theòs, ci si potrebbe chiedere anche perché mai  al v. 7 seguente ove l’originale ha “Kyrion ton theòn sou” la NM abbia tradotto “Geova il tuo Dio” e non… Geova il tuo Geova! Andando avanti si fa un po’ di chiarezza ma non completamente perché al v. 10 troviamo nell’originale “Kyrion ton theòn sou”, cioè “il Signore Dio tuo” che viene reso nella NM “Geova il tuo Dio” ma nella KIT sotto al greco c’è “Lord the God of you” e a lato “Jehovah your God”. Stavolta è quindi solo il Kyrios a subire il cambiamento dei connotati e non più il Theòs. Infine dobbiamo notare il tentativo maldestro della WT che, pur sapendo che decine di versioni non valgono quanto un solo codice (che rappresenta la fonte rispetto alle traduzioni-interpretazioni), in calce al testo critico della KIT cerca di giustificare la sua deformazione di theòs in Geova elencando sette versioni che hanno Geova contro i tre codici autorevolissimi Sinaitico e Vaticano che hanno Dio, e del Siriaco Sinaitico che ha Signore. Ed è importante ricordare che le versioni, tutte siglate con “J” e relativo esponente numerico (citate sia nella NMrif che nella KIT), non sono state apposte nella KIT da Westcott e Hort, autori protestanti del testo critico edito nel 1881, ma sono state apposte dalla WT perché alcune di esse sono posteriori alla data della prima edizione di quel testo critico. Quindi l’indicare che in questo punto si potesse tradurre Geova al posto di Dio è tutta e solo iniziativa del CD di Brooklyn. E’ un “ripristino”, come lo chiamano loro, oppure un “arbitrio”, come lo definiamo noi? Ai lettori l’ardua sentenza… La nostra CEI ha tradotto correttamente “Dio”. 

“Tutte queste cose ti darò”. Il geovismo usa questa promessa per “dimostrare” che Satana è davvero il padrone del mondo. Infatti, dice: “Pensate a ciò che il Diavolo offrì a Gesù Cristo: “Tutti i regni del mondo”. Tutti quei governi terreni appartenevano veramente al Diavolo? Sì, perché altrimenti come avrebbe potuto offrirli a Gesù? Gesù non negò che fossero di Satana, cosa che avrebbe fatto se non fossero stati suoi.” (Potete p. 17) Forse e senza forse il CD in questo punto ha dimenticato che Satana è “stato mentitore sin dal principio” così che ormai lo è per natura. Non è un caso se, con le sue tentazioni, continua imperterrito a promettere a tutti “ricchezza” mentre realizza il peggior “impoverimento” delle persone. 

“se gettandoti ai miei piedi mi adorerai” (gr. eàn pesòn proskynèses mòi) la NM dice “se ti prostri e mi fai un atto di adorazione”. La parola resa con “adorazione” è proskynèses, dal verbo proskynèo. La reincontreremo più volte perché è indice prezioso della divinità di Gesù. E nella NM riscontreremo al riguardo un doppio peso e doppia misura gravissimi. Quando proskynèo si riferisce al demonio, agli idoli e a Dio, viene sempre reso correttamente con “adorare”; quando invece si riferisce a Gesù viene trasformato in “rendergli omaggio”. Ma grazie a Dio non sempre. La WT al riguardo ha realizzato degli infortuni solenni, molto utili a farci capire la sua dietrologia e, per contro, suo malgrado, la vera verità biblica. Intanto vediamo appunto che in questo contesto, giacché il verbo si riferisce al Demonio, la NM lo rende con “adorare”. Qualcuno ricorderà che invece quel verbo (lo abbiamo incontrato all’Epifania sia pronunciato dai Magi che da Erode), dal momento che si riferiva al Bambino Gesù, la NM lo trasformò facendo dire loro che sarebbero andati a… “rendergli omaggio”.

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Sandro Leoni

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