Geova a Messa

Confronto tra cattolicesimo e geovismo sulle Letture della Liturgia di domenica 23 febbraio 2014 – VII Domenica del T.O. (anno A)

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Prima Lettura: Lv 19,1-2.17-18

Il Signore parlò a Mosè e disse:
«Parla a tutta la comunità degli Israeliti dicendo loro: “Siate santi, perché io, il Signore, vostro Dio, sono santo.
Non coverai nel tuo cuore odio contro il tuo fratello; rimprovera apertamente il tuo prossimo, così non ti caricherai di un peccato per lui.
Non ti vendicherai e non serberai rancore contro i figli del tuo popolo, ma amerai il tuo prossimo come te stesso. Io sono il Signore”».

“Amerai il tuo prossimo come te stesso”. E’ risaputo che per “prossimo” gli antichi israeliti intendevano il connazionale. Noi però, convinti che Gesù sia Dio in persona, abbiamo il dovere di allargare il concetto di prossimo ad ogni persona nel bisogno, anche sconosciuta, anche se nemica.

Il problema per i TG sta nel fatto che non credono che Gesù sia Dio e perciò nelle loro pubblicazioni i capi invitano gli adepti a “odiare con odio perfetto” coloro che “odiano Geova”. In pratica l’odio va esteso a tutti coloro che respingono la presentazione del nuovo messaggio. Personalmente posso dire che, dopo inutili tentativi di convincermi con un “corso biblico” a casa, il buon proclamatore fu sostituito da un Anziano che interruppe il corso e mi assicurò che io ero un “capro destinato alla distruzione”.

Poi è anche accaduto che, in un lontano passato, insieme a mons. Lorenzo Minuti (fondatore del GRIS di Roma), ho partecipato ad un confronto dottrinale con dei dirigenti della Betel di Roma. L’ostilità era patente, nonostante facessero molti sforzi per dissimularla. Nel congedarci ho chiesto in disparte a quello che mi sembrava il più autorevole, perché aveva donato a Don Lorenzo, ex professore di greco, una copia dell’Interlineare greco-inglese: “Mi dica la verità, voi a noi non ci volete bene, vero?” La risposta, accompagnata da una smorfia di disprezzo fu: “Francamente no.” Li abbiamo inseriti tutti nelle nostre preghiere.

Seconda Lettura: 1Cor 3,16-23

Fratelli, non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? Se uno distrugge il tempio di Dio, Dio distruggerà lui. Perché santo è il tempio di Dio, che siete voi.
Nessuno si illuda. Se qualcuno tra voi si crede un sapiente in questo mondo, si faccia stolto per diventare sapiente, perché la sapienza di questo mondo è stoltezza davanti a Dio. Sta scritto infatti: «Egli fa cadere i sapienti per mezzo della loro astuzia». E ancora: «Il Signore sa che i progetti dei sapienti sono vani».
Quindi nessuno ponga il suo vanto negli uomini, perché tutto è vostro: Paolo, Apollo, Cefa, il mondo, la vita, la morte, il presente, il futuro: tutto è vostro! Ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio.

“Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio… santo è il tempio di Dio che siete voi”. L’insistenza con cui San Paolo inculca questa verità, ovviamente misteriosa quanto al modo ma certamente realizzata dalla grazia santificante che ci collega come tralci alla Vite, ha fatto capire alla nostra Chiesa che questo insegnamento ispirato non è metaforico ma realistico. Rimandiamo alla consultazione di autori spirituali per apprezzare e gustare questo privilegio che il cristiano in grazia ha. Siamo come dei tabernacoli ambulanti e con il dovere di lasciar affacciare Gesù dalle finestre dei nostri occhi perché sorrida al nostro prossimo e gli comunichi il consolante immenso amore di Dio, insieme alla assicurazione della nostra fratellanza. In confronto con il geovismo, che accetta questo discorso con traduzione simile, noteremo con tristezza la riduzione di quello “Spirito di Dio” che secondo noi è Persona divina – e porta con sé necessariamente anche l’inabitazione del Padre e del Figlio promessa da Gesù (Giovanni 14,23) – ad una semplice, impersonale, “forza attiva di Geova”. Per quale motivo, ci si chiede, una semplice energia dovrebbe avere il potere di santificare al punto che la Bibbia minaccia la distruzione a chi viola la santità di tale tempio? E il contesto fa capire anche che Paolo allude al soggetto stesso che è tempio giacché solo lui, con il proprio peccato, può profanarlo. Del resto è sicuro che non è ciò che entra ma ciò che esce dall’uomo che lo contamina. (Marco 7, 20-23)

Ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio. La NM rende: “A vostra volta voi appartenete a Cristo; Cristo a sua volta appartiene a Dio.” Non c’è differenza. Questo punto però vogliamo citarlo per avvertire chi vuole fare apologetica di essere accuratissimo nel controllare le citazioni e la pertinenza del loro uso. Si dà il caso infatti che, in un opuscoletto alla buona, abbiamo trovato scritta questa frase che terminava dicendo “… e Cristo è Dio”. Chi l’ha scritta si sarà ovviamente rallegrato di aver trovato una così esplicita dichiarazione biblica a favore della divinità di Cristo. Ma immaginiamo il rossore che avrà avuto quando gli sarà stata giustamente contestata come citazione “inaccurata” (termine amato dal geovese).

Vangelo: Mt 5,38-48

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete inteso che fu detto: “Occhio per occhio e dente per dente”. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle. (…) Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico”. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli … siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».

“Avete inteso che fu detto…” da chi? Da Dio tramite Mosé. “Ma io vi dico…” quindi una delle due: o Gesù è un esaltato che si pone alla pari di Dio, cioè del Padre di cui si dichiara Figlio, oppure intende la sua figliolanza come partecipe della divinità del Padre così che chi ascolta Lui ascolta il Padre; Padre che, in tal caso, porta a perfezione ulteriore, spingendolo verso vette altissime, il precetto dell’amore del prossimo. Infatti per noi, questi ripetuti “ma io vi dico” – e va notato che non dice “ma il Padre ora dice…”, no, dice “io” ponendo cioè la propria persona a livello divino di dignità pari a quella del Padre, del quale è portavoce – queste insistite contrapposizioni costituiscono una delle tante prove bibliche della divinità di Cristo. E allora, messe queste dichiarazioni insieme ad altre prove di analogo valore,* fa sorridere il leggere sulle stampe geoviste che “Gesù non ha mai detto di essere Dio”. Ahimé! I TG sono troppo vittime dell’invito a loro rivolto dalla dirigenza di leggere fondamentalisticamente e letteralisticamnte la Bibbia. Per esempio negano la Trinità perché non se ne trova la parola esatta nella Bibbia (sic!). Insomma per loro un Autore potrebbe scrivere che una cosa era del colore della notte senza stelle, del colore del fumo della candela, del carbone, di un profondo pozzo non illuminato… e potrebbero contestare tranquillamnte che l’autore volesse significare che era nero!

“Affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli… siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».” Torna la consolantissima assicurazione di Gesù che Dio, per chi accetta la fede, è Padre e i discepoli di Gesù tutti figli nel Figlio (e se figli anche eredi del Regno, dirà Paolo). Tale figliolanza, che si realizza con una unione vitale tra Vite e tralci, si inizia c
on il battesimo. Abbiamo già incontrato testi ove la possibilità di diventare figli di Dio è data a tutti i credenti. (cf Giovanni 1,12) Non esiste allora nella Bibbia la doppia categoria degli eletti insegnata nel geovismo: i 144.000 Unti destinati al cielo e le Altre Pecore destinate alla terra paradisiaca. Coloro che si lasciano imprudentemente affascinare dal messaggio geovista devono essere preavvertiti che si chiederà loro di essere declassati dalla… serie A alla serie B dei salvati, perdendo la figliolanza adottiva di Dio.

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* Gesù si pone come ascoltatore ed esauditore della preghiera (Giovanni 14,14 – testo potato nella NM!); viene personalmente pregato da Stefano morente, nonostante che sia veduto accanto a Dio Padre (Atti 7,59 – testo con traduzione falsata nella NM); perdona i peccati in nome proprio (Giovanni 8,10-11)  ); si dice “Signore del sabato” che era il giorno che Dio Padre aveva riservato a Sé (Matteo 12,8 ); dice che esisteva da prima di Abramo (8,58-59 – testo alterato nella NM) e questa dichiarazione fu ritenuta bestemmia meritevole di lapidazione; comanda ai venti e al mare (Matteo 8,26-27); si pone come autore della risurrezione di tutti (Giovanni 6,39-40); assicura che risusciterà se stesso (Giovanni 2,19-22 – testo di cui la WT nega il valore e traduce al passivo tutti i testi dove si dice che Gesù risorse); dice “chi vede me vede il Padre… io e il Padre siamo una cosa sola” e “io sono nel Padre e il Padre è in me” (“nel” viene trasformato con “unito al” per negare la consustanzialità) e anche questa dichiarazione fu giudicata dai Giudei bestemmia cioè pretesa di divinità (cf Giovanni 10,33); dice che il fine della sua missione è che tutti dovranno onorare lui come onorano il Padre (Giovanni 5,23); dice che ha il potere di riprendersi la vita una volta morto (Giovanni 10,17-18 – testo alterato nella NM); chiede di essere amato al di sopra degli affetti familiari (Matteo 10,37); compie tutti i miracoli in nome proprio; non smentisce l’accusa di essersi equiparato a Dio; sottolinea sempre che la propria figliolanza con Dio Padre è unica, non come quella a cui sono stati eletti i discepoli; nel momento della suprema testimonianza dichiara apertamente a Caifa e al Sinedrio di essere il Figlio di Dio facendo intendere che ha la stessa posizione del Padre in dignità, e per cui viene ufficializzata l’accusa di “bestemmia” e la condanna a morte (Matteo 26,63-66).

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Sandro Leoni

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