Geova a Messa

Confronto tra cattolicesimo e geovismo sulle Letture di domenica 31 Agosto 2014 – XXII Domenica del Tempo Ordinario (ciclo A)

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Prima Lettura Ger 20,7-9

“7 Mi hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre; mi hai fatto violenza e hai prevalso. (…) 9 Mi dicevo: «Non penserò più a lui, non parlerò più nel suo nome!». Ma nel mio cuore c’era come un fuoco ardente, trattenuto nelle mie ossa; mi sforzavo di contenerlo, ma non potevo.

E’ il profeta, afferrato dall’invito del Signore a farsi Suo portavoce. Insegnamento biblico che ritroviamo fedelmente riproposto da Paolo VI, citato da Papa Francesco nella Evangelii Gaudium come invito alla conversione e al rinnovamento per la missione (cf nn. 20, 25, 26). E’ un atteggiamento da ammirare in chiunque abbia incontrato Dio-fuoco-divorante, Amore diffusivo di Sé, Padre e Salvatore. Sì, anche se in una religione “sbagliata”. Dio guarda il cuore, le intenzioni. E ciascun credente (non diciamo noi compresi ma a partire da noi) deve continuamente confrontarsi e riallinearsi con questo mandato strutturale, costitutivo dell’essere membro di una Chiesa: “Non siete stati voi a scegliermi ma io a scegliere voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto…”. (Giovanni 15,16)

Seconda Lettura Rm 12,1-2

Nulla da rilevare

Vangelo Mt 16,21-27

“24 Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. 25 Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà. 26 Infatti quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita? O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita? 27 Perché il Figlio dell’uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni».

§§§ “la sua croce” diventa al solito nella NM “il suo palo di tortura” da quando il presidente Rutherford ha deciso di demonizzare la croce quale simbolo pagano, dopo averla venerata ed essersene gloriato fino agli anni ’30. §§§ “La propria vita” nella NM diventa costantemente “la propria anima”, nonostante che la NMrif in nota ammetta che si possa tradurre “O, “vita” come qui fa la CEI. Questo accorgimento di rendere uniformemente con il termine “anima” la parola nèphesh ebraica e la corrispondente psyché greca, serve alla WT per far credere che secondo la Bibbia l’anima sarebbe mortale. Nelle sacre Scritture si trova scritto ad es. che delle nephesh morirono intendendo riferirsi a vite di animali o persone. Ma traducendo che morirono delle “anime” è ovvio che si gioca all’equivoco per inculcare la mortalità dell’anima, sia essa animale sia umana. Abbiamo già detto che, correttezza filologica, esige che ad un termine polisemantico come lo è nèphesh si assegni, traducendo, il significato esigito dal contesto. E i significati che ha il termine ebraico nèphesh (quasi del tutto simili a quello del greco psyché) sono tra i più svariati: collo, respiro, vita, individuo, persona, essere vivente ecc… Traducendoli sempre “anima” si mantiene una utile ambiguità asservendo la Bibbia alla propria concezione preconcetta.* §§§ “e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni”. Qui la NM traduce bene ma spiega male. Traduce che il Figlio dell’uomo, quando verrà nella sua gloria, “ricompenserà ciascuno secondo la sua condotta” ma spiega poi che non è vero. Citiamo prima qualche passo biblico confermativo del senso ovvio che comprende  sia chi legga la traduzione cattolica che quella geovista, per documentare poi la sconcertante “spiegazione” che la WT insegna al riguardo del giudizio che il Figlio dell’uomo opererà. La NM nella 2Corinti 5,10 ammette: “Poiché dobbiamo tutti essere resi manifesti dinanzi al tribunale del Cristo, affinché ciascuno riceva il suo giudizio per le cose fatte mediante il corpo, secondo le cose che ha praticato, sia cosa buona che vile.” E lo stesso si ricava da Ebrei 9,27 che pure dice: “E come agli uomini è riservato di morire una volta per sempre, ma dopo ciò un giudizio”.** Ma ecco la sorprendente “catechesi” geovista circa il giudizio divino pronunciato da Gesù sull’umanità: «Contrariamente all’opinione comune, egli [Cristo – Ndr] non giudicherà le persone in base ai loro peccati passati, molti dei quali commessi forse per ignoranza. La Bibbia spiega che alla morte l’individuo è prosciolto o assolto da tutti i peccati commessi. Essa dice: “Colui che è morto è stato assolto dal suo peccato”. (Romani 6:7) Questo significa che i risuscitati saranno giudicati in base a quello che faranno durante il Giorno del Giudizio [il millennio – Ndr], non a quello che hanno fatto prima di morire.» (Potete vivere per sempre su una terra paradisiaca, p. 175)

Ma Romani 6,7 non parla di assoluzione o proscioglimento dal suo peccato cioè dal peccato personale del singolo. Si legga tutto il capitolo e si capirà dal contesto che: a) non si parla di morte fisica, come la NM invece mostra di interpretare, ma di morte spirituale-mistica nel battesimo, tanto che parla anche di essere stati già consepolti con Cristo e conrisuscitati!; b) non parla di assoluzione, ma di liberazione dalla legge del peccato che ci schiavizzava; c) non parla del “[suo]” peccato, allusione voluta ai peccati storici personali che il fedele avrebbe commesso, ma trattandosi del battesimo, parla del peccato dei progenitori. E a questo riguardo va anche notato che quel possessivo “suo”, pudicamente messo tra parentesi quadre nella NM per ammettere che non esiste nell’originale, perde le parentesi e viene promosso a “Parola di Dio” quando viene citato, come appunto avviene a pag. 175 di Potete. (controllare per credere)

* Il fatto che in molte versioni bibliche (soprattutto datate) si trovi l’uso di “anima”, anziché di “vita” in questo passo e analoghi, si spiega con la dipendenza dell’italiano dal latino, lingua ufficiale della Chiesa che è stata diffusa dalla antica versione Vulgata. In latino “anima” ha appunto valenza analoga a quella di nèphesh e di psyché, comprendendo anche il corpo, e non quella del termine tecnico che indica oggi una parte del composto umano. Cf. le espressioni “quante anime ha la tua parrocchia?” oppure “non c’è anima viva” per indicare persone vive in carne e ossa.

** Non sfugga all’occhio critico neanche il particolare di quel “un giudizio” al posto de “il giudizio” che si legge in tutte le Bibbie. Nella NM serve a inculcare la credenza geovista che i candidati a vivere eternamente su una terra paradisiaca subiranno un primo giudizio attitudinale durante l’intero millennio del dopo Armaghedon, e un secondo giudizio di fedeltà assoluta dopo di esso, quando dovranno resistere alla superpersecuzione che Satana, liberato dalle catene che lo tenevano legato nel millennio, scatenerà per provare gli eletti nella loro integrità alla maniera con cui ha provato Giobbe.

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Sandro Leoni

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