Geova a Messa

Confronto tra cattolicesimo e geovismo sulle Letture della Liturgia di domenica 11 Maggio 2014 – IV Domenica di Pasqua (ciclo A)

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Prima Lettura At 2,14.36-41

[Nel giorno di Pentecoste,] Pietro con gli Undici si alzò in piedi e a voce alta parlò così: «Sappia con certezza tutta la casa d’Israele che Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso».
All’udire queste cose si sentirono trafiggere il cuore e dissero a Pietro e agli altri apostoli: «Che cosa dobbiamo fare, fratelli?».
E Pietro disse loro: «Convertitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo, per il perdono dei vostri peccati, e riceverete il dono dello Spirito Santo. Per voi infatti è la promessa e per i vostri figli e per tutti quelli che sono lontani, quanti ne chiamerà il Signore Dio nostro».
Con molte altre parole rendeva testimonianza e li esortava: «Salvatevi da questa generazione perversa!». Allora coloro che accolsero la sua parola furono battezzati e quel giorno furono aggiunte circa tremila persone.

“Dio Ha costituito Signore e Cristo”. Si tratta della glorificazione del Figlio nella sua umanità, perché come Figlio di Dio era Signore dalla sua nascita eterna in cielo (intendi, nel seno del Padre) e Cristo=unto lo era pure almeno dal suo battesimo. Gli esegeti precisano che questo titolo specifico di “Signore” (gr. Kyrios) nel NT equipara il Figlio alla divinità del Padre poiché nella antichissima versione greca dei LXX era il titolo riservato a Jahvè. Questa valenza speciale del titolo di “Signore”, superiore a quella di un semplice riconoscimento di una terrena signoria, agli apostoli è risultata chiara dopo la risurrezione, le apparizioni, l’ascensione e l’illuminazione nella Pentecoste. Ed è con tale valenza che poi è confluito nelle narrazioni evangeliche in cui si intrecciano sia fatti e detti storici, sia cose reali ma non storicamente documentabili (come la risurrezione che è un evento trascendente o metastorico), sia infine interpretazioni di fede sul Cristo ricavate dalla maggiore e più precisa comprensione del suo mistero dopo gli eventi pasquali.

“Quel Gesù che voi avete crocifisso”. Sì, crocifisso come dice la nostra e tutte le Bibbie e non “messo al palo” come insiste a deformare la NM, succube della manovra ideata dal secondo presidente della WT Joseph Franklin Rutherford che è passato dal “gloriarsi della croce” a demonizzarla come fosse un qualcosa di pagano e di disgustoso.

“ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo, per il perdono dei vostri peccati, e riceverete il dono dello Spirito Santo.” Ecco qui che la Bibbia smentisce l’idea geovista che il Battesimo sia solo una cerimonia esteriore che simboleggia la dedicazione della vita a Geova. La Bibbia dice espressamente che perdona i peccati, quindi è un gesto esteriore con efficacia spirituale; ciò che nel nostro pensiero cattolico si chiama “sacramento”. Dio quindi comanda al peccatore non solo di pentirsi, realizzando una giustificazione privatamente tra il peccatore e Sé. Comanda di sottoporsi al battesimo sacramento, che poi, come spiegherà Paolo, realizza nel soggetto il mistero pasquale di morte e risurrezione rigenerandolo alla vita di figlio adottivo di Dio. Ecco perché il dono correlato dello Spirito Santo non può essere inteso come semplice energia (concetto prevalente nell’Antico Testamento) ma, realizzando nell’uomo la situazione di “tempio di Dio”, il dono è Dio stesso nella Persona del suo Spirito. E’ in base a questa diversa valenza, che si evince dai contesti, che la nostra CEI, come altre Bibbie, quando si parla di “spirito” donato da Dio, distingue lo spirito energia, grazia, dono creato, dallo Spirito Santo persona divina che, come sappiamo, dona molteplici doni ai credenti, molti dei quali fanno proprio riferimento ad attività di intelligenza, volontà e amore, cose proprie della Persona.

Seconda lettura 1Pt 2,20-25

Carissimi, se, facendo il bene, sopporterete con pazienza la sofferenza, ciò sarà gradito davanti a Dio. A questo infatti siete stati chiamati, perché anche Cristo patì per voi, lasciandovi un esempio, perché ne seguiate le orme: egli non commise peccato e non si trovò inganno sulla sua bocca; insultato, non rispondeva con insulti, maltrattato, non minacciava vendetta, ma si affidava a colui che giudica con giustizia. Egli portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce, perché, non vivendo più per il peccato, vivessimo per la giustizia; dalle sue piaghe siete stati guariti.
Eravate erranti come pecore, ma ora siete stati ricondotti al pastore e custode delle vostre anime.

“sul legno della croce” (gr. epì to xylon) “Sul palo” dice la NM. E su questo argomento, spesso accennato, ora spendiamo un insieme di fattori di contestazione.

1)- Iniziamo con la incredibile inversione ad U realizzata dal secondo presidente Rutherford, verso gli anni ’30, cioè dopo ben mezzo secolo che i TG avevano venerato la croce esibendola perfino con orgoglio in una spilla con croce e corona appuntata sul bavero della giacca – cosa gravissima e incomprensibile se realmente fosse Geova a mandare la sua luce di verità ai suoi fedeli TG tramite il suo “Canale di comunicazione”; anzi, cosa inaccettabile se si pensa che in tal modo Geova avrebbe non solo tollerato ma perfino “ispirato” l’idolatria! – ;

2)- Abbiamo poi le solenni smentite storiche, archeologiche e letterarie, che depongono per la crocifissione di Cristo e non per una sua affissione ad un semplice palo verticale (si pensi alla croce di Ercolano che sovrasta un inginocchiatoio; alla croce blasfema del Palatino; a Tertulliano che ci ricorda come le ali spiegate degli uccelli ricordano la croce di Cristo; al fatto che Gesù è stato suppliziato dai Romani che usavano crocifiggere i malfattori ecc…

3)- Quindi ci sono le smentite bibliche contro l’ipotesi del “palo” cui abbiamo già accennato: cartello sopra la testa, fori nelle mani procurate da chiodi, e anche trasporto della croce comprensibile da parte di un flagellato solo se si trattava di un patibulum, cioè del braccio corto trasversale relativamente leggero rispetto allo stipes che sarebbe stato lungo non meno di 4/5 metri; 4)- Ma la cosa che, a quanto ci consta, ha fatto più ricredere tanti TG circa la… sincerità del loro CD, è ricavabile dal tentativo maldestro della WT per ottenere, a favore della tesi del “palo”, l’appoggio della filologia chiedendo la testimonianza dell’autorevole dizionario greco-italiano del Liddell-Scott edito dalla Le Monnier. Il tentativo (lo anticipiamo ma ne promettiamo una futura trattazione esauriente e documentata) è consistito nel potare artatamente la citazione del dizionario alla voce xylon – proprio quella che si incontra in questo passo biblico –  dando ad intendere che tra i molteplici significati che essa aveva non esisteva quello di Croce, mentre esisteva eccome! Ne analizzeremo in dettaglio anche il disperato tentativo da parte della Betel geovista di Roma di minimizzare e di giustificare l’omissione pretendendo che non era un significato pertinente, quando era invece il più pertinente tra tutti i significati elencati. Dateci tempo…

Vangelo Gv 10,1-10

In quel tempo, Gesù disse:
«In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore.
Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei».
Gesù diss
e loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro.
Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo.
Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza».

“le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce”. Questo accenno è utilizzato dal CD dei TG per confortare gli insuccessi dei suoi proclamatori. Lo schema proposto dal CD è semplice, è come se dicesse loro: se i recettori non vi ascoltano, non vi avvilite pensando che forse non siete capaci di convincere o che il messaggio che portate sia inaccettabile perché contraddittorio e non biblico. Dovete colpevolizzare la cattiva volontà dei recettori pensando che “non hanno cuore sincero” che “non sono giustamente disposti per la vita eterna”, che “sono condizionati da pregiudizi” diffusi con malanimo da “apostati e oppositori” ecc… La Bibbia ci assicura che i “capri” non ascoltano la voce del buon pastore da voi portata. Le pecorelle invece riconoscono che è la voce del pastore e ascoltano. E  più sono pecore e più ascoltano senza muovere obiezioni. Le obiezioni vengono solo dal Maligno ecc… Quindi se non ascoltano non sono pecorelle di Gesù, scuotete la polvere dai vostri calzari in testimonianza contro di loro e bussate alla porta accanto. No comment!

“Io sono la porta delle pecore”. Gesù “porta”. Evidentemente si tratta di un simbolo, di una metafora, insieme a quelli similari della Vite e dei tralci, della Via Verità e Vita ecc… Simboli che però la WT pretende di applicare anche a “io sono il pane vivo disceso dal cielo…” (cf il discorso di Cafarnao) concludendo frettolosamente per l’esclusivo simbolismo e la connessa non consacrazione del pane e del vino presentati da Gesù nell’ultima cena. Anzi ne ricava anche la riduzione del “memoriale”, che biblicamente era un rivivere-attualizzando gli eventi passati, ad un semplice ricordo. Il tutto però – e lo abbiamo fatto notare assai bene – trascurando tutti i riferimenti biblici dell’Eucaristia all’agnello pasquale, alla manna, al realismo con cui è stata interpretata dai Giudei la promessa del Pane della vita fatta a Cafarnao, al verbo essere usato da Gesù presentando il pane e il vino nell’ultima cena trasformato in “significa”, e alla interpretazione ispirata datane da S. Paolo che ha richiamato al realismo della presenza del vero corpo e sangue di Gesù nelle specie del pane e del vino, non rispettando i quali si “mangia e beve la propria condanna”. Non occorre che ci ripetiamo.

“io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza”. Da queste parole – lo diciamo sia ai TG che ai nostri fratelli di fede – prendono le mosse: a) il mandato missionario. Che resta pienamente valido anche nell’ipotesi (meravigliosa e per cui pregare) che Dio salvi tutti. Altro è salvarsi malgrado una fede sbagliata, altro salvarsi con dieci e lode! Dio non vuole solo che tutti gli uomini siano salvi ma anche che giungano alla piena conoscenza della verità religiosa e vivano da suoi figli adottivi, con il progetto di crescita umano-divino “fino alla statura di Cristo”; b) l’impegno del GRIS e dell’apologetica in genere che tende proprio a tutelare la pienezza di verità e conseguentemente di vita cristiana offerta dal Vangelo e insidiata da sètte e MRA.

PILLOLE DI GEOVISMO

Sul Canale di Geova Il geovismo, dai tempi di Rutherford, dice di essere guidato “teocraticamente”, cioè da Geova-Dio (gr. theòs). Gli snodi di questa pretesa canalizzazione o struttura teocratica, utile per ottenere obbedienza e timorosa sottomissione dissuadendo la critica, il dissenso e ogni forma di approfondimento che noti e diffonda discrepanze logiche e/o bibliche, sono ben illustrati a pag. 16-17 del volume “Rivelazione, il suo grandioso culmine è vicino!”. Essi sono: Geova in trono che manda il suo raggio di luce (verità e direttive) a Gesù Cristo, il quale lo spedisce a un angelo/i, che lo trasmette all’autore sacro (inteso come figura dei 144.000 Unti o Chiesa/Congregazione e poi del solo Corpo Direttivo del primo secolo), il quale lo trasmette ai fedeli. L’attuale CD dice di essere il rappresentante dell’Unto rimanente. Di fatto però succede che i vari Unti sparsi per il globo ricevono e subiscono tutto ciò che viene elaborato da “coloro che prendono la direttiva” da Brooklyn; subiscono sì, anche se le riviste assicurano che perfino le decisioni più antipatiche e le dottrine più incredibili sono sempre accolte con grato entusiasmo da tutti. Del resto Rutherford è stato il primo inventore dello schema che se nella Congregazione esiste uno “Schiavo fedele e discreto” esiste anche la possibilità di uno “Schiavo malvagio” da espellere. Ed è proprio ciò che egli ha fatto quando, imponendo la propria candidatura a successione del fondatore Russell, ha fatto – dicono gli stampati –  “purificare il tempio da Geova” espellendo tutti coloro che erano rimasti affezionati al defunto presidente e alla sua dottrina. Fu l’anteprima della faccenda delle pecore che, se sono tali, ascoltano e zitte rispetto ai riottosi capri. Ed è qui che subentra l’opera di “carità intellettuale” di coloro che contestano come non biblica la dottrina geovista. Chi non è affiliato al geovismo è libero di vedere e criticare una dottrina, per molti versi aberrante, che coloro che vi sono dentro o non vedono critica-mente o se la vedono temono di contestarla perché verrebbero “disassociati” e di conseguenza ostracizzati da tutti i sedicenti “fratelli/sorelle” compresi i familiari (cf  i famosi “Radio Londra”, dissidenti interni ma occulti, che vari anni or sono hanno collaborato anonimamente, con le loro testimonianze sulla gestione interna, nella rubrica sui Testimoni di Geova condotta da Mons. Minuti a Radio Maria). Su questo aiuto fraterno di illuminazione verso chi non riesce a vedere si leggano anche le numerose testimonianze raccolte nel sito di Achille Lorenzi www.infotdgeova.it.

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Sandro Leoni

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