Generare la vita di fede: l'impegno educativo della Chiesa e dei genitori

Conclusa a Cavallino (Venezia), la due giorni dei Vescovi del Triveneto dedicata alla pastorale pre e post battesimale

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La “generazione” alla vita di fede – in un contesto ormai scristianizzato, multiculturale e multireligioso – a partire dal momento fondamentale del battesimo, sacramento che chiama in causa direttamente il compito educativo dei genitori e della comunità cristiana: è stato questo il tema portante della “due giorni” annuale della Conferenza Episcopale Triveneto che ha riunito a Cavallino (Venezia), presso la Casa di spiritualità diocesana Maria Assunta, i Vescovi della regione insieme ad alcuni rappresentanti delle Diocesi trivenete (sacerdoti, religiose e laici, tra cui alcune coppie di sposi) impegnati in tale ambito pastorale.

“Il battesimo ricevuto da bambini – ha osservato mons. Lucio Soravito de Franceschi, Vescovo di Adria-Rovigo e delegato della Cet per la catechesi, che ha coordinato i lavori – è spesso come un pacco-dono, prezioso ma sigillato nel cuore. Occorre che il bambino, man mano che cresce, sia aiutato a rompere i sigilli. Come? Occorre rieducare le famiglie al senso religioso, aprirle alla trascendenza, far scoprire loro l’amore di Dio e favorire l’accoglienza di questo amore… Questa è la sfida che siamo chiamati ad affrontare seriamente, per non rendere vano il dono di Dio. Se vogliamo che non venga meno la domanda del battesimo dei figli e che il battesimo non resti congelato è necessario che le nostre comunità facciano risplendere la luce della vita cristiana, mediante le opere dell’amore. La catechesi battesimale deve diventare una tappa del cammino di rievangelizzazione e di formazione cristiana, che va dalla preparazione della coppia al matrimonio all’iniziazione cristiana dei figli, all’insegna della comunità e all’interno di rapporti costruttivi tra famiglie e comunità parrocchiale”.

La relazione introduttiva della “due giorni” è stata svolta da mons. Giuseppe Cavallotto, Vescovo di Cuneo-Fossano in Piemonte che si è soffermato sul significato del battesimo e sul conseguente impegno educativo cristiano che i genitori sono chiamati a svolgere nei riguardi dei figli battezzati. “L’avvio di una qualificata proposta di pastorale pre e post battesimale – ha affermato – sollecita le comunità parrocchiali a essere, secondo l’espressione di Papa Francesco, una Chiesa in uscita. Da una Chiesa che offre servizi a una Chiesa Madre. Da una comunità ripiegata su se stessa a una Chiesa accogliente. Da una comunità che attende a una Chiesa che va incontro alle famiglie, cammina con loro, le ascolta e condivide gioie e fatiche, testimonia l’amore e la pazienza di Dio, aiuta a scoprire la forza e la bellezza del Vangelo”.

È quindi intervenuto don Giuseppe Laiti, docente all’Istituto teologico di Verona, sulla formazione cristiana da dare ai genitori prima e dopo il battesimo e su come portare il “secondo annuncio” a genitori poco o non più credenti e praticanti che chiedono il battesimo per i loro figli. Sono seguite poi alcune testimonianze di esperienze in atto in tre diocesi (Padova, Verona e Vittorio Veneto) nell’animazione della pastorale pre e post battesimale ed è stato, inoltre, presentato un dossier informativo su quanto avviene nel resto del Triveneto.

Dai lavori di gruppo e dall’assemblea finale sono emersi, poi, accanto ad alcuni nodi problematici degli ulteriori elementi di riflessione e proposta come, in particolare, l’importanza di curare, consolidare e valorizzare le relazioni umane “feriali” nelle trame ordinarie della vita (famiglia, rapporti di vicinanza e amicizia, scuola, lavoro ecc.) per rendere presente e riconoscibile il volto accogliente e cordiale della Chiesa nei riguardi di ogni persona e famiglia, qualunque sia il suo percorso, trasmettendo con la vita la bellezza e la forza della fede e mostrando che solo in Gesù Cristo si può avere una vita realmente buona e compiuta.

Nel concludere la “due giorni”, il Patriarca di Venezia e presidente della Cet mons. Francesco Moraglia ha infine rilevato la necessità di coniugare sempre, anche in tale ambito, annuncio e dialogo poiché “quello che proponiamo è una relazione con Gesù Cristo che passa attraverso comunità innamorate di Lui e perciò missionarie”; il compito che attende le comunità ecclesiali è, quindi, “formare degli evangelizzatori la cui vita è cambiata dall’incontro con Gesù Cristo”.

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ZENIT Staff

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