Terra Santa - Foto© CCEE

Gaza. CCEE: “50 anni di occupazione esigono azione”

L’appello dei vescovi europei: “È uno scandalo a cui non dobbiamo mai abituarci”

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Per cinquant’anni la Cisgiordania, Gerusalemme-Est e Gaza hanno “languito sotto l’occupazione, violando la dignità umana sia dei palestinesi che degli israeliani”.  Lo denuncia il comunicato finale del Coordinamento per la Terra Santa del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee, secondo il quale l’occupazione dei suddetti territori “è uno scandalo a cui non dobbiamo mai abituarci”.
Il Coordinamento per la Terra Santa ha rivolto un appello per la giustizia e la pace ogni anno a partire dal 1998, “ma la sofferenza continua”, quindi, auspicando che l’appello si faccia sentire “più forte”, i presuli implorano i cristiani dei loro paesi d’origine a riconoscere la loro “responsabilità in termini di preghiera, consapevolezza e azione”.
“Tantissime persone nella Terra Santa – prosegue il comunicato finale – hanno trascorso tutta la loro vita sotto l’occupazione, con la sua segregazione sociale polarizzante, ma ancora professano la speranza e la lotta per la riconciliazione. Ora più che mai, costoro meritano la nostra solidarietà”.
“Tutti noi abbiamo la responsabilità di opporci alla costruzione degli insediamenti. Questa annessione de facto di terre non solo mina i diritti dei palestinesi in aree come Hebron e Gerusalemme Est, ma, come ha recentemente riconosciuto l’ONU, mette in pericolo anche le possibilità di pace”.
“Tutti noi abbiamo la responsabilità di fornire assistenza alla popolazione di Gaza, che continua a vivere in mezzo a una catastrofe umanitaria generata dall’uomo stesso. Ormai hanno trascorso un intero decennio sotto assedio, aggravato da uno stallo politico causato da una mancanza di buona volontà di tutte le parti in causa”.
“Tutti noi abbiamo la responsabilità di incoraggiare la resistenza non violenta che, come ci ricorda Papa Francesco, ha ottenuto grandi cambiamenti in tutto il mondo. Ciò è particolarmente necessario di fronte a ingiustizie quali l’incessante costruzione del muro di separazione in terra palestinese, inclusa la Valle di Cremisan”.
“Tutti noi abbiamo la responsabilità di promuovere la soluzione dei due Stati. La Santa Sede ha sottolineato che “se Israele e Palestina non accettano di coesistere gomito a gomito, riconciliati e sovrani all’interno di confini concordati e internazionalmente riconosciuti, la pace rimarrà un sogno lontano e la sicurezza un’illusione“.
“Tutti noi abbiamo la responsabilità di aiutare la Chiesa locale, le sue agenzie, i volontari e le ONG. Nelle circostanze più difficili mostrano una grande resilienza e svolgono un lavoro che cambia la vita. È la nostra fede in Dio che ci dà speranza. È la testimonianza dei cristiani in Terra Santa che abbiamo incontrato, soprattutto quella dei giovani, che ci ispira”.
“La Bibbia ci dice: “Dichiarerete santo il cinquantesimo anno e proclamerete la liberazione nel paese per tutti i suoi abitanti” [Levitico 25,10]. Nel corso di questo cinquantesimo anno di occupazione dobbiamo pregare per la libertà di ognuno in Terra Santa e sostenere in modo concreto tutti coloro che lavorano per costruire una pace giusta”, conclude poi il comunicato.

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ZENIT Staff

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