Cathedral of Notre Dame in Paris

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Gargoyle sull’attenti: Notre Dame oggi

La cattedrale parigina attira ogni anno 14 milioni di visitatori, di cui un milione viene per le cerimonie liturgiche: una cifra in costante aumento

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Va detto che la mattina in cui decido di recarmi a Notre Dame il sole, pur facendomi compagnia, a tratti si nasconde al di là di qualche pesante nuvola che in un attimo rende fin troppo ventilato il quartiere latino; camminando a ridosso della Senna, sono costretta ad avvilupparmi ancora di più nel golf, poiché un’aria fresca sale dal letto del fiume a scompigliare capelli e vestiti di noi passanti… ed è a quel punto che mi accorgo della squadra di sommozzatori dei vigili del fuoco che si stanno tuffando ad uno ad uno nella Senna.

Attraverso l’incrocio ed eccola lì, bella come il sole che va e viene, affacciata sul piazzale gremito di persone che vi si vogliono riversare dentro o vi sono state, tra loro si aggirano cinque uomini armati e in mimetica. È come se, mentre alle mie spalle la città stia con molte probabilità facendo le prove generali per qualsivoglia tipo di situazione d’emergenza, dinnanzi ai miei occhi, stia invece proteggendo un luogo di culto centrale, fino a qualche anno fa non così avvezzo alle cure militari. E nell’avvicinarmi all’ingresso della Basilica, i miei occhi incontrano un’insegna, la quale m’invita a voler mostrare il contenuto della mia borsa all’entrata.

Per essere le 11.23 di un giorno feriale, l’affluenza interna alla Basilica è molto elevata. Cerco di destreggiarmi tra i turisti con cautela e rapidità; dietro di me, famiglie tedesche, polacche, francesi; alla mia destra Giovanna D’Arco; di fronte a me macchine fotografiche e zainetti pronti a tutto; alla mia sinistra Re Riccardo Cuor di Leone.

Decido di eseguire per due volte il tour della Basilica, poi mi dirigo verso il banco informazioni e chiedo di poter parlare con qualcuno che sappia darmene qualcuna su Notre Dame; qui mi viene dato il contatto dell’ufficio comunicazione della Basilica ed una volta rincasata compongo il numero datomi e mi accordo con André, responsabile della comunicazione di Notre Dame, per vederci il giorno successivo alle 14.

Il giorno successivo arriva: rieccomi a Notre Dame, per la precisione davanti all’ingresso automatico che sta giusto accanto a sinistra rispetto alla Basilica. Accade però che nello stesso istante il cancello automatico si apra e che al citofono non risponda nessuno: che fare?

Io entro. Entro e mi dirigo verso l’unico portoncino che vedo; citofono, quando ad un tratto… “Pardon, qui vous-êtes?”. Mi volto. Un uomo di colore, che ha tutta l’aria di essere della sicurezza, mi guarda molto male. Gli spiego chi sono e lo informo dell’appuntamento, gli dico pure di André ma lui non è convinto: mi chiede la carta d’identità, mi sorpassa e scompare oltre il portone. Me la riconsegnerà solo una mezzoretta dopo.

Decido di citofonare alla portineria e, in men che non si dica compaiono due portieri, marito e moglie. Spiego di nuovo chi sono io, chi è André, cosa devo fare io e cosa doveva fare lui alle 14… ma neppure i due appaiono convinti. Non esagero se vi dico che hanno la stessa aria del tizio della sicurezza: allarmata…

Comunque André infine compare: è sulla quarantina ed ha l’aria molto genuina ed affabile. Mi dice che, se non mi dispiace seguirlo, avrebbe un paio di cosette da sbrigare prima di poter parlare con me… mentre lo faccio mi accorgo che stiamo salendo una scala a chiocciola particolarmente avvitata nonché dentro ad una torre di Notre Dame.

Arriviamo in cima. André entra nella terrazza sui cui le scale affacciano: lì una troupe televisiva sta trafficando con la sua attrezzatura per girare un documentario, ma lì c’è pure un’altra cosa: la facciata col rosone di Notre Dame pende dall’alto, sulla terrazza su cui siamo, in tutta la sua imponenza. Tuttavia André è stato veloce: torna da me e ci dirigiamo verso il suo ufficio, dove ci accodiamo.

 Mi dispiace farle perdere del tempo…

Non c’è nessun problema. Anzi, mi scusi lei per il trambusto: a Notre Dame c’è sempre qualcosa di cui occuparsi!

Lo immagino, in più anche oggi la Basilica è notevolmente piena. Mi chiedevo se avete delle stime sul genere e nazionalità di visitatori che la frequentano.

Purtroppo non possiamo fare delle statistiche, non avremmo campioni verosimili; ad ogni modo il ruolo della chiesa è di accogliere tutti. Sappiamo di ricevere 14 milioni di visitatori, di cui un milione viene ad assistere appositamente alle cerimonie e questa cifra è in aumento costante.

Lei si occupa di comunicazione: ci sono delle strategie che state attuando in questi termini per attirare nuovi visitatori?

No, nessuna strategia… Notre Dame non ne ha bisogno. Sono l’unico ad occuparmi della comunicazione ed il mio ruolo consiste più che altro nel trasmettere all’esterno le comunicazioni di servizio e nell’occuparmi di tutto quello che attorno a Notre Dame gravita, come ha visto poco fa…

Crede che in un periodo in cui vi è crisi di fede, per un paese oltretutto laico come lo è la Francia la bellezza monumentale di una basilica come Notre Dame possa in qualche modo avvicinare i fedeli alla cristianità? E a tal proposito: pensate che questo milione di persone che vengono regolarmente ad ascoltare le celebrazioni eucaristiche vengano più per motivi religiosi o perché suggestionati dalla bellezza della cattedrale?

Noi speriamo che vengano principalmente per ascoltare la messa, ma speriamo anche che la bellezza di Notre Dame possa aiutare a far avvenire delle conversioni. Sicuramente la bellezza del posto e della liturgia che offre può aiutare ad avvicinare le persone a Dio, ma noi teniamo aperta la porta a tutti e, nel rispetto del luogo in cui si trovano, ognuno può farvi ed esservi quel che vuole, credente o meno.

Al giorno d’oggi crede che i francesi siano più o meno vicini di prima a Dio?

Non saprei darle una risposta oggettiva, ma personalmente credo che le persone si siano sempre poste delle domande e che siano attirate dall’Aldilà e dal dopo, volenti o nolenti… in questo momento è certo poi che ci sono sempre meno preti in Francia e persone che si offrono alla Chiesa.

Torniamo a Notre Dame. Sono previste delle ristrutturazioni?

Ve ne sono molte, lo stato ne fa parecchie per la Basilica, della quale, del resto, è proprietario. Tra le altre cose dovranno essere modificate delle arcate…

Un’ultima domanda: qui a Notre Dame, così come in molte chiese a Roma, avete un banco di vendita souvenir ed una vetrinetta contenente bigiotteria e qualche gioiello… per quale motivo scegliete di vendere oggettistica di valore?

In molti ci pongono questa domanda. La ragione è semplice: abbiamo 14 milioni di visitatori, lo stato non ci finanzia, eccezion fatta per le ristrutturazioni, e noi abbiamo un riscaldamento e illuminazione molto cari da pagare… i soldi li usiamo per questo e per aiutare i quartieri poveri: non c’è un profitto. Il personale che vede alla vendita sono volontari.  Non abbiamo azionisti ed a livello di conti è tutto messo nero su bianco: siamo molto aperti e ogni anno presentiamo alle persone che li richiedono dei conti delle entrate e delle uscite. In tutto ciò, siamo ben felici anche di organizzare visite gratuite: ci sono dei volontari che hanno investito un po’ di soldi per aiutare le scuole che non possono permettersi economicamente di spostarsi a raggiungerci. Non abbiamo tanti soldi, ma quel po’ che ne abbiamo lo reinvestiamo all’interno della Basilica. Io stesso per venire a lavorare qui ho rifiutato un lavoro in cui avrei potuto guadagnare di più, ma qui sto bene, qui mi piace…

***

L’inte
rvista termina: André, anche se è troppo gentile per dirmelo, ha parecchie cose da fare. Torno sui miei passi, oltre il perimetro delimitato dai Gargoyle, felice d’aver gravitato seppur in piccola parte dietro alle quinte di uno dei più grandi capolavori di gruppo – di uomini e di secoli – della storia dell’uomo.

 

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ZENIT Staff

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