Galantino: "Il Servizio civile, un capitale da valorizzare"

Il segretario generale della CEI auspica un maggiore indirizzamento dei giovani italiani verso questa pratica

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Nonostante la mancanza di fondi del governo per questo settore, il Servizio civile rimane una grossa opportunità per i giovani. Lo ha dichiarato monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della CEI, intervenendo al seminario nazionale per i referenti regionali e nazionali del Tavolo ecclesiale sul servizio civile, tenutosi oggi a Roma.

Il Tavolo che annovera tra gli enti promotori Caritas Italiana, la Fondazione Migrantes, l’Ufficio Nazionale per la cooperazione missionaria tra le Chiese, l’Ufficio Nazionale per i problemi sociali e il lavoro, il Servizio Nazionale per la pastorale giovanile e l’Azione Cattolica Italiana, si riunisce oggi, in occasione della memoria liturgica di San Massimiliano di Tebessa (m. 295), martire per aver rifiutato di servire l’esercito dell’Impero Romano, diventando così patrono degli obiettori di coscienza.

Il servizio civile, ha affermato monsignor Galantino, si presenta come “un’opportunità incredibile di incontro con le nuove generazioni, di coinvolgimento in un cammino nel quale crescere in attenzione e disponibilità verso la res publica”, quindi un “impegno responsabile nei confronti degli altri”, nel quadro di una “formazione alla cittadinanza attiva” e della “costruzione della pace nella giustizia, alla solidarietà”.

Il segretario generale della CEI ha quindi esortato i membri del Tavolo Ecclesiale sul Servizio Civile a “portare avanti quest’esperienza di lavoro comune, puntando a costruire e rafforzare un rete efficace di relazioni e di condivisione all’interno dei nostri territori”.

Il nostro paese, ha proseguito Galantino, presenta un ricco reticolato di “attività poste in essere da parrocchie, associazioni, cooperative sociali, all’interno delle quali negli anni centinaia di migliaia di giovani, attraverso il servizio civile, hanno portato il loro contributo”. Tuttavia, “non si è riusciti ad approfondire e a valorizzare questo capitale sociale come si sarebbe potuto (e dovuto), facendolo diventare sistema”.

Rimane comunque la “ricchezza incommensurabile sul piano educativo” che i giovani hanno potuto ricavare da questa esperienza, che si esplica in varie forme: in primo luogo, ha osservato il presule, attraverso il “rapporto che grazie al Servizio civile hanno potuto instaurare con la figura degli adulti con i quali si sono relazionati e dai quali sono stati anche accompagnati”.

Al tempo stesso, per mezzo del Servizio civile, i giovani vengono formati ad una “prospettiva di dono di sé” e “di uscita quindi dalla propria sfera autoreferenziale”, oltre che al “dialogo”, in alternativa alle “logiche di conflittualità, esclusione e marginalizzazione”.

Lungi dall’avere una mera “chiave funzionale o strumentale” o di limitarsi ad essere una “offerta di sostegno a servizi pubblici in difficoltà”, l’esperienza del Servizio civile “è vera scuola di umanizzazione e di cittadinanza”, sviluppando “reti che favoriscono l’incontro” e la testimonianza che “un altro mondo è davvero possibile”.

Per continuare a realizzare tutto ciò, ha proseguito monsignor Galantino, “ci è chiesto un notevole investimento in formazione” e bisogna puntare su “proposte di senso”, a partire dall’impegno esplicito “per lo sviluppo umano e per la giustizia sociale” e in una reale e concreta “fiducia nei giovani, nella loro sincerità e nella loro generosa disponibilità”.

La disoccupazione giovanile e la difficoltà dei giovani a veicolare ed esprimere le loro vere esigenze, non sono soltanto “frutto della congiuntura economica, ma anche di una forma distorta di educazione, che ci ha portato a ‘coccolarli’, a proteggerli con un eccesso di premure, togliendo loro – con la possibilità di sporcarsi le mani – anche quella di un autentico contatto con la realtà”.

Un contatto che il giovane potrà trovare anche in proposte provenienti dall’azione della Caritas e di altre realtà ecclesiali, in cui “può mettersi alla prova, sbattere il naso, scoprire le proprie capacità e, perché no, trovare la propria strada”.

Questa generazione, quindi, merita “maggiore stima e speranza, superando analisi preconfezionate che non le rendono giustizia”, ha sottolineato il segretario generale della CEI.

“Anche in questo tempo narcisistico – ha proseguito – i giovani sono disposti ad assumersi una fetta di responsabilità, purché ci sia qualcuno che li prende sul serio, li coinvolge, li aiuta a indirizzare le energie permettendo loro di vivere una sana passione per l’altro, in un orizzonte di comunità e, quindi, di relazioni positive”.

Spetta agli adulti non privare i giovani di “questa opportunità: ne va della qualità del futuro del Paese, quindi del nostro stesso futuro”, ha poi concluso monsignor Galantino.

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Luca Marcolivio

Roma, Italia Laurea in Scienze Politiche. Diploma di Specializzazione in Giornalismo. La Provincia Pavese. Radiocor - Il Sole 24 Ore. Il Giornale di Ostia. Ostia Oggi. Ostia Città (direttore). Eur Oggi. Messa e Meditazione. Sacerdos. Destra Italiana. Corrispondenza Romana. Radici Cristiane. Agenzia Sanitaria Italiana. L'Ottimista (direttore). Santini da Collezione (Hachette). I Santini della Madonna di Lourdes (McKay). Contro Garibaldi. Quello che a scuola non vi hanno raccontato (Vallecchi).

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