Galantino: "Bisogna rendere i tanti umanesimi negati, umanesimi riusciti"

Il segretario generale della Cei presiede la Messa di inaugurazione dell’anno accademico della Facoltà di Scienze dell’Educazione Auxilium di Roma

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La questione dell’educazione ha contraddistinto i tre momenti dell’inaugurazione dell’anno accademico 2015-2016 alla Facoltà di Scienze dell’Educazione Auxilium. Un punto prospettico strategico da cui partire per la ripresa culturale e valoriale della società, per la conversione e il rinnovamento delle prassi educative, e di ogni azione pastorale, per la realizzazione di quel nuovo umanesimo a cui la Facoltà, pontificia e salesiana, tende quale punto centrale della missione culturale e formativa.

Il primo accenno alla questione educativa è venuto da mons. Nunzio Galantino, segretario generale della Conferenza Episcopale italiana che, nell’omelia della Celebrazione eucaristica che ha dato il via all’atto solenne dell’inaugurazione dell’anno accademico alla Facoltà Auxilium, ha sottolineato come “certe logiche mondane ed individualiste sono i sintomi preoccupanti di una deriva antropologicamente gravissima e del frazionamento della persona umana in tanti pezzi isolati”. È importante per sanarle che “chi ha incontrato Cristo, l’uomo nuovo, possa non vivere più per se stesso, ma per gli altri” perché questo mondo “ha bisogno di essere salvato e l’impegno di ricerca sull’uomo, il servizio alla vocazione integrale della persona, sono elementi fondamentali e insostituibili a questa salvezza”.

È la “speranza preoccupata o la preoccupazione speranzosa” che, in un commento a margine, lo stesso Galantino ha detto di aver trovato percorrendo l’Italia nelle sue persone e nelle sue storie, nelle realtà delle parrocchie ormai proiettate all’appuntamento di Firenze: “Attraverso il riferimento forte a Cristo Signore – ha ribadito – possiamo ancora contribuire a rendere i tanti umanesimi negati umanesimi riusciti”.

E la persona è stata al centro della prolusione accademica di Luigi Alici, ordinario di Filosofia morale all’Università di Macerata. La riflessione del filosofo, dal titolo La persona tra natura e cultura: differenze e relazioni, ha preso spunto da alcuni fatti di cronaca, per precisare come “la tradizione classica ha interpretato la polarità di natura e cultura nella forma di una circolarità creativa, in cui la cultura si qualifica come una forma di ‘coltivazione spirituale della natura’”, grazie alla quale può prendere forma nell’essere umano una “seconda natura”». Da qui ha evidenziato come “la difficoltà di articolare correttamente il rapporto tra natura e cultura è il sintomo più vistoso della difficoltà di riconoscere la questione della differenza” e ancor prima “un tratto comune della società dei ‘post'” (postmoderno, postsecolare, postmetafisico, postmorale, postumano…) nella cui luce “possiamo leggere il sovrapporsi di biocentrismo, nichilismo e postumano, che caratterizza il nostro tempo”.

Per Alici, «tale eredità ingombrante oggi dilaga a tutto campo, destrutturando non solo differenze di ordine culturale, politico, religioso (in cui rischia di essere smarrito il confine tra pluralismo e relativismo), ma anche il senso stesso della riflessione etica e antropologica, fondata sulla differenza tra vero e falso, buono e cattivo, giusto e ingiusto, maschile e femminile, natura e persona, essere e nulla, finito e infinito”. È allora urgente “nei confronti di una deriva culturale che pone la libertà più grande ‘al di là del bene e del male’, recuperare l’idea di una vita morale con ‘il piede sull’acceleratore'”, nel senso che “la morale è per il morale, aiuta a ‘star su di morale’, sviluppandosi nel segno del sì: ‘Tu puoi fare di più, puoi essere di più: più buono, più libero, più felice…’”.

Il filosofo ha concluso sostenendo che «anziché accontentarci di schematismi irrigiditi e ostili, che nascono dall’arroccamento, dalla paura, si tratta di intercettare il nomadismo inquieto di donne e uomini concreti, facendoci compagni di strada esigenti e misericordiosi, nell’ordine della riflessione critica e della testimonianza pratica, capaci di trasmettere per contagio un messaggio molto semplice: Non rinunciate all’infinito! Non rinunciate a scavare nella profondità inesauribile del vissuto”. E l’indicazione finale è racchiusa in un “doppio compito, culturale ed educativo: il rispetto della vita, come dovere primario, e la promozione della persona, come valore ultimo, dove l’impegno è rivolto al miglioramento qualitativo delle condizioni di esercizio della libertà e alla edificazione del bene comune”.

Infine, la Preside Pina Del Core, che sarà anche relatrice della sintesi dei lavori per la “via dell’educare” al Convegno Ecclesiale di Firenze, nella sua relazione ha puntualizzato come “il cammino intorno all’educare che la Facoltà ha fatto in questi anni ha maturato la consapevolezza che ogni discorso educativo è complesso ed è anche politico”. 

La complessità, ha spiegato, viene dal contesto socioculturale “perché si tratta di individuare risorse esistenti e da valorizzare, obiettivi ampi e propositivi come la cittadinanza attiva dei giovani, l’educazione e l’orientamento alle scelte, attraverso il coinvolgimento e l’impegno di professionisti di vari ambiti per la costruzione di nuove alleanze educative”. La dimensione politica della questione educativa fa riferimento invece al fatto che “qualsiasi progetto educativo ha bisogno di convergenze, di sostegni anche economici, di consensi a diversi livelli, per le conseguenze che può avere a favore o contro i giovani”.

In tal senso “l’educazione è una chiave di volta nella complessità della società che può divenire strategia risolutiva dei grandi problemi che assillano l’umanità, ma nello stesso tempo è anche ‘pericolosa’, come tutto ciò che promuove la riflessione critica e quindi si pone contro i circuiti consueti che approdano a facili consensi». L’augurio allora è che l’educazione sia «spazio in cui si formano le persone alla libertà e alla responsabilità, ad una cittadinanza attiva, a un pensiero che non è lontano dall’azione ma che motiva e fonda le piccole o grandi scelte quotidiane e della vita, nel presente e per il futuro”.

La mattinata si è conclusa con il saluto della vice Gran Cancelliere della Facoltà e Superiora generale dell’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, madre Yvonne Reungoat, e la proclamazione a docente emerita di Marcella Farina, docente di Teologia fondamentale, consultore della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica e delle Cause dei Santi.

 

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ZENIT Staff

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