Fu detto, ma io vi dico

Meditazione quotidiana sulla Parola di Dio — Mt 5,20-26

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Lettura

Gesù parla «come uno che ha autorità». Lo constatarono stupiti coloro che a Cafàrnao lo avevano ascoltato. Le solenni espressioni che oggi ricorrono nel brano evangelico – «Avete inteso che fu detto agli antichi, ma io vi dico…» – confermano che è giusta la percezione di quella gente: Gesù si attribuisce un’autorità che è quella di Dio stesso; parla con un “io” che solo Dio può pronunciare, come fece sul Sinai, quando diede i “Comandamenti”: «Io sono il Signore Dio tuo…». La Legge ed i Profeti sono orientati a lui, alla sua venuta, preparano l’Alleanza nuova; ed egli ora è venuto, è presente.

Meditazione

«Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli». Ritornano sullo sfondo scribi e farisei. La “polemica” di Gesù con queste categorie di credenti e praticanti – spesso meno praticanti di quel che essi ritengono: «Pagate la decima della menta, dell’anèto e del cumìno, e trasgredite le prescrizioni più gravi della legge…, filtrate il moscerino e ingoiate il cammello» (cfr. Mt 23) – non è determinata da antipatia personale, ma dal fremito che l’impostazione farisaica suscita. C’è una “giustizia” che deve essere “superata”: quella che si attiene formalmente alla Legge ma non va al cuore della Legge, alle sue più profonde esigenze. Non basta non uccidere materialmente: c’è un uccidere mediante l’ira, violento bisogno di reazione talvolta fino alla vendetta. Dire al fratello: “stupido”, o dirgli: “pazzo” (“imbecille”, “rinnegato”, alla lettera), conduce «al fuoco della Geènna», perché questi insulti sono espressione di una volontà di umiliare la persona, alla quale, anche se colpevole di atti e parole che suscitano la reazione, è sempre dovuto il riconoscimento che Dio le riserva, pur quando castiga la colpa. Si aggancia qui il discorso sul perdono, introdotto significativamente da un “dunque” che strettamente lo lega a ciò che precede: «Se dunque ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, va’ a riconciliarti con il tuo fratello». Richiamo evidente alla preghiera che Gesù ha insegnato: «Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori». Non si è perdonati se non si perdona. Per grettezza di Dio? No: è perché, se io non conosco il perdono ai fratelli, non so nemmeno che cos’è il perdono di Dio, e quindi non lo accolgo!

Preghiera

«Aiuta, o Madre, la nostra fede! Apri il nostro ascolto alla Parola, perché riconosciamo la voce di Dio e la sua chiamata. Sveglia in noi il desiderio di seguire i suoi passi, uscendo dalla nostra terra e accogliendo la sua promessa. Aiutaci a lasciarci toccare dal suo amore» (Lumen Fidei, 60).

Agire

Pregherò oggi ai fratelli che hanno “qualcosa contro di me”; alla luce di Dio cercherò di capire se ci sono delle ragioni e cercherò le occasioni per “andare” da loro.

Meditazione a cura di mons. Edoardo Aldo Cerrato, vescovo di Ivrea, tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonament info@edizioniart.it.

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ZENIT Staff

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