Fraternità senza presunzione e ipocrisia

Meditazione quotidiana sulla Parola di Dio — Lc 6,39-42

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Lettura

La parabola del cieco che vorrebbe fare da guida a un altro cieco è brevissima ed è posta sotto forma di domanda, la cui risposta è scontata: un avvertimento chiarissimo per i discepoli a non presumere di fare da maestri se non in riferimento a Gesù. Di conseguenza, l’evangelista riporta il forte invito del Maestro alla fraternità autentica, dove ciascuno s’impegna a vincere le proprie debolezze prima di offrire aiuto a chi non riesce a uscire dal buio dell’errore.

Meditazione

Non è facile riconoscere la propria cecità. Eppure Gesù insiste su questo atteggiamento, non tanto in vista di un’accoglienza benevola quanto per la verità che da esso scaturisce. Siamo discepoli bisognosi di essere guidati per uscire dalle tenebre che ci accecano. Come potremmo, altrimenti, porci accanto a chi cerca la luce se non ci presentiamo anche noi come persone che stanno ricevendo un dono immeritato e gratuito? Eppure siamo chiamati, man mano che entriamo in relazione con gli altri discepoli, a farci carico delle loro difficoltà, a prenderci a cuore i loro bisogni e a offrire il nostro contributo per venirne fuori. Il Maestro, in tal modo, ci soccorre e ci educa, mettendoci in condizione di costruire rapporti veri nella comunità. La Chiesa diventa, così, luogo concreto e forte di fraternità, spazio propizio per crescere come autentica famiglia, segno efficace di sincera comunione tra tutti i figli di Dio in vista dell’unità dell’intero genere umano. Occorre pertanto vivere la dimensione interpersonale con molta attenzione, guidati da vera carità fraterna e fuggendo ogni forma d’ipocrisia. La minaccia è sottilissima e continua. Ci vuole poco, infatti, a nascondersi dietro una premurosa preoccupazione verso l’altro in difficoltà. La sua pagliuzza non deve mai farmi dimenticare la trave che è in me. Una buona dose di umiltà, intesa come consapevole ammissione dei propri limiti, spinge a creare relazioni vere, cioè alla pari, in cui ognuno accetta di farsi aiutare dall’altro. Solo riconoscendoci fratelli possiamo condividere l’esperienza che il Vangelo ci propone, anzi, ci richiede per essere discepoli di Gesù che si vogliono bene sul serio, fino a portare su di sé gli uni i pesi degli altri.

Preghiera:

Ti chiedo perdono, o Signore, per la mia poca benevolenza nei riguardi dei miei fratelli. Purifica il mio cuore e rendilo pronto a gioire e a soffrire con chi mi hai messo accanto, senza finzioni o sotterfugi di alcun tipo. Fammi essere occhio per il cieco, piede per lo zoppo, ma anche pronto ad accogliere il sostegno che mi viene offerto e di cui necessito per vivere sempre meglio il Vangelo.    

Agire:

Eviterò con cura di cadere oggi nel facile giudizio e rinuncerò a parlare con superficialità delle persone che conosco, provando invece a evidenziare qualcosa di buono in loro.

Meditazione del giorno a cura di mons. Francesco Alfano, ar​civescovo di Sorrento – Castellammare di Stabiatratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti info@edizioniart.it

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ZENIT Staff

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