Disegno di Carmelo Raco

Francesca Saverio Cabrini: l'apostola dell'accompagnamento

La Santa incoraggia a non dimenticare le situazioni d’abbandono, ma a promuovere forme concrete di accoglienza affinché ogni migrante possa sentirsi integrato

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A pochi giorni dalla celebrazione della fuga in Egitto della Santa Famiglia di Nazareth, la liturgia propone alla nostra meditazione la figura di una generosa Santa della carità, Francesca Saverio Cabrini, patrona dei migranti. Nata a Sant’Angelo Lodigiano il 15 luglio 1850, Francesca rimase presto orfana di padre e di madre. Si impegnò a conseguire il diploma magistrale, che le permise di trovare lavoro come supplente presso la vicina scuola di Vidardo. Il suo intento più profondo era quello di poter essere di aiuto, insieme a sua sorella Rosa, alla loro sorella Maddalena, la quale era gravemente malata.
I due anni di lavoro presso l’istituto rivelarono la forza d’animo di questa donna, la quale riuscì a insegnare la dottrina cristiana nella sua classe, malgrado gli impedimenti legislativi dell’epoca e l’opposizione del sindaco di quella cittadina. Francesca desiderava ardentemente diventare missionaria, ma questa sua intenzione fu preceduta da altre esperienze ecclesiastiche.
Il primo intervento della grazia di Dio fu all’emissione dei voti religiosi per entrare nella Casa della Provvidenza di Codogno, anche se Dio la chiamava ad un’altra missione. Il suo desiderio di diventare missionaria trovò una opportunità, quando il Vescovo di Lodi le propose di fondare un istituto religioso per l’assistenza degli emigrati italiani in America.
Francesca pensava alla Cina, immaginando in quel grande Paese asiatico il luogo del suo servizio caritativo. Avere l’opportunità di iniziare una missione fu la scintilla che la convinse ad accettare quell’incarico. In vista di questo progetto fondò le Missionarie del Sacro Cuore di Gesù, aprendo varie case in Lombardia ed una casa a Roma.
Il secondo intervento provvidenziale arrivò con Giovanni Scalabrini, il quale voleva affidarle il settore femminile del suo Istituto. Francesca rifiutò la proposta, pensando di perdere l’autonomia del suo Istituto. Si sentì maggiormente a suo agio nell’accettare l’incarico di direttrice di una scuola e di un asilo a New York.
La terza opera dell’azione di Dio fu incontro decisivo con Papa Leone XIII, che pronunziò alla ragazza parole davvero profetiche: “Non a Oriente, Cabrini, ma all’Occidente. L’Istituto è ancora giovane. Ha bisogno di mezzi. Andate negli Stati Uniti, ne troverete. E con essi un grande campo di lavoro. La vostra Cina sono gli Stati Uniti, vi sono tanti italiani emigrati che hanno bisogno di assistenza”.
Francesca Cabrini partì nel 1889 per New York, certa di essere preceduta da Dio nella sua missione. La sua strada non fu per nulla in discesa. Il primo ostacolo fu proprio l’arcivescovo Corrigan che scoraggiò la sua missione, invitandola a ritornare in Italia, poiché le sue iniziative richiedevano una grande quantità di denaro del quale non disponeva.
La giovane non rinunciò al suo proposito, sostenuta dalle parole profetiche del Santo Padre e dall’amicizia con una ricca donna cattolica italiana, la moglie del direttore del Metropolitan Museum, l’italiano Luigi Palma de Cesnola. La benefattrice donò un piccolo appartamento che diventò successivamente un centro di assistenza e insegnamento per gli abitanti dei quartieri poveri della città.
Francesca non aveva timore di recarsi nei quartieri periferici, violenti e degradati. Aveva una grande forza interiore che le faceva superare gli ostacoli. La sua vocazione era di servire gli emigrati italiani, per ricordargli le loro origini e per restituire il valore della dignità. La sua strategia era di creare un clima di solidarietà dei più ricchi verso i più poveri, in virtù della comune origine italiana. Questa sua motivazione convinse anche i cittadini non credenti ad aiutare i più bisognosi.
La Santa compì 24 attraversate oceaniche, accompagnando i disagi e le preoccupazioni dei suoi compatrioti, offrendo la sua vita per gli orfani, gli ammalati e costruendo case, scuole e un grande ospedale. Da New York si trasferì a Chicago, successivamente in California, proseguendo la sua opera missionaria in tutta l’America, sino ad arrivare in Argentina. Morì durante l’ennesimo viaggio a Chicago il 22 dicembre 1917. Fu dichiarata Santa da Papa Pio XII il 7 luglio 1946. Nel 1950 fu proclamata “Celeste Patrona di tutti gli Emigranti”.
Alla vigilia del Natale quale insegnamento lascia la vita di questa grande testimone della carità? La sua vita ha lasciato una profonda traccia nel cuore di tanti migrati, fuggiti dall’Italia con la speranza di costruire un futuro migliore. Oggi assistiamo nel nostro bel Paese al duplice fenomeno della emigrazione e dell’immigrazione. Tanti uomini e donne provenienti da zone martoriate dalla povertà e dalla guerra cercano ospitalità nelle nostre città. Ma siamo testimoni anche di un’altra dolorosa situazione: tanti giovani italiani lasciano i loro luoghi di nascita per cercare un lavoro in un Paese straniero. Essi partono con tanta volontà di costruirsi un futuro, ma anche con tanta tristezza nel cuore per il fatto di dover lasciare la propria terra. Questi giovani soffrono il disagio dell’ambientamento, l’angoscia della solitudine, la durezza della precarietà, la difficoltà di provvedere alle necessità quotidiana.
Constatiamo tristemente che questi giovani non hanno alcuna forma di accompagno nel loro viaggio, ma soprattutto durante la loro permanenza. Francesca Saverio Cabrini ci incoraggia a non dimenticarci di queste situazioni di abbandono, ma di promuovere forme concrete di accoglienza e di sostegno, affinché anche ogni migrante possa sentirsi integrato all’interno del paese straniero. Questa forma di apostolato delle periferie è il cuore della missione della Chiesa, la quale è sempre più chiamata a divenire accompagnatrice dei migranti, per vigilare e denunziare le ignobili forme di sopruso e di violenza. Una volta accompagnati nel paese di destinazione i missionari dell’accompagno sono chiamati a compire il passaggio del testimone del servizio alla Chiesa locale, la quale ha l’incarico di promuovere la cultura dell’accoglienza.
Francesca Cabrini ha ricevuto la profezia della sua vocazione dalle parole del Santo Padre Leone XIII. Anche oggi tutta la Chiesa universale è chiamata ad accogliere con fede e coraggio l’invito di Papa Francesco che invita ad uscire dalla pigrizia e dall’indifferenza, per diventare i protagonisti della solidarietà, i testimoni della carità e gli apostoli della misericordia. L’invito è a compiere gesti di carità semplici e nascosti, dai quali possa trasparire l’amore di Dio per ogni uomo, il quale attende di rendere gloria al Padre per essere stato testimone di una opera di misericordia ricevuta con gratuità e con gioia.

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Osvaldo Rinaldi

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