Forte colpo di mortaio, stamane, sulla Nunziatura apostolica di Damasco

Nessun ferito, solo danni materiali. Il Nunzio mons. Zenari: “La paura di oggi mi ha fatto pensare alla sofferenza dei bambini che hanno visto distrutte le loro case e i villaggi”

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Un brutto risveglio quello di stamattina per la nunziatura apostolica di Damasco, in Siria. L’edificio, nel quartiere centrale di Malki, nelle vicinanze di piazza degli Omayyadi, è stato colpito, intorno alle 6.30, da un forte colpo di mortaio che fortunatamente non ha provocato nessun ferito, ma solo alcuni danni materiali. Tuttavia il botto assordante ha provocato momenti di vera tensione all’interno della nunziatura. “È chiaro che c’è preoccupazione”, ha commentato il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, “si vive in un luogo di guerra, in una situazione di rischio in tutto il Paese”.

Mons. Mario Zenari, nunzio apostolico a Damasco, ha ricostruito l’episodio in un’intervista alla Radio Vaticana. “È successa una cosa imprevista – ha detto l’arcivescovo – anche se qui tutto può capitare. Stavo proprio alzandomi, quando ho sentito un grosso botto e mi sono gettato subito a terra, cercando di evitare le finestre perché abbiamo già sperimentato che a volte non cade solo un mortaio, ma ne cadono due, tre. Dopo un po’, mi ha chiamato il mio consigliere, poi anche le suore della nunziatura e mi hanno detto che era caduto un colpo di mortaio, un rocket, sulla sede della nunziatura. Siamo usciti ed abbiamo constatato i danni che, per fortuna, sono limitati: non ci sono feriti”.

Solo 30 minuti più tardi e le conseguenze sarebbero state tragiche. Sia per lo stesso Zenari che, in questa stagione ancora mite, celebra le Lodi su un piccolo terrazzino vicino a dove è caduto il colpo di mortaio. Sia per gli operai e gli impiegati di turno alle 8-8.30, che sarebbero potuti rimanere feriti dalle schegge o dalle tegole cadute sopra l’ingresso dell’edificio. Immediata la solidarietà delle autorità siriane: “Qui subito è arrivata la polizia” ha affermato il Nunzio, che però ha detto di non avere alcuna idea di chi possa aver tirato il colpo, né da dove esso provenga.

Purtroppo, ha proseguito, “qui queste cose capitano giornalmente: sabato scorso, sul convento dei Padri Francescani ad Aleppo sono caduti due-tre mortai che hanno danneggiato il tetto e per fortuna non hanno fatto vittime, né feriti. Nelle ultime settimane, nella zona della Damasco vecchia, dove abbiamo i quartieri cristiani, sono caduti e con una certa frequenza questi rockets”. E anche nella stessa nunziatura non è la prima volta che si verifica tale incidente. Inoltre, proprio ieri è stato comunicato al presule che, dall’inizio del conflitto ad oggi, sono caduti nel quartiere popolare di Jaramana circa 2.800 mortai.

“Siamo tutti nella stessa barca, sia a Damasco sia in altre parti del Paese” ha detto mons. Zenari alla Radio Vaticana, ricordando anche l’esperienza dei cristiani dell’Iraq. “In questi ultimi mesi di conflitto – ha sottolineato – è cresciuta la preoccupazione dei cristiani. Nel primo anno di conflitto, i cristiani non si vedevano, erano ancora ‘rispettati’. Poi, complicandosi maggiormente di mese in mese, di settimana in settimana, questo conflitto, anche la posizione dei cristiani è divenuta sotto certi aspetti un po’ preoccupante. Soprattutto di recente c’è una certa preoccupazione: per tutti i siriani e direi anche per i cristiani”.

In particolare, l’arcivescovo si è rivolto alla comunità internazionale e alle parti in conflitto affinché facciano “ancora molti più sforzi”. La via per la pace in Siria, ha soggiunto, “non è tanto una strada in salita”, tuttavia “mi sembra che in queste condizioni sia quasi una scalata, come arrampicarsi su una parete”. “Bisogna fare di tutto perché la gente sta soffrendo, sta morendo ogni giorno, sta lasciando i propri villaggi, le case distrutte quotidianamente, ci sono rifugiati e sfollati ogni giorno” ha rimarcato il presule. “Credo che non si possa più accettare il fatto che i siriani ormai da tempo aspettano e vogliono la cessazione del conflitto, della violenza e che si arrivi ad una soluzione politica”.

Soprattutto, ha affermato Zenari, è inaccettabile continuare ad assistere alle sofferenze dei tanti bambini rifugiati. La paura provata questa mattina per il colpo di mortaio, ha risvegliato nella mente del Nunzio il triste pensiero del terrore provato dai bambini “vedendosi crollare addosso le case, dovendo partire perché la loro casa, il loro villaggio era stato distrutto”. “Il mio pensiero è andato subito a quei piccoli che non c’entrano con questo conflitto e che portano il peso più grande e anche le cicatrici più grandi della crisi” ha detto. Ha poi concluso: “Bisogna fare di tutto affinché possano rimanere sicuri nelle loro case e non debbano più essere spaventati da bombardamenti, da tiri incrociati; e che possano, quelli che sono partiti, ritornare nei loro villaggi e andare a scuola normalmente”.

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ZENIT Staff

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