Formare sacerdoti capaci di discernere i segni dei tempi (Seconda Parte)

Intervista con il rettore del Collegio Urbano, padre Fernando Domingues

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di José Antonio Varela Vidal

ROMA, venerdì, 30 novembre 2012 (ZENIT.org) – La prima parte dell’intervista a padre Fernando Domingues è stata pubblicata ieri, giovedì 29 novembre.

È iniziato un nuovo anno accademico al Collegio Urbano di Propaganda Fide: quanti seminaristi studiano in questo periodo e da quali paesi vengono?

Padre Domingues: Abbiamo quest’anno una comunità di 164 seminaristi, dodici formatori e sette suore, provenienti da una trentina di paesi diversi. Si noti che i nostri seminaristi sono, per la maggior parte, di rito romano, ma abbiamo anche una presenza significativa di seminaristi dalle chiese cattoliche d’Oriente come le Chiese Caldea, Copta, Maronita, Siro Antiochena, Siro-Malabarese e Siro-Malankrese.

Oltre alla filosofia e alla teologia, che tipo di formazione ricevono i futuri presbiteri che dovranno presentare Cristo in territori spesso ostili a questo messaggio?

Padre Domingues: Il cammino formativo che cerchiamo di fare insieme in questo seminario è fortemente caratterizzato da una solida preparazione filosofica e teologica, ma è anche centrato sul fatto che il prete è soprattutto colui che annuncia a tutti il Vangelo di Gesù e che serve le comunità del popolo di Dio come pastore e guida spirituale. Ciò si riscontra sia quando presiede la celebrazione dei Sacramenti nella comunità, sia nei molteplici modi in cui si fa animatore di tutti quelli che assumono i vari servizi necessari alla vita e alla missione della sua comunità cristiana. Quando le situazioni non permettono un annuncio esplicito e pubblico di Cristo, c’è sempre la possibilità di essere presenti con la testimonianza concreta della carità cristiana verso tutti e del servizio preferenziale per gli ultimi.

Papa Benedetto XVI nel suo messaggio per le Missioni di quest’anno, esorta ad “esaminare i problemi, le aspirazioni e le speranze dell’umanità”. Poi si devono preparare seminaristi “realistici”, giusto?

Padre Domingues: Mi sembra molto necessaria oggi, nella vita dei presbiteri, una grande capacità di discernere i “segni dei tempi”. Abbiamo bisogno di guardare con simpatia e benevolenza il nostro mondo e le comunità umane concrete dove viviamo, per scoprirvi i segni della presenza attiva di Dio e per saper rispondere con il Vangelo a quei desideri profondi, a quelle ‘aperture del cuore’ dei nostri contemporanei, che in realtà sono già frutto della presenza dello Spirito di Cristo.

Il messaggio del Papa invita inoltre i “paesi di missione” ad essere missionari. Le persone di quei paesi potrebbero aiutare nella nuova evangelizzazione in Europa e nei paesi sviluppati?

Padre Domingues: Penso che il messaggio del Santo Padre sia un invito chiaro per tutti i fedeli cristiani, laici, consacrati e ministri ordinati di ogni rango, a sentirsi responsabili dell’evangelizzazione. Siamo chiamati prima a testimoniare il Vangelo con il nostro modo di vivere e poi anche ad annunciarlo esplicitamente con le nostre parole. Ai nostri giorni, parlare di “Paesi di missione” e “Paesi cristiani” non corrisponde più alla realtà dei fatti.

E perché?

Padre Domingues: È importante che tutti siamo disposti a comunicare la nostra fede alle nuove generazioni e alle persone che non conoscono il Vangelo. La Chiesa è, sempre e in tutti i luoghi, Chiesa missionaria. Alcuni e alcune di noi sono stati chiamati a portare il Vangelo in Paesi e ambienti culturali lontani dal nostro. Come ci ribadisce il recente Sinodo della Nuova Evangelizzazione, questa è l’evangelizzazione di sempre, che oggi vogliamo fare con entusiasmo rinnovato.

Il messaggio del Papa si riferisce al beato John Henry Newman: qual è la risonanza che ha oggi il suo messaggio, rispetto al compito missionario della Chiesa?

Padre Domingues: Newman che, per felice coincidenza, si preparò all’ordinazione sacerdotale proprio in questo nostro Seminario, rimane l’esempio brillante di un cristiano che ha avuto il coraggio di pensare con onestà e profondità alla fede in cui credeva. Abbiamo nella chiesa del nostro Collegio un suo ritratto che ci ricorda l’importanza di combinare santità, fede e ragione. Anche oggi, infatti, abbiamo bisogno di formare pastori che siano persone di cultura illuminata e di fede evangelica profonda, capaci di portare a un dialogo fecondo la nostra fede e le culture nelle quali siamo nati e nelle quali siamo ora chiamati a diventare missionari e guide delle comunità cristiane.

La nostra agenzia ZENIT festeggia 15 anni di servizio: quale messaggio vuole trasmettere ai nostri lettori?

Padre Domingues: Per i 15 anni di Zenit, grazie del vostro servizio prezioso. Sia sempre caratterizzato dalla fedeltà alla verità evangelica e da quel coraggio che sempre hanno avuto i grandi annunciatori del Vangelo.

Per approfondimenti: www.collegiourbano.org

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ZENIT Staff

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