"Fissare gli occhi su Gesù" (Prima parte)

Intervista del cardinale Tarcisio Bertone a TV Trwam e a Radio Maryja

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In occasione dell’Anno della Fede il cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato di Sua Santità Francesco, ha concesso alla televisione cattolica polacca TV Trwam e a Radio Maryja un’intervista che riportiamo di seguito. 

Il cardinale è stato intervistato da padre Zdzislaw Klafka, CSsR, rettore dell’Istituto Superiore della Cultura Sociale e Mediatica a Toruń, gestita dai redentoristi polacchi.

***

Eminenza, durante la sua ricchissima esperienza a servizio della Chiesa, accanto a dei grandi Papi, ha affrontato delle sfide impegnative nella promozione dei valori vitali per l’umanità intera. Ricordando con gratitudine il ministero accanto al Papa Emerito, potrebbe dirci quale patrimonio specifico Papa Benedetto XVI ha lasciato alla Chiesa e all’umanità?

Cardinale Tarcisio Bertone: Sono contento di parlare alla vostra televisione, alla vostra radio che, come sapete, apprezzo molto da tanto tempo e di sottolineare proprio a voi che siete così uniti al Papa, al successore di Pietro, che il patrimonio che ci ha lasciato Papa Benedetto XVI nei suoi otto anni di fulgido pontificato è ricchissimo sotto l’aspetto teologico, antropologico, spirituale e anche giuridico, e di governo. Ma ciò che mi pare di dover sottolineare è il fatto che Benedetto XVI ha espresso in pienezza il mandato di Gesù a Pietro, di confermare i suoi fratelli nella fede. Ha insegnato alla Chiesa una fede illuminata, in dialogo con la ragione, vissuta nella gioia, nella comunione, forte nella speranza e caratterizzata da una profonda spiritualità. Ha testimoniato all’umanità la pienezza della figura umano-divina del Cristo Salvatore in cui trova espressione il vero e grande sommo bene di ogni persona umana. Il patrimonio che ci ha lasciato è contenuto in numerosissimi volumi. Io direi soprattutto in quella trilogia su Gesù di Nazareth – che raccomando ancora di leggere. Ma l’elemento che è più importante e significativo, lo sta scrivendo ora in questa kenosis – come dicono in greco – cioè in questo spogliamento di ogni prerogativa e nell’offerta totale di se stesso alla preghiera di intercessione per la Chiesa e per tutta l’umanità. E questo ci dice che la santità è l’ultima e la massima espressione dell’essere veramente cristiano. 

Sotto la guida di Papa Francesco stiamo continuando a vivere l’Anno della Fede. Perché è cosi importante, secondo Lei, l’invito che Benedetto XVI ha espresso nel motu proprio Porta Fidei  “a ripercorrere la storia della nostra fede” nel corso di questo anno celebrativo?

Cardinale Tarcisio Bertone: Vorrei proprio ricordare un’espressione, cioè la parola chiave del pronunciamento di papa Benedetto. Diceva cosi: “nel nostro tempo in cui in vaste zone della terra la fede è nel pericolo di spegnersi come una fiamma che non trova più nutrimento, la priorità che sta al di sopra di tutte è di rendere Dio presente in questo mondo e di aprire agli uomini l’accesso a Dio – un ritorno a Dio. Non ad un qualsiasi dio, ma a quel Dio che ha parlato sul Sinai; a quel Dio il cui volto riconosciamo nell’amore spinto sino alla fine (cfr Gv 13, 1) – in Gesù Cristo crocifisso e risorto. Il vero problema in questo nostro momento della storia è che Dio sparisce dall’orizzonte degli uomini e che con lo spegnersi della luce proveniente da Dio, l’umanità perde il senso di orientamento, i cui effetti distruttivi si manifestano sempre di più”; perde il senso della vita, il senso della comunità. L’indizione dell’Anno della Fede vuole dare questa coscienza a tutta la Chiesa, stimolare i credenti a collaborare tutti insieme affinché il dono della fede abbia la sua efficacia sull’umanità. E Papa Francesco ha preso in mano le redini di quell’universale movimento di testimonianza sia dando il suo esempio – straordinario – sia stimolando tutti con un pressante invito a ricordare, ad avere Dio presente, fissare gli occhi su Gesù e a riconoscere Gesù in tutti fratelli bisognosi.

Papa Benedetto è stato un grande artefice di dialogo con il mondo contemporaneo, affermando che “la costruzione della pace nel mondo passa per la tutela dell’uomo e dei suoi diritti fondamentali”. Eminenza, è possibile che l’umanità arrivi ad accettare come verità oggettiva e condivisibile che “è proprio l’oblio di Dio, e non la sua glorificazione, a generare la violenza”?

Cardinale Tarcisio Bertone: È possibile. Nella misura in cui ciascuno di noi, si fa annunciatore, testimone di questa verità oggettiva nel proprio ambiente di vita. Su questa base si possono costruire i fondamenti della pace. Ogni generazione ha nel suo tempo delle responsabilità e la pace è un traguardo che non è acquisito per sempre. La pace è un traguardo che viene conquistato momento per momento, occasione per occasione. La tutela dell’uomo, dei suoi diritti fondamentali sono una continua conquista. Il credente, il cristiano sa che parte integrante dei propri doveri sociali è quello di dare a Dio il posto che Gli spetta; e direi il primo posto nella società, perché Dio ama ogni sua creatura. 

(La seconda parte segue domani, lunedì 8 luglio)

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Zdzislaw Klafka

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