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Fiorisci dove Dio ti ha seminato

Per essere forti spiritualmente è importante abbandonarsi a Dio e rendere grazie per tutti i Suoi doni, che spesso diamo per scontati

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“Certe volte mi fermo a riflettere e non riesco a  capire perché Dio ha scelto questa strada per me. Perché tanta differenza e tanto dolore… dalla perdita prematura ed improvvisa di mia madre (che era tutto per me) all’essermi trasferita dall’altra parte dell’Italia lasciando la mia famiglia… fino al non riuscire ad avere un figlio dopo sei anni di tentativi… Lo so, ho un lavoro, una casa ed un marito che mi adora, e di questo Lo ringrazio infinitamente. Ma poi c’è la solitudine di una vita sterile che mi fa sprofondare in una immensa malinconia. Forse, anzi di sicuro, la mia fede non è abbastanza forte… forse dovrei pregare di più, ma non riesco ad ascoltarLo. Non riesco a capire quali siano i Suoi progetti per me. Forse pretendo troppo, sono presuntuosa, vorrei capire, e non è un bene. Scusami se mi sfogo con te, non voglio angosciarti con i miei pensieri, ma il tuo blog è spuntato così all’improvviso nella mia vita, come un raggio di sole, e ti ringrazio per questo …”.
Cara Cecilia, mi sembra che tutta la tua lettera sia sotto l’influenza della tua prima riga: “mi fermo a riflettere e non riesco a capire perché Dio…”.
È un esercizio sfinente questo, che facciamo in tanti e per tante volte: voler capire cause, senso e conseguenze di ciò che ci capita.
Comprendere il motivo del tutto.
Vedere l’intero puzzle come fosse già finito.
Collegare tutti i puntini della nostra vita, come nel famoso giochino della Settimana Enigmistica, per vedere già l’immagine che ne scaturirà.
Capire “perché Dio…”.
In genere, poi, quando usiamo questa lente d’ingrandimento “mangia serenità” che scandaglia ogni minuto della nostra vita, lo facciamo perché siamo oppressi dalla tristezza.
Di fronte ad una bella amicizia, non ci chiediamo mai “perché?”. Ne godiamo i benefici effetti e basta. Se l’amico muore, subito ci chiediamo “Perché?”.
Quando guardiamo un tramonto, mai ci domandiamo: “Perché?”. Se viene un terremoto, gridiamo “Perché?”
Quando ci alziamo la mattina per andare al lavoro, non ci chiediamo “Perché?”. Ma se lo perdiamo, ci angosciamo disperati con un “Perché?
E così via…
Il problema è che è faticoso vivere bene.
Il famoso “bene-essere” che tutti cerchiamo con un lanternino sempre acceso, non è qualcosa che si trova sotto un cavolo.
Non è fortuna e non è solo impegno personale. Non nasce dall’allineamento perfetto dei pianeti o dal momento perfetto della vita.
Dove germoglia allora il benessere, la serenità, la pace interiore?
Dove e come si trova la “perfetta letizia”?
Senza scrivere illusioni, proveremo ad essere concreti.
Concreti come la vita e realisti come Dio.
Keep calm!
Iniziamo con il tranquillizzare la nostra mente. Educhiamoci alla vita interiore e diamo il benvenuto al silenzio.
Sempre immersi nell’inflazione delle parole, facciamo fatica a riposarci nella terra fertile del silenzio, dove fioriscono tutte le virtù.
È il silenzio che ci educa alla vigilanza, facendoci vedere scintille di vita in ogni giorno.
Pian piano avvertiremo di essere dentro un mistero, intriso persino nell’apparente monotonia quotidiana.
Bonhoeffer diceva «Nel silenzio è insito un meraviglioso potere di osservazione, di chiarificazione, di concentrazione sulle cose essenziali». Ed in una sua preghiera Etty Hillesum scriveva: «Tutto avviene secondo un ritmo più profondo … che si dovrebbe insegnare ad ascoltare: è la cosa più importante che si può imparare in questa vita. Il silenzio può così essere strada che conduce alla profondità. Ecco perché le grandi donne e i grandi uomini dello spirito hanno amato e vissuto il silenzio».
Pian piano Dio prende il primo posto e noi smettiamo di chiederci tutti i “perché” del mondo e ci affidiamo a Lui: «Sta’ in silenzio davanti al Signore e spera in lui» (Sal 37,7).
Ogni “grazie” crea amore
Molti esseri umani hanno una capacità quasi infinita di prendere le cose per scontate”, scriveva Aldous Huxley.
Un marito che ci ama, un’amica che ci telefona, l’acqua calda che ci lava, il divano su cui ci rilassiamo, il medico che ci cura, un viaggio che facciamo… quanti di noi sono grati alla vita, per tutto questo?
Una mia amica malata terminale, un giorno mi ha detto, sorridendo ironicamente: “Quel fiore spuntato sul vaso del davanzale, mi mancherà da morire. Prima non ci facevo neanche caso ai fiori”.
Dio ti ha fatto un regalo di 86.400 secondi oggi. Ne hai speso uno per ringraziarlo?”, diceva William Arthur Ward.
Dire grazie non è solo una questione di buone maniere. E’ una questione di buona spiritualità.
Tu ringrazi prima dei pasti. Bene. Ma io dico grazie prima del concerto e dell’opera, prima del gioco e della commedia, quando apro un libro, disegno, dipingo, nuoto, faccio scherma e pugilato, cammino, gioco, ballo e dico grazie quando tuffo la penna nell’inchiostro” (GK Chesterton)
La gratitudine ci rende forti spiritualmente perché vediamo che tutto è dono.
Tutto è un regalo.
Tutto è gratuità.
Per questo San Paolo dirà ai Tessalonicesi: “In ogni circostanza rendete grazie, poiché tale è la volontà di Dio in Cristo Gesù a vostro riguardo”.
Fiorisci dove Dio ti ha seminato
Siamo qui invece che?
Va bene così.
Qui Dio ci vuole e qui fioriremo.
Siamo nelle mani di Dio e in quelle mani possiamo abbandonarci.
Non per qualche minuto al giorno.
Non per qualcosa e basta.
Per tutto.
L’uomo che si abbarbica a qualcosa, che vuole salvaguardare un campo qualunque della sua vita per gestirlo a sua convenienza, senza abbandonarlo radicalmente nelle mani di Dio, fa un pessimo calcolo: si carica di inutili preoccupazioni, si espone all’inquietudine di perdere tutto. Al contrario, colui che accetta di rimettere tutto nelle sue mani, di permettergli di prendere e donare secondo la sua volontà, trova una pace e una libertà interiore inesprimibili” (da “La pace del cuore” di Padre Jacques Philippe).
«Ah, se sapessimo cosa si guadagna a rinunciare a se stessi in tutte le cose!», dice santa Teresa di Gesù Bambino.
Quelle mani che ci hanno creato sanno cosa fare per renderci infinitamente felici.
E’ facile abbandonarsi a Dio? No.
Il demonio, per impedire che ci abbandoniamo a Dio, ci fa immaginare che, se gli rimettiamo tutto, Dio divorerà ogni cosa della nostra vita.
Il dubbio di Adamo ed Eva si ripresenta in ognuno di noi e Dio diventa il nemico di cui diffidare.
Ecco allora i “Perché?” angoscianti ai quali spesso seguono scrupoli dolorosi (“Forse pretendo troppo, sono presuntuosa, vorrei capire, e non è un bene”).
Cara Cecilia, keep calm, ringrazia Dio e fiorisci!
***
(Fonte: www.intemirifugio.it)

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Maria Cristina Corvo

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