Filippino Lippi e Sandro Botticelli nella Firenze del 400

Una mostra alle Scuderie del Quirinale fino al 15 gennaio 2012

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di Maria Cristina Fiocchi

ROMA, sabato, 10 dicembre 2011 (ZENIT.org).- E’ ancora in corso fino al 15 gennaio a Roma alle Scuderie del Quirinale una mostra su Filippino Lippi e Sandro Botticelli nella Firenze del ‘400.

La mostra permette una riscoperta di Filippino e delle tappe più significative del suo itinerario artistico attraverso le opere preziosissime e rari documenti originali provenienti dai maggiori musei e collezioni private del mondo.

Filippino Lippi nacque a Prato verso il 1457 da una relazione clandestina di fra’ Filippo Lippi, celebre pittore carmelitano, con la monaca agostiniana Lucrezia Buti. Essendo la madre in convento , Filippo, chiamato Filippino per differenziarlo dal padre, visse con lui e respirò fin da piccolo l’ambiente artistico fiorentino. La bottega del Lippi era infatti allora attivissima.

Entrato , dopo la morte del padre nel 1469, nella bottega di Sandro Botticelli ne diventò ben presto un collaboratore fino a che non imboccò la propria strada ottenendo l’ambito incarico di completare gli affreschi della Cappella Brancacci nella chiesa di Santa Maria del Carmine a Firenze, opera di Masolino e Masaccio, pittori venerati, ammirati e studiati da tutti gli artisti dell’epoca. E’ di questo periodo il “Tondo Corsini” in mostra dove traspare l’influenza del Botticelli ma anche l’attenzione minuziosa al paesaggio di matrice fiamminga, estranea al Botticelli. Anche “l’apparizione della Vergine a San Bernardo”, uno dei suoi capolavori è ricco di curiosi particolari di scuola fiamminga.

Nel periodo maturo il Lippi lavorò a Roma nell’affrescatura della Cappella Carafa dedicata all’ordine domenicano a Santa Maria sopra Minerva . Nell’Urbe a contatto con le antichità romane inizia la sua rivisitazione in chiave fantastica delle grottesche, e lo sviluppo di architetture fittizie che tanto caratterizzeranno le sue opere.

Nella mostra sono presenti molti dipinti sacri e devozionali, spiccano i suoi quadri dai colori smaltati , alcuni dei quali come la “la Pala Neri”sono stati restaurati per l’occasione della mostra.

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ZENIT Staff

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