Figli su misura: una realtà che si sta affermando

La selezione degli embrioni sconcerta gli eticisti

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LONDRA, sabato, 11 settembre 2004 (ZENIT.org).- Le autorità sanitarie britanniche hanno attenuato la regolamentazione della fecondazione in vitro, per consentire la produzione di “bambini su misura” (“designer babies”), ovvero, embrioni selezionati al fine di fornire tessuti e altro materiale per i loro fratelli malati. La procedura, come ha spiegato la BBC il 21 luglio scorso, era stata vietata mediante le disposizioni che disciplinano la fecondazione in vitro.

La Human Fertilization and Embryology Authority (HFEA) ha deciso di liberalizzarne la disciplina in seguito ad un’istanza presentata dal dottor Mohamed Taranissi, direttore del London’s Assisted Reproduction Gynecology Center. Taranissi aveva richiesto l’autorizzazione per la creazione di un fratello su misura per Joshua Fletcher, un bambino di 2 anni dell’Irlanda del Nord, affetto da una malattia ematica potenzialmente fatale, l’anemia di “Diamond Blackfan”.

“Abbiamo deciso di attenuare la normativa sulla selezione degli embrioni per consentire alle coppie di scegliere l’embrione che avesse tessuti compatibili con il suo fratello gravemente malato”, ha spiegato Suzi Leather, capo della HFEA. Leather ha aggiunto che ogni caso verrebbe considerato singolarmente e che comunque si tratterebbe di un “trattamento di ultima istanza”.

Il fratello verrebbe impiegato per fornire cellule staminali in grado di stimolare l’organismo di Joshua a produrre globuli rossi sani. Le cellule verrebbero prese dal cordone ombelicale del neonato, secondo quanto riportato dal quotidiano di Londra, “Times”, il 22 luglio.

L’approvazione è stata criticata anche da Josephine Quintavalle, del gruppo Comment on Reproductive Ethics. “Siamo assolutamente sconcertati”, ha affermato in un commento riportato dalla BBC. “È gravemente anti-etico e fortemente antidemocratico”.

L’arcivescovo Mario Conti di Glasgow, membro della Commissione congiunta di bioetica della Conferenza episcopale, ha affermato in un comunicato stampa che “si possono comprendere i motivi di quei genitori che fanno richiesta di tali trattamenti, ma non possiamo perdere di vista il fatto che gli embrioni sono esseri umani, sia che vengano impiantati nel grembo e portati al termine della gravidanza, sia che vengano riprodotti e poi distrutti in laboratorio”.

L’Arcivescovo ha aggiunto: “Per ogni embrione impiantato mediante la tecnica in questione, molti ne verrebbero distrutti. Non abbiamo il diritto, come società, di dare inizio ad una vita umana per poi distruggerla o per sfruttarla per fini, per quanto nobilmente intesi, che rendono tale vita un mezzo per l’utilità di qualcun altro. La vita umana non è una merce; un bambino non è un prodotto; un embrione non è un insieme sfruttabile di cellule”.

Idee eugenetiche?

Il dibattito sulla genetica e la riproduzione è destinato a proseguire in Gran Bretagna, con l’inaugurazione, lo scorso 16 luglio, di un programma trimestrale di consultazioni, in cui la Human Genetics Commission (HGC) raccoglierà testimonianze e opinioni sugli sviluppi nella genetica e nella riproduzione.

Per dare inizio al dibattito la HGC ha pubblicato un documento dal titolo “Choosing the Future: Genetics and Reproductive Decision Making” . La Commissione valuterà i contributi e presenterà al Governo un rapporto alla fine del prossimo anno.

Nel campo dello screening genetico prenatale, l’HGC valuterà il grado di discrezionalità che i genitori dovrebbero poter avere nella scelta del tipo di esame da effettuare. Essa valuterà inoltre gli obblighi nei confronti delle future generazioni e il quadro regolamentare che dovrebbe governare tale screening genetico.

Il documento “Choosing the Future” riconosce che “alcune persone ritengono che le attuali pratiche di screening e di diagnosi delle condizioni genetiche riflettano idee eugenetiche, in quanto la finalità ultima sarebbe quella di prevenire la nascita di bambini disabili”. Ma altri, secondo il documento, ritengono che “gli sviluppi recenti non sono di carattere eugenetico ma riflettono le mutate condizioni relative alle possibilità di compiere delle scelte e al diritto degli individui di prendere le decisioni che ritengono migliori per sé e per la propria famiglia”.

Il dibattito in Australia

Qualche mese fa si è svolto un dibattito in Australia sui bambini su misura, che ha preso spunto dal caso di una coppia dello Stato della Tasmania. Secondo il giornale locale “Daily Telegraph” dell’8 marzo, alcuni dottori di una clinica di Sydney hanno messo a punto un esame che gli avrebbe consentito di selezionare un embrione destinato ad essere il fratello di un bambino di 4 anni affetto da una rara deficienza immunitaria.

La clinica è l’unica nel Paese che effettua diagnosi genetiche pre-impianto per individuare gli embrioni che presentano tessuti compatibili con i rispettivi fratelli esistenti. La tecnica ha richiesto tre cicli di trattamento di fecondazione in vitro per produrre un numero di embrioni sufficienti a creare quello idoneo e non affetto dal medesimo problema dell’altro figlio.

Il direttore medico della clinica, Robert Jansen, ha spiegato al “Daily Telegraph” che le cellule staminali verrebbero prese dalla placenta. Il giornale ha anche intervistato il vescovo ausiliario Anthony Fisher, portavoce, in materia di etica e salute, per la Chiesa cattolica a Sydney. Egli ha spiegato che una delle obiezioni della Chiesa, nei confronti dei figli su misura, riguarda il fatto che gli embrioni che non soddisfano le caratteristiche richieste vengono scartati.

Sviluppi più recenti relativi ai bambini su misura vengono dagli Stati Uniti. Un servizio dell’Associated Press del 5 maggio riferisce di un laboratorio di Chicago in cui sono stati creati bambini per essere utilizzati come donatori di cellule staminali per cinque famiglie. In tutti i casi, i bambini sono stati selezionati nell’ambito di diversi embrioni al fine di fornire cellule ai propri fratelli affetti da leucemia o anemia.

Il dottor Anver Kuliev che ha partecipato alla ricerca ha affermato che, ad oggi, le cellule staminali estratte dal sangue del cordone ombelicale di un neonato sono state donate solo al rispettivo fratello malato.

Critiche sono state espresse da Richard Doerflinger della Conferenza Episcopale degli Stati Uniti. “Questa è stata una missione di ricerca e distruzione”, ha affermato. Gli embrioni scelti “sono stati fatti nascere perché potessero donare tessuti a beneficio di qualcun altro”.

Intanto, in Spagna potrebbe presto essere concesso alle cliniche il via libera ai bambini su misura, secondo il quotidiano “El País” del 20 luglio. Il ministro della sanità Elena Salgano si è espressa favorevolmente all’idea di consentire alle coppie di selezionare geneticamente i bambini per renderli donatori a favore dei propri fratelli ammalati. Il Governo sta considerando di modificare la legge sulle tecniche di fecondazione artificiale, in vista dell’introduzione di un nuovo quadro normativo per fine anno.

La questione dei figli su misura è sorta a maggio quando è emerso che almeno 16 coppie ne avevano fatto domanda alle cliniche, mentre la legislazione vigente consente la selezione genetica prima dell’impianto solo per scartare quegli embrioni affetti da malattie ereditarie.

Manipolare la vita

Un commento ai bambini su misura è stato di recente pubblicato sul sito Internet del Center for Bioethics and Human Dignity degli Stati Uniti. Nell’articolo intitolato “Designer Babies: One Step Closer”, Samuel Hensley, socio del Centro, ha evidenziato il carattere eticamente discutibile dello scarto degli embrioni non idonei. Egli ha inoltre sollevato la questione se la vita umana possa essere creata per il beneficio di altri
.

“Un figlio deve essere creato specificamente per salvare la vita di un’altra persona, o deve essere accolto ed amato incondizionatamente a prescindere dal suo valore strumentale di aiuto per qualcun altro?” si è chiesto Hensley.

Questa preoccupazione non è presente solo nella prospettiva cristiana, ha osservato. Il filosofo Immanuel Kant, ad esempio, sosteneva che “l’essere umano dovrebbe essere sempre considerato come fine in se stesso e non come mezzo per il raggiungimento dei fini di un’altra persona”.

Hensley ha osservato: “La tentazione di ridefinire il ruolo dei genitori, prevedendo per loro la possibilità di scegliere determinate caratteristiche dei propri figli, anziché accoglierli in modo incondizionato come dono di Dio, sembra gravida di rischi”.

Concludendo ha affermato: “Creare la vita con lo scopo principale di porla al servizio di qualcun altro, specialmente quando essa potrebbe essere scartata e distrutta per il semplice motivo che non è risultata idonea alle esigenze dei genitori, è un atto che dovrebbe essere sempre oggetto di condanna”.

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ZENIT Staff

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