Maternità / Pixabay CC0 - Mezenmir, Public Domain

Festa della Mamma

Parlare di mamme significa parlare di famiglia, ma oggi si assiste ad una “defamiliarizzazione” della società

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Nel mese di maggio, mese dei fiori, e per tradizione popolare consacrato alla Madonna, si celebra la “Festa della Mamma”.
Momento delicato di ricordi e di attenzione, occasione per rinnovare alle Mamme il “grazie” per il dono della vita e per l’amore, la dedizione e lo spirito di servizio e di sacrificio che caratterizza tutte le mamme nei confronti dei figli.
Ogni persona deve la vita a una madre, e quasi sempre deve a lei molto della propria esistenza successiva, della formazione umana e spirituale” ha affermato Papa Francesco nel corso della prima udienza del 2015.
Fare la mamma comporta sempre “problemi” e “lavoro”, ha sottolineato il Santo Padre, e nel ricordo esistenziale di ciascuno c’è sempre la vigile presenza della madre che accompagna, guida e sostiene.
L’icona della mamma che insegna al bambino le preghiere, che accompagna il figlio a scuola, al catechismo, alla prima comunione, all’altare il giorno del matrimonio, è sempre viva e suscita emozioni e sentimenti di gratitudine e di tenerezza.
Anche le recenti tragedie che presentano una madre fragile e condannata per l’uccisione del figlio, o di quelle che abbandonano la creatura appena nata in un cassonetto delle immondizie, o dei figli che uccidono i genitori per i soldi, fanno riflettere sulla normalità e bontà di tante generose ed eroiche mamme che si dedicano totalmente alla famiglia e sentono il peso e la responsabilità dell’educazione e del futuro de figli.
Si registra che da quando anche la donna è uscita da casa, modificando il suo primario ruolo di genitrice e di madre ed è diventata “lavoratrice” ed è entrata “in carriera”, si sono modificati gli equilibri della “normalità” familiare e si sono registrati numerosi scompensi sociali.
In contrapposizione alla tensione egoistica e individualistica, la madre è segno di comunione, di condivisione, centro vitale della famiglia, che costituisce la prima societas che s’incontra nella storia personale.
Nella società d’oggi la figura materna, pur essendo molto esaltata dal punto di vista simbolico, – tante poesie, tante cose belle che si dicono poeticamente della madre: “Son tutte belle le mamme del mondo”. “Mamma son tanto felice di ritornare da te…….Mamma la mia parola più bella sei tu…”, “ Mia madre ha 60 anni e più la guardo e più mi sembra bella” – la mamma viene poco ascoltata, poco aiutata nella vita quotidiana, è poco considerata nel suo ruolo centrale nella società, anzi, ha affermato il Papa.
“si approfitta della disponibilità delle madri a sacrificarsi per i figli per’risparmiare’ sulle spese sociali”.
In altre Nazioni la maternità è protetta, tutelata e sostenuta.  In Germania, ad esempio, per la nascita di un bambino, la madre riceve un compenso mensile che consente di poter vivere con dignità e dedicarsi ai figli.
Pur affermando che una società senza madri sarebbe una società disumana, si constata che il ruolo della maternità non riceve, oggi, la considerazione che meriterebbe, in contrasto con in contrasto con le Carte internazionali come la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, che definiscono la famiglia quale «nucleo naturale e fondamentale della società» e riconoscono che la «maternità è una funzione sociale».
La “tenerezza”, la “dedizione” e la “forza morale delle mamme costituiscono il più efficace antidoto all’individualismo e all’egoismo e dà origine e vita alla famiglia composta dall’unione di due persone di sesso maschile e femminile.
L’appellativo di “madre” è stato attribuito alla Chiesa, madre dei popoli che genera alla vita spirituale e della grazia che salva. Non siamo orfani, come comunità, siamo figli della Chiesa, figli della Madonna, donataci come madre sulla croce “Ecce mater tua” e siamo figli delle nostre mamme.
Accanto alla meritata lode per le mamme, occorre aggiungere la riflessione sulla crisi del matrimonio che fa registrare un calo sempre maggiore. La diminuzione delle nascite, la crisi del matrimonio, la diffusione della pratica delle unioni  civili, che non possono dar  vita a nuove creature, si ripercuote come danno sociale sull’intera umanità.
I dati Istat comunicano, che le nozze celebrate con rito religioso, sono oltre 44mila in meno negli ultimi cinque anni. Gli sposi scelgono sempre di più il regime di separazione dei beni e la diminuzione dei matrimoni è dovuta in parte a un “effetto struttura”, in quanto la contrazione delle nascite, che s’intensifica da un trentennio ha determinato una netta riduzione della popolazione nella fascia di età compresa tra 16 e 34 anni e i giovani in questa fascia di età sono oltre un milione in meno rispetto agli anni precedenti.
Parlare di mamme significa parlare di famiglia, ma oggi si assiste ad una defamiliarizzazione della società, in favore sostanzialmente di una società di singoli anziché una società di famiglie
Tutto è piegato all’individualismo, ogni legame durevole risulta pesante in questa società ‘liquida’ che guarda solo al benessere personale e non familiare, domina il conservatorismo antimoderno.
La famiglia si può costruire soltanto sulla roccia, non sulle sabbie mobili, non sul blob gelatinoso dell’instabilità e la madre, al di là di tutte le mode e le istanze progressiste, resta sempre il perno della vita familiare, segno e modello di legame durevole e stabile.
In risposta all’individualismo egoistico che pervade la società e nel termine “Individuo” si esplicita “ ciò che non si può dividere”, le madri per natura si “dividono”, sono disponibili, accoglienti a partire dal concepimento, quando accolgono la nuova creatura che nasce e viene donata al mondo per costruire una nuova storia.
La società di oggi ha bisogno di una “mamma” che guida e sostiene, educa e insegna, testimonia i valori, diffondendo gioia e tenerezza.
Quanti oggi vogliono cancellare la parola “mamma- madre“ tentano di distruggere la cosa più bella che l’umanità conserva, adottando una terminologia neutra. Nelle certificazioni civili ad esempio si legge non più “Padre, Madre”, ma: “Genitore 1 e genitore 2”, nelle cartelle ospedaliere persino le gestanti sono definite “persone in gravidanza” e non “madri”.
In risposta a tanto degrado, andiamo avanti noi che ci crediamo: la famiglia è il vero, straordinario «motore del mondo e della storia», il modello di relazioni fondate sull’amore e sulla capacità di generare e la parola “Mamma” riempie il cuore di gioia.

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Giuseppe Adernò

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