Emmanuel e Chimiary Chidi Namdi (Facebook)

Fermo. Centro storico blindato per i funerali di Emmanuel

Anche Boldrini e Boschi alle esequie del nigeriano ucciso dopo una rissa. L’ultrà: “Ho reagito per difesa”; don Albanesi “È stato massacrato di botte”

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Si svolgono oggi, alle 18, nel duomo di Fermo, i funerali di Emmanuel Chidi Namdi, il 36enne nigeriano fuggito da Boko Haram e morto quattro giorni fa a seguito di una lite con un ultrà locale di estrema destra, di nome Amedeo Mancini. Ancora poco chiare le circostanze dell’omicidio: la prima ricostruzione a caldo è quella della moglie Chinyery e di don Vinicio Albanesi, presidente della Comunità di Capodarco e della Fondazione Caritas in veritate che ha accolto i due migranti all’arrivo in Italia. Secondo quest’ultimo, Emmanuel avrebbe reagito all’insulto dell’uomo che aveva chiamato la compagna “scimmia” per poi essere massacrato di botte.
La procura ha tuttavia ricostruito i fatti in maniera diversa, affermando che Mancini ha insultato i due e che Emmanuel avrebbe reagito usando probabilmente il palo di un segnale stradale. Una volta allontanato, sarebbe stato colpito da un pugno tra la mandibola e il labbro che gli avrebbe fatto perdere l’equilibrio e sbattere la testa contro il marciapiedi. Proprio questo colpo lo avrebbe ucciso. L’accusa è quindi di omicidio preterintenzionale.
Secondo don Albanesi, invece, che vuole pure costituirsi parte civile al processo contro l’ultrà: “Emmanuel è morto di botte, è stato schiantato da una mole enorme e stiamo vedendo l’ipotesi che non sia nemmeno un omicidio preterintenzionale”. “L’emorragia interna devastante che l’ha ammazzato – ha aggiunto il sacerdote – non è stata provocata dalla caduta all’indietro, ma dal pugno che ha ricevuto in faccia. Se chi difende l’assalitore dice parte della verità sull’autopsia, questa mezza verità diventa una bugia. La verità bisogna sempre dirla tutta”.
Da parte sua Mancini, nell’interrogatorio, ha cercato di difendersi dichiarando di aver insultato la coppia non perché di colore ma perché pensava che stessero rubando una macchina. “Non volevo ammazzarlo, ma è lui, con l’amico e la moglie che è venuto contro di me. Io ho solo reagito” ha detto l’ultrà, spiegando che i nigeriani erano in tre e che lo hanno affrontato con il segnale stradale in mano e che lui ha voluto colpire Emmanuel per difendersi.
L’udienza di convalida del fermo di Mancini è prevista per lunedì, alla scadenza dei termini. Da tutta Italia, intanto, sono giunti segnali di solidarietà per la moglie Chinyery e di condanna contro questo episodio di violenza. A cominciare dal presidente del Consiglio Matteo Renzi, che, in conferenza stampa al vertice Nato, ha affermato: “C’è bisogno di combattere l’odio a tutti i livelli. L’odio a volte parte dalle forme più banali, piccole, dei social, dal rifiuto dell’altro, e in alcuni casi arriva alla violenza vera e propria”. Lo stesso odio di chi a Dacca “uccide i nostri connazionali perché non sanno il Corano, e fa venire i brividi”, ma anche “del cecchino a Dallas e di chi, estremista, uccide un ragazzo di colore scappato da Boko Haram nelle Marche”.
La Caritas italiana ha poi invitato tutte le comunità, nella domenica in cui la liturgia propone la parabola del Buon Samaritano, a pregare perché al brutale assassinio di Emmanuel seguano concrete azioni di solidarietà e accoglienza.
Per le esequie, celebrate dall’arcivescovo di Fermo monsignor Luigi Conti e da don Albanesi, il centro storico cittadino è blindato dalle prime ore del mattino. Alla funzione è presente anche la presidente della Camera Laura Boldrini, per dimostrare la vicinanza dell’Italia alla vedova e ai profughi ospiti del seminario vescovile, insieme al ministro delle Riforme Maria Elena Boschi, all’ex ministro Cecile Kyenge, al vice presidente del Parlamento Europeo David Sassoli, ad una delegazione dei parlamentari di Sinistra Italiana e le autorità regionali e locali.

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ZENIT Staff

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