Fare scelte definitive, affidandosi al Signore

Nell’omelia a Santa Marta, Francesco incoraggia ad avere fiducia in Dio anche nelle situazioni limite, sull’esempio dei martiri di ogni tempo

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Non si può essere cristiani tiepidi. Che lo scriva San Giovanni nell’Apocalisse, o lo dica Benedetto XVI nella lectio ai vescovi del Sinodo dello scorso anno, il concetto è sempre lo stesso: il cristiano non può crogiolarsi in una mollezza morale o in scelte a metà tra un “forse si, forse no”. Chi segue Cristo è chiamato a scelte definitive, ad affidarsi a Dio anche in situazioni al limite delle forze umane. Sull’esempio dei martiri che, con fiducia e coraggio, hanno affidato tutto al Signore, arrivando spesso a ‘guadagnarsi’ la morte.

Questo monito – uno dei “cavalli di battaglia” del pontificato di Bergoglio – è tornato oggi nell’omelia della Messa a Santa Marta. Nella sua riflessione, il Papa si è riallacciato alle letture del giorno, osservando come nei due brani si racconti di cristiani che scelgono il Signore anche “in una situazione al limite”. Sono i tre giovani ebrei della lettura tratta dal Libro di Daniele, che preferiscono subire la condanna del re Nabucodonosor a bruciare in una fornace ardente, piuttosto di inginocchiarsi davanti alla sua effigie e rinnegare quindi la propria fede in Dio. Ed è la vedova del Vangelo di Luca, che, nonostante la profonda povertà, getta ogni suo avere sul tesoro del Tempio.

“Tutti e due – la vedova e i giovani – hanno rischiato”, ha affermato il Pontefice, e “nel loro rischio hanno scelto per il Signore, con un cuore grande, senza interesse personale, senza meschinità”. Essi ‘si sono giocati tutto’ per Dio, non “per una forza fanatica” del tipo: ‘Questo dobbiamo farlo Signore’”, ha precisato il Papa. Ma perché “si sono affidati a quella fedeltà che sempre c’è, perché il Signore non può mutarsi: sempre è fedele, non può non essere fedele, non può rinnegare se stesso”.

Fermi in questa fede, i protagonisti della Liturgia odierna hanno scelto di rinunciare a tutto, nella certezza che Dio è più potente della miseria o della morte. E il Signore infatti, ha ricordato il Papa, libera gli schiavi ebrei dalla fine certa e non dimentica di aiutare la vedova e di lodarla per il suo gesto.

“Anche nella storia della Chiesa – ha osservato poi Bergoglio – si trovano uomini, donne, anziani, giovani, che fanno questa scelta” di affidarsi in tutto e per tutto a Dio. Sono quei martiri, presenti molto più oggi rispetto al passato, che per la loro fede vivono una vita di rischi e turbolenze, una vita “al limite”. “Quando noi sentiamo la vita dei martiri, quando noi leggiamo sui giornali le persecuzioni contro i cristiani, oggi, pensiamo a questi fratelli e sorelle in situazioni limite, che fanno questa scelta” ha detto il Papa. Loro, ha proseguito, “sono un esempio per noi e ci incoraggiano a gettare sul tesoro della Chiesa tutto quello che abbiamo per vivere”.

Ma sono un esempio anche tutte quelle persone il cui eroismo si esprime non in atti estremi, ma in decisioni quotidiane prese con fede e coraggio. Ha affermato infatti Francesco: “Pensiamo anche a tante mamme, a tanti padri di famiglia che ogni giorno fanno scelte definitive per andare avanti con la loro famiglia, con i loro figli. E questo è un tesoro nella Chiesa. Loro ci danno testimonianza”. Dinanzi a questi modelli di cristiani ‘non tiepidi’ che rischiano tutto perché infiammati dalla fede in Dio, “chiediamo al Signore la grazia del coraggio” ha esortato il Santo Padre. Chiediamo, cioè, quel coraggio “di andare avanti nella nostra vita cristiana, nelle situazioni abituali, comuni, di ogni giorno e anche nelle situazioni limite”.

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Salvatore Cernuzio

Crotone, Italia Laurea triennale in Scienze della comunicazione, informazione e marketing e Laurea specialistica in Editoria e Giornalismo presso l'Università LUMSA di Roma. Radio Vaticana. Roma Sette. "Ecclesia in Urbe". Ufficio Comunicazioni sociali del Vicariato di Roma. Secondo classificato nella categoria Giovani della II edizione del Premio Giuseppe De Carli per l'informazione religiosa

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