Goalkeeper in action

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Fantasie, sogni e buoni propositi alla prima di campionato

Neanche il calcio sfugge alle dinamiche della vita “virtuale” e “social”

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Mai come quest’anno l’inizio del campionato di calcio di serie A ci propone una dinamica psicologica ben nota a tutti alla ripresa dei nostri impegni: un complesso intreccio tra obiettivi, più o meno raggiungibili, sogni, più o meno realizzabili, propositi, più o meno accettabili. Il conflitto tra queste dimensioni emotive ci coinvolge, ci affascina e ci trascina nelle attività che dobbiamo affrontare: il nostro lavoro, le nostre difficoltà economiche o relazionali, il primo derby, il primo giorno di scuola, ecc.

Il calendario annuale e stagionale è da sempre scandito da due eventi canonici uguali per tutti, che si sia o meno coinvolti dalle relative attività: l’inizio della scuola e l’inizio del campionato di calcio. Poca importa se la maggior parte delle attività lavorative e professionali non siano minimamente cadenzate da questi due eventi. Spesso anche famiglie che non hanno figli impegnati con la scuola fissano il loro periodo di ferie estive.

Il “matto per lo sport” approfitta del mese di agosto per mandare in vacanza il proprio impegno passionale, mettere a riposo le coronarie provate da una stagione di intenso stress calcistico, iniziare a fantasticare seguendo le notizie del calcio mercato. Schiera nella propria mente decine di improbabili formazioni suggerite dagli “esperti di mercato” e comincia a fabbricare illusioni travestite da programmi.

Quest’anno ha contribuito a questa dinamica un mercato acquisti cessioni di calciatori davvero scoppiettante ancora in pieno svolgimento a campionato in corso, pronto a far diventare la prima giornata della serie A una sorta di ultima spiaggia per mettere in discussione tutte le certezze che il calcio balneare ci aveva assicurato sotto l’ombrellone. Così la Juve si trova orfana di Pirlo, il Milan senza identità, l’Inter senza un regista, la Roma con troppi esterni, il Napoli con la difesa vulnerabile, la Lazio con troppi infortunati e le “piccole” frastornate da vittorie insperate o da vertigine da serie A.

Da qualche anno noi “matti per lo sport” affianchiamo alle fantasie di inizio campionato ed al tifo per i nostri colori una realtà virtuale parallela molto interessante: il fantacalcio. Il fantacalcio è un popolare gioco di fantasia, consistente nell’organizzare e gestire squadre virtuali formate da calciatori reali, scelti fra quelli che giocano il torneo cui il gioco si riferisce.

Il gioco fu inventato da Riccardo Albini che, ispirandosi a un passatempo USA basato sul baseball (Fantasy Baseball, noto anche come Rotisserie dal nome del luogo di ritrovo dei primi giocatori, La Rotisserie Francaise di New York) lo pubblicò per la prima volta in Italia nel 1990. Diverse varianti di fantacalcio sono organizzate dai principali quotidiani sportivi, piattaforme tv, siti web, ma soprattutto molti praticanti si impegnano nel tempo libero per assemblare il loro personale campionato suddividendosi calciatori virtuali pagati con moneta altrettanto fittizia.

Il fantacalciatore, di norma un tifoso praticante, ha la facoltà, ma anche l’imbarazzo, di poter  schierare i propri beniamini o gli acerrimi nemici della realtà reale nella propria squadra virtuale. Il risultato emotivo é psicologicamente interessante: se il mio avversario di sempre, che stimo calcisticamente, segna un gol me ne dispaccio sportivamente, ma guadagno punteggio alla squadra della mia realtà virtuale. Mi somministro un “contentino” emotivo che si aggiunge ai miei altri meccanismi psicologici di adattamento agli eventi stressanti (sconfitta reale inclusa).

Sono sempre più numerose le situazioni nelle quali la nostra realtà viene affiancata dal virtuale. Una volta eravamo abituati all’affiancamento meno tecnologico della fantasia. Fantasia e virtuale non sono la stessa cosa. La fantasia è una dimensione immaginaria che attinge ad elementi interni della nostra mente, il virtuale si serve di elementi provenienti dall’esterno e mediati da strumenti di comunicazione, il più delle volte tecnologici (web, smartphone, tablet). 

Il segreto di una buona salute mentale è quello di mantenere un adeguato equilibrio tra gli elementi della fantasia e la realtà. Una persona fantasiosa utilizza diversi strumenti di adattamento alla realtà che aiutano a risolvere i problemi della vita quotidiana. Un eccesso di fantasia rende la persona poco pragmatica ed un po’ troppo sognatrice, un difetto di fantasia la rende rigida e poco adattabile.

Il mix di realtà è virtualità è più complesso e certamente meno studiato. Troppo spesso ci troviamo persone che sostituiscono parti della realtà con elementi virtuali: le relazioni vere sono sostituite dall’amicizia social, l’approvazione di un comportamento o di un valore morale sostituito da un like, l’espressione emotiva sostituita da una emoticon. La conseguenza emotiva dell’irruzione del virtuale nella nostra vita non è ancora ben conosciuta, potrebbe essere una sorta di controllo emotivo dell’esperienza reale… e come tutti i meccanismi di controllo emotivo rappresentare un costo di energia nel raggiungimento di un equilibrio possibile. Il rischio per la salute mentale è l’eccesso di irruzione del virtuale che sostituendosi a parti importanti della nostra realtà emotiva di fatto ci dissocerebbe dai nostri vissuti. 

In parole più comprensibili viviamoci la seconda di campionato con il fascino dell’illusione e della fantasia: la Juve forse tornerà a vincere, le altre a soffrire e sperare… I nostri beniamini reali ad illuderci nella realtà e a darci soddisfazioni virtuali. I tifosi vivano le emozioni del calcio vero e giochino con la fantasia del fantacalcio…. perché chi vince si divertirà a vincere e chi perde a perdere. Questa é la magia del calcio… Il gioco più bello del mondo… ma il fantacalcio è il gioco virtuale più bello del mondo!!!

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ZENIT Staff

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