Famiglia e cooperazione: quando la piazza è sinonimo di unione

La comunità evangelica di Catania ha contribuito al successo della recente veglia delle Sentinelle in Piedi

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In questi giorni, in modo quasi frenetico, si accavallano iniziative e manifestazioni. Lo scorso 23 e 24 gennaio, tra il silenzio assordante dei telegiornali, le Sentinelle in Piedi sono scese in piazza per manifestare il proprio dissenso nei confronti del DDL Cirinná. Veglie coraggiose se si considera che le organizzazioni LGBT avevano programmato le contro-piazze con l’iniziativa #Svegliatitalia, a favore delle unioni civili.
Dunque la piazza può essere luogo di dissenso, di scontro, ma pure d’incontro. E questo vale per la veglia di Catania che ha registrato un altissimo numero di partecipanti. Com’è stato possibile questo?
Grazie alla collaborazione e condivisione di intenti tra persone di buon senso che comprendono l’importanza della partita che si sta per giocare in Parlamento e che non riguarda solo una frangia estremista di “cattolici”, ma proprio tutti.
A dimostrazione di ciò, la Comunità Evangelica guidata da Salvo Bonaccorsi (già presente per l’organizzazione del meeting sulla famiglia tenutosi ad Acireale lo scorso 25 ottobre) ha portato la propria testimonianza dando il proprio supporto e il proprio “sì” in difesa della famiglia.
E si può parlare di piazza unita e coesa come evento più unico che raro perché in ballo c’è «il cuore dell’uomo». È questo che muove e mobilita, che genera compartecipazione e condivisione di intenti.
Quella di Catania è una piazza da prendere come esempio perché riflette in piccolo quello che sarà in grande il prossimo 30 gennaio: un Circo Massimo popolato da tutti coloro che credono nella famiglia formata da uomo e donna, un richiamo all’affermazione di una verità logica e razionale che, proprio, perché tale, riguarda ognuno di noi. Ogni donna, uomo e bambino di buona volontà.
 

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Valentina Ragaglia

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