Eutanasia: la vera risposta è dare un senso alla fine della vita

Conferenza organizzata dal Rinnovamento nello Spirito

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ROMA, martedì, 30 ottobre 2007 (ZENIT.org).- La fine della vita, la vecchiaia, la morte, la malattia, la sofferenza: temi eticamente sensibili sui cui scienza, politica e religione sono chiamate a dare risposte inequivoche. Questo il senso della conferenza “La questione di fine vita” organizzata, il 26 ottobre scorso, dal Rinnovamento nello Spirito presso la Casa del Pellegrino del Santuario del Divino Amore.

Nel corso dell’incontro sono intervenuti i senatori Paola Binetti e Rocco Buttiglione, seguiti dal presidente nazionale di Rinnovamento nello Spirito, Salvatore Martinez. A moderare il dibattito, Luca Marconi, militante di Rinnovamento nello Spirito e anch’egli senatore della Repubblica.

“Papa Benedetto XVI afferma che temi come la sacralità della vita nascente e morente non sono valori negoziabili – ha esordito il senatore Marconi –. Questa considerazione del Santo Padre è drammatica, in quanto ribadisce un principio che dovrebbe essere scontato. Invece sussistono concrete difficoltà ad accettarlo, trovandoci in una società che esalta il nulla”.

“Ci avviciniamo al quarantesimo anniversario del ’68, un anno in cui, si sognava la fantasia al potere – ha aggiunto Marconi –. Beh, ritengo che oggi molti sono succubi del potere della fantasia, ovvero che certi legislatori non avvertono nessun senso del limite quando si tratta di regolamentare questioni come l’eutanasia o il testamento biologico”.

Il primo punto di vista è stato quello espresso dalla senatrice Binetti, medico e neuropsichiatra infantile. “L’Italia è il paese in cui si vive più a lungo – ha affermato – tuttavia, nonostante molte patologie siano state sconfitte e non appaia più stupefacente vivere fino a centodieci anni, il fatto di dover morire, rimane una delle nostre certezze inamovibili”.

“Come medico – ha proseguito la senatrice – ritengo che la scienza abbia il dovere di alleviare le sofferenze dei malati, tanto più se terminali. Ritengo altresì che la risposta più importante che si debba dare è quella di fornire ai pazienti e ai loro parenti un senso a ciò che sta accadendo”.

“In questo contesto papa Giovanni Paolo II, nei suoi ultimi anni di vita è stato un grandissimo esempio per l’umanità intera – ha detto ancora la Binetti –. Ma penso anche al caso del dottor Mario Melazzini che, pur malato di sclerosi laterale amiotrofica non vuole l’eutanasia e continua addirittura a lavorare”.

“Per quale motivo dovremmo rifiutare la vita se non ne comprendiamo il senso? La politica ha quindi il dovere di sostenere la ricerca scientifica per rendere più dignitosa la vita dei malati gravi – ha aggiunto –. Penso ai malati di AIDS, molti dei quali, oggi, possono svolgere normalmente un’attività professionale”.

“Non possiamo pretendere di essere i padroni assoluti della nostra vita e del nostro destino, né che la sofferenza sia eliminata del tutto: ricordo che l’eutanasia è del tutto assente nel giuramento di Ippocrate. In definitiva non possiamo pensare di vincere la battaglia contro la morte se prima non vinciamo la battaglia per il senso della nostra vita”, ha poi concluso.

La riflessione etico-politica è stata completata dall’intervento del senatore e filosofo Rocco Buttiglione. “Fu San Tommaso d’Aquino a ricordarci l’identità tra il bene e l’essere – ha detto Buttiglione –. La vita, di per sé, è una cosa meravigliosa ma oggi questo assunto è messo in discussione”.

“Ci si domanda se la vita valga sempre la pena di essere vissuta – ha proseguito il parlamentare –. Molti down conducono una vita pressoché normale e riescono a lavorare. Eppure molte madri preferiscono abortire se il nascituro è affetto da questa sindrome”.

“Ho in mente anche l’esempio di un filosofo polacco allievo di Giovanni Paolo II: era focomelico ma è stato un grande intellettuale, è vissuto fino a 51 anni e ha anche avuto dei figli”, ha raccontato.

“Chi lo ha detto poi che una vita breve non possa essere felice?”, si è domandato Buttiglione.

“L’importante – ha spiegato – è avere sempre amore intorno a sé: una persona la si ama in quanto essere umano”.

“Molte donne abortiscono perché abbandonate dal padre del nascituro. L’aborto va sempre prevenuto, in primo luogo offrendo conforto alla donna che è tentata di abortire: e la politica deve incoraggiare questa linea”, ha aggiunto.

Entrando nello specifico della fine della vita, Buttiglione ha affermato: “Il dramma degli anziani non è la sofferenza fisica ma la solitudine. Sia le famiglie che il sistema sanitario devono essere preparati ad assistere ed accompagnare i loro anziani e malati. Non basta dire di no all’eutanasia: bisogna anche mettere fine alla paura che c’è intorno alla morte, specie quando la morte è tra molte sofferenze”.

A conclusione dell’incontro il presidente di Rinnovamento nello Spirito, Salvatore Martinez, ha sottolineato che “il senso più alto della vita è evangelizzare e trasmettere alle nuove generazioni un senso di vita e di speranza. Il crocifisso è quindi l’espressione più alta del vivere”.

“Una madre che insegna ai propri figli la cultura della contraccezione – ha proseguito – li educa alla cultura della morte. E chi vuole la morte deve avere un bel coraggio a darne buone ragioni! La vita, invece, è un dono, non un prodotto, è un evento, non un esperimento”.

“Lo spirito della Pentecoste – ha aggiunto Martinez con riferimento al carisma del proprio movimento – ci invita a vivere non per sé ma per gli altri, a dare spazio all’amore, combattendo quella solitudine che è il campo di battaglia per satana”.

“Soltanto con questo spirito si può dare un senso a quell’agire umano ‘prepolitico’ che da tempo è in crisi anche in conseguenza dell’errore storico-culturale di relegare il sacro alla sfera privata. Nessun ordinamento politico potrà costringerci a sbarazzarci dell’amore di Dio!”, ha poi concluso.

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ZENIT Staff

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