Europa: una chance per Irlanda e Portogallo

Concessi sette anni in più ai due paesi per il rimborso dei prestiti per ripianare il debito

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In Europa inizia ad essere chiaro, pur tra diverse difficoltà, che è giunto il momento della responsabilità. Un nuovo segnale è rappresentato dall’accordo politico dell’Ecofin (1) sul meccanismo di supervisione unica delle banche: sono state superate, quindi, le resistenze della Germania che chiedeva una modifica dei Trattati prima di dare il via libera. La supervisione unica «si fa coi Trattati attuali, abbiamo l’accordo definitivo unanime dei ministri», ha detto il commissario Michel Barnier.

Altro segnale positivo arriva dall’accordo dei ministri delle finanze della zona euro, che hanno trovato un accordo per concedere sette anni in più a Portogallo e Irlanda per rimborsare i prestiti ottenuti con i pacchetti di salvataggio dei due Stati. Lo ha annunciato il presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem, che ha sottolineato come i ministri abbiano voluto compiere un passo «deciso e positivo», aggiungendo, tuttavia, che la questione deve ancora essere affrontata da tutti i 27 ministri delle finanze dell’Unione europea che si incontreranno nelle prossime ore. Il commissario gli Affari Economici, Olli Rehn, ha accolto con favore la decisione dell’Eurogruppo, che ha definito «un passo molto importante» verso una normalizzazione per i due paesi con il pieno ritorno sui mercati del finanziamento.

Anche il negoziato sulle regole della ricapitalizzazione bancaria da parte dell’Esm (Fondo anti-crisi dell’Eurozona), che è parallelo alle discussione sugli altri elementi dell’unione bancaria, si dimostra molto complesso. Sulle due questioni fondamentali, il trattamento dei legacy asset, cioè delle situazioni di bilancio del passato, e della retroattività degli interventi del meccanismo di stabilità, non ci sono ancora dei paletti fermi.

Altro punto dolente delle trattative riguarda le modalità e le condizioni d’intervento dei privati nella ristrutturazione e nella liquidazione delle banche. Lo scontro è sui limiti alle esenzioni dagli oneri del cosiddetto bail-in (2).

Sembra prevalere, a differenza del caso di Cipro, un orientamento favorevole solo all’esclusione dei depositi delle persone fisiche e delle piccole e medie imprese, mentre c’è una discussione molto forte che riguarda l’esclusione dei prestiti interbancari a breve termine.

Inoltre il commissario al mercato interno Michel Barnier si è detto contrario all’allentamento delle regole per la liquidazione delle banche a partire soltanto dal 2018. Alcuni governi cercano di mantenere un margine di discrezionalità alle autorità nazionali nella scelta di quali creditori dovranno farsi carico delle perdite.

Quanto ai tempi, la Commissione propone che le regole del bail-in entrino in funzione dal 2018. La Bce invece che entrino in funzione a partire dal 2015. L’Unione Europea  concorda, ma a patto che tutte le regole  dell’unione bancaria siano sul tavolo per tempo.

Attualmente è in discussione la proposta di creare fondi nazionali. In giugno la Commissione presenterà una proposta di sistema unico, con un Fondo di risoluzione unico. Questa opzione era già stata fatta e Barnier l’ha resa ufficiale proprio in occasione delle riunioni informali nella capitale irlandese.

***

Note
1) Ecofin è la sigla che indica il Consiglio Europeo dedicato all’economia e alla finanza, al quale partecipano i membri del consiglio dell’Unione Europea.
(2) Il
bail-in consiste nel convertire asset della banca (obbligazioni subordinate, immobilizzazioni, crediti) in capitale ordinario, al fine di evitare un salvataggio statale e di conseguenza gravare sul debito pubblico e quindi sui cittadini.

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Carmine Tabarro

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