Europa-Africa: comunione e collaborazione pastorale

Intervento del cardinale Josip Bozanić alla sessione d’apertura del II Simposio CCEE- SECAM

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ROMA, lunedì, 13 febbraio 2012 (ZENIT.org).- Riportiamo il discorso del cardinale Josip Bozanić, pronunciato oggi in occasione dell’apertura del II Simposio del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (CCEE) e del Simposio delle Conferenze Episcopali di Africa e Madagascar (SECAM/SCEAM), in programma fino al 17 febbraio prossimo presso l’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum di Roma.

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Eminenze Reverendissime,
Eccellenze Reverendissime,
Cari amici,

Sono molto lieto di porgerVi il mio cordiale saluto all’apertura di questo secondo Simposio organizzato congiuntamente dal Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa e dal Simposio delle Conferenze Episcopali d’Africa e del Madagascar e di presentarvi il nostro programma e gli scopi dell’incontro. Da 8 anni la commissione mista del CCEE e del SECAM si riunisce, promovendo già diversi incontri ed iniziative. I membri della commissione che dal 2004 hanno accompagnato i rapporti tra CCEE e SECAM hanno desiderato che questo simposio diventasse un momento di incontro tra i Vescovi dei due continenti, e attraverso di noi anche tra le nostre comunità e i fedeli.

La collaborazione tra i Vescovi africani ed europei è iniziata sulla base della comunione sacramentale come approfondimento della comune responsabilità per l’evangelizzazione e la promozione umana dei due continenti e del mondo.

Il Simposio è un’opportunità per rafforzare la nostra comunione e approfondire la nostra amicizia e per guardare insieme alla nostra missione comune pastorale ed evangelizzatrice. Proveniamo da tanti paesi in cui gli ambienti culturali e sociali, o anche economici e politici sono molto diversi, ma per tante ragioni sono vicini. Siamo consapevoli che in questo momento storico ci troviamo dinanzi alla sfida della Nuova Evangelizzazione.

Il tema suggerito per il simposio è composto da due espressioni che vale la pena sottolineare: comunione e collaborazione pastorale. Vogliamo, in questo senso, parlare di evangelizzazione partendo da un’esperienza di vita – la nostra comunione – e in vista di una missione specifica, quella del pastore. In questa missione, che consiste nella cura delle persone, tutto è presente: sia le preoccupazioni sociali che quelle spirituali. Esse non sono separate l’una dall’altra, ma sono dimensioni di uno stesso sviluppo integrale della persona e della società umana. Per capire e vivere quest’unità, però, è necessaria l’apertura all’Assoluto, come ricordava il Santo Padre nell’Enciclica Caritas in Veritate affermando: “L’umanesimo che esclude Dio è un umanesimo disumano. Solo un umanesimo aperto all’Assoluto può guidarci nella promozione e realizzazione di forme di vita sociale e civile (CiV 78).

Nella Pastorale dobbiamo prima di tutto essere aperti all’ispirazione dello Spirito Santo. Non possiamo dimenticare le indicazioni di Papa Giovanni Paolo II all’inizio del Nuovo Millennio, quando ricordava che quanto si vuole proporre nella programmazione pastorale deve essere “profondamente radicato nella contemplazione e nella preghiera” (NMI, 15). Ci sembra importante, quindi, che il nostro simposio sia prima di tutto un tempo di preghiera e, allo stesso tempo, una provocazione alla nostra sensibilità per svegliare e rafforzare il nostro entusiasmo pastorale. È questo che si è voluto con il sottotitolo: L’uomo e Dio: la missione della Chiesa di annunciare la presenza e l’amore di Dio. Vogliamo guardare all’uomo che Dio vuole salvare e a cui siamo inviati, e guardare a Dio, che ci ha chiamati e colma la nostra vita del Suo amore.

Partiremo, quindi, in un primo momento, da uno sguardo sull’uomo. L’idea è non tanto di un approccio dal punto di vista sociologico, quanto piuttosto di uno sguardo di fede che comprende l’uomo, in Africa o in Europa, come qualcuno che è stato creato ad immagine e somiglianza di Dio e che ha nel suo cuore delle esigenze fondamentali che soltanto Dio può soddisfare pienamente. Un vescovo dall’Africa e uno dall’Europa introdurranno la tematica; dopo, in gruppi linguistici, continueremo la condivisioni ed infine ci riuniremo nuovamente in una sessione plenaria per presentare i punti principali del nostro dialogo in gruppo.

In un secondo momento si parlerà di quello che la Chiesa ha da offrire a questo uomo, e quindi anche al mondo, per focalizzare l’Unica vera e completa risposta: Gesù Cristo. La Chiesa è Sacramento di Cristo. Testimonia la misericordia di Dio, la gioia e la riconciliazione che viene dallo Spirito Santo. Avremo, allora, occasione di discutere tra di noi come stiamo svolgendo la nostra missione, quali sono le difficoltà, ma anche le esperienze belle che ci fanno vedere l’agire dello Spirito Santo attraverso la vita quotidiana delle nostre comunità.

Infine, in un terzo momento, si vorrà pensare al futuro e ad azioni concrete che potranno essere sviluppate insieme, tra le comunità africane e quelle europee, per dare un contributo ed un nuovo impulso all’opera di evangelizzazione. I protagonisti di questi gesti e progetti possono essere diversi: le singole Conferenze episcopali dei due continenti; le diocesi o le parrocchie che possono realizzare un gemellaggio; le congregazioni e gli istituti religiosi; i nuovi movimenti che in tanti luoghi sono proprio quelli che riescono a formare le persone e a portare avanti la missione della Chiesa in circostanze avverse, sia in Africa che in Europa. Ed infine ci sono gli organismi del CCEE e del SECAM, che hanno un proprio ruolo specifico nello sviluppo della comunione e della collaborazione pastorale tra Africa ed Europa e sui quale avremo anche occasione di parlare per decidere le modalità della futura collaborazione.

Finiremo il nostro simposio con due momenti molto significativi: l’udienza con il Santo Padre, il giovedì, e il pellegrinaggio a Manoppello per avvicinarci al Volto Santo lì custodito e in questo modo affidare il nostro lavoro al Signore Gesù. Purtroppo non tutti avremo la possibilità di andarvi, giacché il Santo Padre ha convocato i cardinali per una riunione prima del concistoro, ma chi andrà rappresenterà tutti. Affidando allora al Signore il nostro lavoro, mi auguro che possa essere per ognuno un’esperienza ricca e fruttuosa. 

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ZENIT Staff

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