Etica ed ambiente, presentato il “decalogo cattolico”

In un Convegno tenutosi presso l’Università Europea di Roma

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ROMA, lunedì, 7 novembre 2005 (ZENIT.org).- Nel corso di un Convegno su “Etica ambiente” che si è svolto il 7 novembre presso l’Università Europea di Roma, è stato presentato un decalogo che esprime l’insegnamento della Dottrina Sociale della Chiesa cattolica in campo ambientale.

Al Convegno organizzato dal Ministero dell’Ambiente, dal Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, in collaborazione con l’Università che ha ospitato l’evento sono intervenuti il Cardinale Renato Raffaele Martino, Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, ed il Ministro dell’Ambiente, l’Onorevole Altero Matteoli.

L’incontro è parte di una serie di 18 Convegni per la promozione del premio “Ambiente è Sviluppo”.

Nel prendere la parola, il Cardinale Martino ha spiegato da subito che “la questione ambientale è un modo moderno di presentarsi della questione sociale”.

Il Presidente del Dicastero vaticano della Giustizia e della Pace ha ricordato poi l’importante ruolo svolto dalla Santa Sede alle Conferenze Mondiali delle Nazioni Unite tenutesi a Rio de Janeiro nel 1992, al Cairo nel 1994 e a Johannesburg nel 2002.

Al Cairo la Santa Sede impedì di fare dell’aborto una politica contraccettiva, mentre a Rio de Janeiro riuscì a far passare “il principio della centralità della persona umana, della partecipazione di tutte le persone alle scelte in materia di ambiente e sviluppo”, ponendo l’accento anche sull’ “esigenza di promuovere un sistema economico internazionale più favorevole alle persone e all’ambiente, ed il principio di interdipendenza e indivisibilità tra pace, sviluppo e protezione dell’ambiente”.

Dopo aver rigettato l’ecologismo radicale che propone il ricorso all’aborto e alla sterilizzazione di massa nei Paesi poveri per frenare le nascite, il porporato ha sottolineato che il problema ecologico è un problema etico, e che la risposta della Chiesa è quella espressa dal concetto di “ecologia umana” finalizzata alla “costruzione di un umanesimo integrale e solidale per un rispetto della dignità dell’uomo in tutti gli ambiti”.

Il Ministro Matteoli ha ricordato che nel 1994 alla Conferenza ONU del Cairo si trovò, in qualità di rappresentante del governo italiano, a fianco della Santa Sede nel contrastare i tentativi di diffondere l’aborto come metodo contraccettivo.

Il rappresentante del governo italiano ha detto di essere totalmente convinto che il punto di vista cattolico in merito al rapporto tra sviluppo e ambiente è quello più avanzato, e di aver fatto della visione antropocentrica la caratteristica del suo Ministero.

Matteoli ha poi menzionato i tanti progetti e le tante collaborazioni internazionali che il Ministero ha promosso nei confronti dei Paesi in via di sviluppo, al fine di garantire uno sviluppo durevole e vincere la sfida per l’accesso all’acqua potabile per un miliardo di persone.

Il Ministro dell’Ambiente ha concluso affermando che bisogna superare le utopie ecologiste con la concezione cristiana di uomo e di bene comune. “La verità ci rende liberi – ha concluso Matteoli – e la verità è una e conoscibile”.

In questo contesto monsignor Giampaolo Crepaldi, Segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, ha riassunto in un decalogo interpretativo gli insegnamenti contenuti nel capitolo decimo del Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa:

1) La Bibbia deve dettare i principi morali fondamentali del disegno di Dio sul rapporto tra uomo e creato
2) Bisogna sviluppare una coscienza ecologica di responsabilità verso il creato e vero l’umanità
3) La questione ambientale coinvolge l’intero pianeta, perché è un bene collettivo
4) Bisogna ribadire il primato dell’etica e dei diritti dell’uomo sulla tecnica
5) La natura non va considerata come realtà a sé stante, divina e sottratta all’azione umana
6) I beni della terra sono stati creati da Dio per il bene di tutti. Va sottolineata la destinazione universale dei beni
7) Il bisogno di collaborare allo sviluppo ordinato delle regione più povere
8) La collaborazione internazionale il diritto allo sviluppo all’ambiente ed alla pace vanno considerati nelle varie legislazioni e devono avere un contenuto giuridico
9) L’adozione di nuovi stili di vita più sobri
10) Bisogna fornire una risposta a livello di spiritualità che non sia quella dell’adorazione della natura.

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ZENIT Staff

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