Etica e mercato

Dibattito sul ruolo dell’interesse personale

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Di Padre John Flynn

ROMA, mercoledì, 17 gennaio 2006 (ZENIT.org).- Tra i consueti bilanci di fine anno spiccano per queste festività quelli di carattere economico. Immancabili sono le preoccupazioni per l’eccessivo consumismo che si ripropone nella frenesia di ogni periodo natalizio. A ciò si aggiungono quest’anno alcune riflessioni sulle ineguaglianze e sulla necessità di assicurare maggiori opportunità ai Paesi in via di sviluppo.

Tra le diverse analisi su questi problemi, alcuni libri recenti sono di particolare interesse. Il primo è “The Moral Ecology of Markets: Assessing Claims about Markets and Justice”, scritto dall’economista e teologo Daniel Finn.

L’economia di mercato è spesso oggetto di critiche per i molti limiti che presenta. Proprio per questo, la maggior parte degli economisti preferisce concentrare l’attenzione su un’analisi empirica, lasciando da parte le valutazioni di carattere morale. Tuttavia, secondo Finn, la morale fa inevitabilmente parte della nostra vita quotidiana.

Uno dei problemi ricorrenti quando si discute dei temi relativi alla morale nell’economia è la grande varietà delle posizioni. Diversi sono i punti di partenza e le ipotesi che vengono adottati, a seconda dello schieramento politico a cui si appartiene. Nel suo libro, Finn tenta di offrire una cornice condivisa, nell’ambito della quale esaminare le questioni principali relative all’economia di mercato.

Egli inizia col sostenere che un’analisi adeguata del mercato, sia quella favorevole, che quella critica, deve tenere conto delle questioni morali che la sottendono. Il punto di partenza più evidente è quello del concetto di interesse personale.

I fautori del libero mercato, spiega Finn, seguono le orme di Adam Smith, affermando che i migliori risultati per la società scaturiscono da un sistema complesso di interazioni personali, anche quando gli stessi individui non abbiano come obiettivo consapevole tali risultati. L’egoismo e l’avidità, che inevitabilmente esistono, attraverso la mediazione dei mercati, operano quindi in senso positivo.

Santi o peccatori?

Questo concetto di interesse personale non è tuttavia esente da critiche, prosegue Finn. Ad esempio, una teoria che non faccia alcuna distinzione tra Madre Teresa e un ladro – posto che entrambi agiscano per perseguire i rispettivi interessi personali – è inadeguata. Un modello descrittivo del mondo che non distingua tra vizio e virtù, tra santo e peccatore, tra martire e assassino, non è in grado di descrivere le realtà della vita.

Altre critiche mettono in evidenza le profonde ineguaglianze nei livelli di ricchezza, che derivano dal mercato, e l’insufficiente tutela dei più deboli, per dimostrare i limiti di un sistema basato sul perseguimento dell’interesse personale. Chi difende l’economia di mercato, osserva Finn, risponde invece sostenendo che sarebbe sbagliato dare la colpa ai mercati per tutti i mali che esistono nella nostra società, i quali possono invece derivare da una miriade di cause e fattori culturali.

I fautori del mercato si trovano poi maggiormente in difficoltà quando si accusa questo sistema, fondato sul perseguimento dell’interesse personale, di incoraggiare lo sviluppo dell’avidità. Certamente l’avidità svolge un ruolo positivo nel promuovere alcune virtù come la dedizione al lavoro, l’iniziativa e la creatività. Ma i critici sottolineano che il comportamento utilitaristico, che basa le proprie azioni sul perseguimento dell’interesse personale, tende ad estendersi anche a tutti gli altri ambiti della vita, rischiando di compromettere le norme morali da cui la stessa economia di mercato dipende.

Per quanto riguarda la migliore allocazione e distribuzione delle risorse, il libero mercato effettivamente comporta notevoli vantaggi, ammette Finn. Ma la produzione economica è solo una componente della nostra vita e l’estensione del comportamento fondato sull’interesse personale ad altri ambiti può essere negativa.

Persino nello stesso contesto economico, agire esclusivamente per il proprio tornaconto talvolta non è sufficiente. Finn cita il caso di un consumatore che deve scegliere tra due prodotti di cui uno più economico in quanto prodotto grazie allo sfruttamento dei lavoratori. L’interesse personale indurrebbe il consumatore a scegliere quello più economico. Ma ciò rafforzerebbe lo stesso sistema di sfruttamento del lavoro messo in atto dal produttore.

Tutto ciò porta Finn a concludere che è sbagliato attribuire automaticamente un valore morale positivo o negativo al comportamento guidato dall’interesse personale. La valutazione morale di ogni azione nel mercato dipende da una serie di fattori contingenti e dai suoi effetti.

Analogamente, secondo Finn, non è semplice dare una valutazione del mercato nel suo complesso, al fine di scegliere il giusto equilibrio tra libero mercato e pianificazione economica. In pratica, il mercato esiste all’interno di un complesso sistema di confini o di “recinti”, come li chiama lui, entro cui esso opera. Il punto ove collocare tali recinti può variare molto, a seconda della situazione. Inoltre, il mercato esiste nell’ambito di un contesto sociale, politico e culturale che non può essere ignorato.

Teologia economica

Un altro libro di recente pubblicazione sul tema del mercato è intitolato “Adam’s Fallacy: A Guide to Economic Theology”, di Duncan Foley, professore di economica presso la New School for Social Research.

Come Finn, questo autore svolge un esame approfondito del concetto di interesse personale in relazione all’economia di mercato, sebbene più da un punto di vista storico e meno in senso strettamente analitico. L’Adam a cui si fa riferimento nel titolo è Adam Smith, autore del testo di economica classica “La ricchezza delle nazioni”.

L’errore, secondo Foley, “sta nell’idea che sia possibile separare la sfera economica – in cui il perseguimento dell’interesse personale, sulla base di determinate leggi oggettive, determinerebbe un bene comune per la società – dal resto della vita in cui il perseguimento del proprio tornaconto è moralmente problematico e deve essere valutato in rapporto ad altre finalità”.

Nella sua analisi sul funzionamento del mercato, Foley ammette che il concetto del perseguimento dell’interesse personale, elaborato da Smith, ha la sua buona ragion d’essere, ma che proporlo come un valore positivo è un’altra questione. Gran parte del libro è poi dedicato ad una sintesi delle teorie economiche avanzate da diversi economisti negli ultimi secoli.

A conclusione, Foley osserva che lo stesso Smith – più dei suoi successori – era consapevole dei limiti propri di un sistema di mercato basato sul perseguimento dell’interesse personale. Oltre a difendere i vantaggi derivanti dall’economia di mercato, Smith riconosceva la necessità di avere istituzioni politiche che indirizzino e controllino le operazioni economiche.

Il capitalismo contemporaneo è un sistema di creazione della ricchezza che funziona. Ma, sostiene Foley, esso non rappresenta una sorta di processo automatico inscritto nella natura umana. Le istituzioni economiche sono fragili e contingenti, ed hanno bisogno di essere plasmate e guidate. Inoltre, capire il funzionamento dell’economia non significa che dobbiamo sottomettere il nostro giudizio morale alla logica del mercato. Lo sviluppo economico porta con sé molti cambiamenti nella società e nella cultura, ma sarebbe un errore accettare questi cambiamenti come un qualcosa di ineluttabile.

La carità

Al fine integrare e modellare il funzionamento del mercato, la Chiesa cattolica propone la virtù della carità. Benedetto XVI, nella sua Enciclica “Deus caritas est”, spiega che “la costruzione di un giusto ordinamento sociale e statale, mediante il quale a ciascuno
venga dato ciò che gli spetta, è un compito fondamentale che ogni generazione deve nuovamente affrontare” (n. 28).

Si tratta di un compito essenzialmente politico, in cui la Chiesa non può svolgere un ruolo diretto, afferma il Papa. Tuttavia, siccome è allo stesso tempo un compito umano primario, la Chiesa ha il dovere di dare il suo contributo nella lotta per la giustizia. “Deve inserirsi in essa per la via dell’argomentazione razionale e deve risvegliare le forze spirituali, senza le quali la giustizia, che sempre richiede anche rinunce, non può affermarsi e prosperare”.

L’argomentazione avanzata dalla Chiesa riguarda in particolare il ruolo dell’amore. “Non c’è nessun ordinamento statale giusto che possa rendere superfluo il servizio dell’amore”, afferma il Pontefice. “Chi vuole sbarazzarsi dell’amore si dispone a sbarazzarsi dell’uomo in quanto uomo”. Concetti che occorre sempre tenere a mente quando ci si appresta a valutare il funzionamento dell’economia di mercato.

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ZENIT Staff

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