Udienza Generale (08/05/2019) - Foto © Servizio Fotografico - Vatican Media

"Essere segno e strumento di unità" – "Quando non c’è tenerezza, diventiamo troppo seri, acidi"

L’Udienza Generale – Catechesi del Santo Padre

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L’Udienza Generale di questa mattina si svolge alle ore 9.10 in Piazza San Pietro dove il Santo Padre Francesco incontra gruppi di pellegrini e fedeli provenienti dall’Italia e da ogni parte del mondo. Nel discorso in lingua italiana il Papa incentra la sua meditazione sul Viaggio Apostolico in Bulgaria e nella Macedonia del Nord conclusosi ieri sera (Brano biblico: Dal Vangelo secondo Luca, 12, 22.30-32). Dopo aver riassunto la Sua catechesi in diverse lingue, il Santo Padre indirizza particolari espressioni di saluto ai gruppi di fedeli presenti. L’Udienza Generale si conclude con il canto del Pater Noster e la Benedizione Apostolica.
Catechesi del Santo Padre
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Sono rientrato ieri, in tarda serata, da un viaggio apostolico di tre giorni che mi ha condotto in Bulgaria e in Macedonia del Nord. Ringrazio Dio per avermi concesso di compiere queste visite, e rinnovo la mia gratitudine alle Autorità civili di questi due Paesi che mi hanno accolto con grande cortesia e disponibilità. Ai Vescovi e alle rispettive Comunità ecclesiali va il mio “grazie” più cordiale, per il calore e la devozione con cui hanno accompagnato il mio pellegrinaggio.
In Bulgaria mi ha guidato la memoria viva di San Giovanni XXIII, che in quel Paese fu inviato nel 1925 come Visitatore e quindi Delegato Apostolico. Animato dal suo esempio di benevolenza e di carità pastorale, ho incontrato quel popolo, chiamato a fare da ponte tra Europa Centrale, Orientale e Meridionale; col motto “Pacem in terris” ho invitato tutti a camminare sulla via della fraternità; e su questa via, in particolare, ho avuto la gioia di compiere un passo avanti nell’incontro con il Patriarca della Chiesa Ortodossa Bulgara Neofit e i Membri del Santo Sinodo. In effetti, come cristiani, la nostra vocazione e missione è essere segno e strumento di unità, e possiamo esserlo, con l’aiuto dello Spirito Santo, anteponendo ciò che ci unisce a ciò che ci ha diviso o ancora ci divide.
L’attuale Bulgaria è una delle terre evangelizzate dai Santi Cirillo e Metodio, che San Giovanni Paolo II ha affiancato a San Benedetto quali Patroni d’Europa. A Sofia, nella maestosa Cattedrale Patriarcale di Sant’Aleksander Nevkij, ho sostato in preghiera davanti alla sacra immagine dei due Santi fratelli. Essi, di origine greca, di Salonicco, seppero usare con creatività la loro cultura per trasmettere il messaggio cristiano ai popoli slavi; idearono un nuovo alfabeto col quale tradussero in lingua slava la Bibbia e i testi liturgici. Anche oggi c’è bisogno di evangelizzatori appassionati e creativi, perché il Vangelo raggiunga quanti ancora non lo conoscono e possa irrigare di nuovo le terre dove le antiche radici cristiane si sono inaridite. Con questo orizzonte ho celebrato due volte l’Eucaristia con la comunità cattolica in Bulgaria e l’ho incoraggiata ad essere speranzosa e generativa. Ringrazio ancora quel popolo di Dio che mi ha dimostrato tanta fede e tanto affetto.
L’ultimo atto del viaggio in Bulgaria è stato compiuto insieme con i rappresentanti delle diverse religioni: abbiamo invocato da Dio il dono della pace, mentre un gruppo di bambini portava le fiaccole accese, simbolo di fede e di speranza.
In Macedonia del Nord mi ha accompagnato la forte presenza spirituale di Santa Madre Teresa di Calcutta, la quale nacque a Skopje nel 1910 e lì, nella sua parrocchia, ricevette i Sacramenti dell’iniziazione cristiana e imparò ad amare Gesù. In questa donna, minuta ma piena di forza grazie all’azione dello Spirito Santo, vediamo l’immagine della Chiesa in quel Paese e in altre periferie del mondo: una comunità piccola che, con la grazia di Cristo, diventa una casa accogliente dove molti trovano ristoro per la loro vita. Presso il Memoriale di Madre Teresa ho pregato alla presenza di altri leader religiosi e di un folto gruppo di poveri, e ho benedetto la prima pietra di un santuario a lei dedicato.
La Macedonia del Nord è un Paese indipendente dal 1991. La Santa Sede ha cercato di sostenere fin dagli inizi il suo cammino e con la mia visita ho voluto incoraggiare soprattutto la sua tradizionale capacità di ospitare diverse appartenenze etniche e religiose; come pure il suo impegno nell’accogliere e soccorrere un gran numero di migranti e di profughi durante il periodo critico del 2015 e 2016. Là c’è una grande accoglienza, hanno un grande cuore. I migranti creano dei problemi per loro, ma li accolgono e li amano, e i problemi li risolvono. Questa è una cosa grande di questo popolo. Un applauso a questo popolo.
Un Paese giovane, la Macedonia del Nord, dal punto di vista istituzionale; un Paese piccolo e bisognoso di aprirsi ad orizzonti ampi senza perdere le proprie radici. Per questo è stato significativo che proprio lì avvenisse l’incontro con i giovani. Ragazzi e ragazze di diverse confessioni cristiane e anche di altre religioni – musulmani, per esemprio -, tutti accomunati dal desiderio di costruire qualcosa di bello nella vita. Li ho esortati a sognare in grande e a mettersi in gioco, come la giovane Agnese – la futura Madre Teresa – ascoltando la voce di Dio che parla nella preghiera e nella carne dei fratelli bisognosi. Sono rimasto colpito, quando sono andato a visitare le Suore di Madre Teresa: erano con i poveri, e sono rimasto colpito dalla tenerezza evangelica di queste donne. Questa tenerezza nasce dalla preghiera, dall’adorazione. Loro accolgono tutti, si sentono sorelle, madri di tutti, lo fanno con tenerezza. Tante volte noi cristiani perdiamo questa dimensione della tenerezza, e quando non c’è tenerezza, diventiamo troppo seri, acidi. Queste suore sono dolci nella tenerezza e fanno la carità, ma la carità come è, senza travestirla. Invece, quando si fa la carità senza tenerezza, senza amore, è come se sull’opera di carità noi buttiamo un bicchiere di aceto. No, la carità è gioiosa, non è acida. Queste suore sono un bell’esempio. Che Dio le benedica, tutte.
Oltre alle testimonianze dei giovani, a Skopje ho ascoltato quelle dei sacerdoti e delle persone consacrate. Uomini e donne che hanno donato la vita a Cristo. Per loro, prima o poi, viene la tentazione di dire: “Signore, che cos’è questo mio piccolo dono di fronte ai problemi della Chiesa e del mondo?”. Perciò ho ricordato loro che un po’ di lievito può far crescere tutta la pasta, e un po’ di profumo, puro e concentrato, impregna di buon odore tutto l’ambiente.
È il mistero di Gesù-Eucaristia, seme di vita nuova per l’umanità intera. Nella Messa che abbiamo celebrato nella piazza di Skopje, abbiamo rinnovato, in una periferia dell’Europa di oggi, il miracolo di Dio che con pochi pani e pesci, spezzati e condivisi, sazia la fame delle moltitudini. Alla sua inesauribile Provvidenza affidiamo il presente e il futuro dei popoli che ho visitato in questo viaggio. E vi invito tutti a pregare la Madonna perché benedica questi due Paesi: la Bulgaria e la Macedonia del Nord.

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ZENIT Staff

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