Episcopato spagnolo: permettere i matrimoni gay equivale a “fabbricare moneta falsa”

In una diffusa giovedì sulla legge relativa al “matrimonio” omosessuale

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ROMA, venerdì, 22 aprile 2005 (ZENIT.org).- Così come “fabbricare moneta falsa vuol dire svalutare la moneta vera e mettere in pericolo tutto il sistema economico”, allo stesso modo “equiparare le unioni omosessuali ai veri matrimoni vuol dire introdurre un pericoloso fattore di dissoluzione dell’istituzione matrimoniale e, con questa, del giusto ordine sociale”, sostiene l’episcopato spagnolo.

Questo è quanto si legge nella nota distribuita questo giovedì dalla Conferenza Episcopale Spagnola in occasione delle discussioni tenutesi nel corso della sessione plenaria del Congresso dei Deputati di questo Paese, che ha votato su argomenti di carattere sociale come la riforma della legge del divorzio e il matrimonio omosessuale.

In particolare, ieri, con 183 voti a favore, 136 contrari e 6 astenuti è passato il primo via libera al progetto di legge che consentirà unioni matrimoniali tra persone dello stesso sesso. Il disegno di legge dovrà essere dibattuto entro 60 giorni al Senato prima di tornare alla Camera Bassa in caso di eventuali modifiche.

In particolare la legge, una volta passata, modificherà ben 16 articoli del Codice civile spagnolo per dare alle unioni omosessuali lo stesso trattamento giuridico di quelle eterosessuali, inclusa l’adozione di bambini. In particolare il testo prevede la sostituzione delle parole “marito e moglie” con “coniugi” e le parole “padre e madre” con “genitori”.

Secondo i Vescovi spagnoli, il disegno di legge “deforma l’istituzione del matrimonio in un aspetto tanto elementare come il fatto di essere costituito da un uomo ed una donna”.

“Si tratterebbe, quindi, di una legge radicalmente ingiusta e pregiudizievole per il bene comune”, si legge nella nota.

L’episcopato spagnolo ha ricordato che le persone omosessuali, “come tutti”, sono dotate “della dignità inalienabile che spetta ad ogni essere umano”. Non è quindi “in alcun modo accettabile che vengano sminuite, maltrattate o discriminate”.

Nonostante questo, di fronte “all’inusitata innovazione legale annunciata”, i Vescovi ritengono di avere “il dovere di ricordare anche una cosa così ovvia e naturale come il fatto che il matrimonio non può essere contratto se non da persone di sesso diverso: un uomo e una donna”.

Due persone dello stesso sesso, hanno aggiunto, “non hanno alcun diritto a contrarre matrimonio tra di loro”. Lo Stato, quindi, “non può riconoscere questo diritto inesistente se non agendo in un modo arbitrario”, che “esula dalle sue capacità” e “danneggerà, senz’altro molto seriamente, il bene comune”.

Le ragioni che avallano queste proposizioni sono “di ordine antropologico, sociale e giuridico”, aggiungono i presuli spagnoli.

Dal primo punto di vista, “i significati unitivi e procreativi della sessualità umana si fondano sulla realtà antropologica della differenza sessuale e della vocazione all’amore che nasce da questa, aperta alla fecondità”.

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ZENIT Staff

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