Egitto: la Chiesa contraria alla condanna a morte di 529 Fratelli Musulmani

Il Vescovo copto cattolico di Assiut, Kyrillos William: “La condanna capitale non può mai rappresentare la strada per risolvere i problemi in modo giusto”

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Forte tensione ieri, in Egitto, davanti al tribunale di Minya dopo la lettura della sentenza di condanna a morte per 529 sostenitori dei Fratelli musulmani. Diversi i capi di accusa, tra i quali anche l’omicidio. Le condanne, emesse dopo soltanto due udienze, sono state sottoposte al Gran Mufti d’Egitto che ha il compito di ratificarle o respingerle.

Una sentenza “sproporzionata e ingiusta”, secondo uno degli avvocati difensori, Mohammed Zarie, a capo di un centro per la tutela dei diritti umani al Cairo. Anche la Chiesa egiziana prende le distanze dal giudizio e ribadisce il suo rifiuto alla pena di morte. “La situazione è complessa. C’è la durezza di un giudizio, che non è definitivo, e occorre aspettare”, afferma il Vescovo copto cattolico di Assiut, Kyrillos William, all’agenzia Fides.

In ogni caso, aggiunge, “la Chiesa è contro la pena di morte. Dal punto di vista della coscienza cristiana, la condanna capitale non può mai rappresentare la strada per risolvere i problemi in modo giusto”.

“Molti – spiega Anba Kyrillos all’Agenzia Fides – dubitano che il Gran Mufti confermerà le condanne. Già in altre occasioni i giudici che hanno emesso la sentenza si erano distinti per aver comminato pene durissime”. In molti, inoltre, chiedono che siano prese “pene esemplari contro le violenze settarie”. Tuttavia, ribadisce il presule, “la pena di morte non può rappresentare la soluzione”.

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ZENIT Staff

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