Educare i giovani a scoprire il senso della vita (Seconda parte)

La lezione di Viktor Frankl

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2)   La  voce della coscienza

L’uomo è, usando il linguaggio di Jaspers, un “essere che decide”. L’essere dell’uomo non è, quindi un “essere-spinto” dalle pulsioni dell’Es, come sostiene Freud, ma un essere responsabile, che decide liberamente le azioni che vuole compiere. Frankl scrive in proposito: “La specificità dell’essere umano è data […] non quando un Es spinge l’uomo, ma quando un Io si decide”[1].

L’Io umano è libero, quindi responsabile degli atti che compie; mentre “nella prospettiva psicoanalitica, l’Io costituisce in fin dei conti lo zimbello degli impulsi; oppure, secondo la stessa espressione di Freud: l’Io non è padrone in casa sua”[2].

La psicoanalisi negando l’ esistenza dello spirito, e quindi la specificità umana,  afferma un modello antropologico materialistico, conseguente al suo “modo di pensare”. Frankl sostiene, infatti, che è “autenticamente materialistico il modo di pensare della psicoanalisi”[3].

Essa ha “atomizzato” l’essere umano, “in quanto l’ha pensato come frutto di accostamento di parti diverse”[4], costituite dall’Es, dall’Io e dal Super-io. Conseguentemente, la psicoanalisi ha spersonalizzato e distrutto l’essere umano. Scrive in proposito: “Si è venuta così distruggendo la persona umana nella sua totalità: la psicoanalisi ‘spersonalizza’ del tutto l’uomo”[5].

La spersonalizzazione dell’essere umano è conseguente alla personalizzazione dell’Es ,dell’Io e del Super-io, “in tal modo -scrive lo psichiatra – le istanze sono state rese indipendenti, quali entità pseudopersonali fornite di forza propria: si potrebbe quasi dire che vennero ‘demonificate'”[6].

Secondo la psicoanalisi, il “demonio” dell’Es spinge l’Io a soddisfare i propri impulsi sessuali, mentre il “demonio” del Super-io lo spinge a reprimerli; quindi, scrive Frankl, “l’essere umano viene interpretato a priori dalla psicoanalisi come un essere-spinto”[7].

L’uomo non è un “essere spinto” perché, come è stato evidenziato, “libertà e responsabilità […] costituiscono lo specifico essere-uomo”[8].

L’uomo è  libero perché l’inconscio spirituale costituisce il suo io  più profondo, ma l’essere dell’uomo non si risolve in esso, perché l’uomo, nella sua interezza è una totalità non soltanto spirituale, ma anche psichica e fisica[9]. Frankl precisa, però, che “è la persona spirituale […] a fondare l’unità e la totalità dell’essenza dell’uomo. Essa crea questa totalità in quanto fisico-psichico-spirituale”[10].

L’uomo non è una totalità soltanto psico-fisica, come afferma la maggior parte della filosofia, della psicologia e della pedagogia odierne, perché, afferma Frankl, è una “triplice totalità a costituire l’intero uomo”[11].

Questa “triplice totalità” è governata dallo spirito, il quale deve rispondere delle azioni compiute o da compiere a una “voce” che lo interpella e, pur essendo dentro di lui, lo trascende.

Questa voce è la coscienza, la quale, propriamente, non è umana perché è la voce della trascendenza. Lo psichiatra afferma in proposito che la coscienza è “la voce della trascendenza. Solo l’uomo è in grado di percepire ed ascoltare una tale voce. Eppure, essa non deriva in alcun modo dall’uomo stesso”[12].

La coscienza è “un fenomeno che trascende il puro essere-uomo”[13] e l’indagine riguardante la sua origine non può essere di carattere psicologico, perché coinvolge, necessariamente, l’ontologia. Scrive in proposito Frankl: “La problematica circa l’origine della coscienza non si risolve nell’ambito psicologico o in quello psicogenetico, ma solo nell’ambito ontologico”[14].

La psicoanalisi freudiana, riducendo l’essere umano allo psichismo e alle sue dinamiche, ha mistificato il vero significato della coscienza, identificandola con il Super-io, “a sua volta derivato dall’introiezione dell’immagine paterna”[15].

Frankl afferma che la coscienza è la “voce” della trascendenza; identificata con un Tu personale, che, in virtu della sua trascendenza, parla con forza alla vita di ogni uomo.

Lo psichiatra afferma, infatti, che “mai e poi e mai la coscienza potrebbe essere una parola di forza nell’immanenza, se non fosse la parola-Tu della trascendenza”[16].

La “parola-Tu” è Dio che parla ad ogni essere umano e rispetta la libertà di ognuno  fino al punto di consentire il suo rinnegamento. Scrive a riguardo: “”L’uomo è libero ed è stato creato libero a tal punto che la sua libertà giunge fino al no, nel senso che arriva a lasciar decidere la creatura contro il creatore: è una libertà che può anche rinnegare Dio”[17].

Dio instaura una relazione dialogica con ogni uomo, anche se tale relazione può rimanere a livello inconscio. Esiste, quindi, una “religiosità inconscia, nel senso di una relazione inconscia con Dio”[18].

Dio, quindi, pur presente in ogni uomo, può rimanere “inconscio”, perché la sua relazione con l’uomo avviene inconsciamente. Scrive a riguardo: “Dio è talvolta inconscio , nel senso che la nostra relazione con lui può fermarsi a livello inconscio, può cioè essere repressa e rimanere a noi stessi nascosta”[19].

Ogni uomo è, anche se inconsciamente, religioso, perché in relazione dialogica con Dio, il quale, tramite la coscienza interpella l’essere umano riguardo alle scelte da compiere. 

(La prima parte è stata pubblicata sabato 15 giugno. La terza e ultima puntata segue sabato 29 di giugno)

*

NOTE

[1] V. Frankl, Dio nell’inconscio. Psicoterapia e religione, cit., p.28.

[2] Ibidem, p.21.

[3] Ibidem.

[4] Ibidem, pp.19-20.

[5] Ibidem, p.20.

[6] Ibidem.

[7] Ibidem, p.22.

[8] Ibidem, p.29.

[9] Cfr. ibidem, pp.28-30.

[10] Ibidem, p.30.

[11] Ibidem.

[12] Ibidem, p.61.

[13] Ibidem,p.60. Il corsivo è mio.

[14] Ibidem, p.65.

[15] Ibidem, p.66.

[16] Ibidem, p.67.

[17] Ibidem, p.64.

[18] Ibidem, p.72.

[19] Ibidem, p.73.

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Maurizio Moscone

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