Educare alla speranza

Chi educa i giovani oggi deve infondere loro la certezza che solo la vita donata per gli altri conduce alla felicità autentica

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Un uomo chiese a Dio due doni: un fiore e una farfalla. Ma Dio gli diede invece un cactus e una larva. L’uomo divenne triste. Si chiese che cosa avesse sbagliato nella sua domanda. Poi pensò: “Forse, con tanta gente che chiede, ci sarà stato un errore…”. E decise di aspettare un segno.

Il tempo passava, ma non accadeva nulla. Così l’uomo si convinse, tristemente, che Dio non aveva accolto la sua richiesta. Fino a che, un bel mattino, con sua grande sorpresa, l’uomo vide che dallo spinoso e brutto cactus era nato il fiore più bello. E quella orribile larva si era trasformata in una splendida farfalla. Allora capì, ed esclamò felice: “Dio agisce sempre bene!”.

La strada che hai davanti è la migliore, anche quando ai tuoi occhi appare tutto sbagliato. Se hai chiesto a Dio una cosa, e ne hai ricevuta un’altra, abbi fiducia lo stesso. Abbi la certezza che Egli dà sempre ciò di cui hai bisogno, al momento giusto. E non sempre quello che gli hai chiesto è ciò di cui avevi veramente bisogno.

Vivi nella certezza che Egli non sbaglia mai la risposta alle tue richieste. Vai avanti senza mormorare o dubitare. La spina di oggi sarà il fiore di domani!

Questo racconto grazioso lo dedico ai ragazzi e ai loro educatori: alle mamme e ai papà, ai nonni, agli insegnanti, ai catechisti… Oggi, nel nostro contesto euratlantico, i giovani sono i più poveri tra i poveri. Perché? Perché troppe volte viene a mancar loro la speranza.

Chi educa i giovani deve educare alla speranza! Non a una vaga speranza, non a una sorta di buonismo sterile. Chi educa deve credere che l’amore vince la morte, deve infondere la certezza che solo la vita donata per gli altri conduce alla felicità autentica.E allora lo ripeto anch’io, insieme al papa Francesco: “Ragazzi, non lasciatevi rubare la speranza!”.

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Enrico dal Covolo

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