È possibile crescere nella fede?

Riflessioni per l’Anno della Fede, da Tommaso d’Aquino a Benedetto XVI

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Stiamo vivendo l’Anno della Fede, indetto da Benedetto XVI come “occasione propizia per introdurre il complesso ecclesiale intero in un tempo di particolare riflessione e riscoperta della fede” [I]. In questo anno ogni fedele deve cercare di immergersi nella propria vita di fede per poterla trasmettere efficacemente: “La fede cresce quando è vissuta come esperienza di un amore ricevuto ed a sua volta comunicata quale esperienza di grazia e di allegria” [II]. Ma frequentemente sorge un dubbio: è davvero possibile crescere nella fede? Piuttosto non siamo in grado di distinguere solo tra coloro che hanno fede e coloro che invece non ne hanno?

Tutto ciò dipende da come si intende la fede. Essa è essenzialmente una relazione tra Dio e l’uomo. Dio si rivela liberamente donandosi all’uomo in un tempo che Egli stesso ha stabilito. E l’uomo è libero di accettarlo o no. La fede, quindi, è un dono divino ed una risposta umana. L’oggetto della fede, che San Tommaso di Aquino denominava come “ragione formale”, è la verità primaria, ossia, l’affermazione dell’esistenza e della Provvidenza divina [III]. In tal senso il primo atto di fede è credere che “Dio esiste e ricompensa coloro che lo cercano” (Eb., 11, 6). Così dunque distinguiamo semplicemente coloro che accolgono il dono di fede e coloro che ancora non lo accolgono.

Ciononostante la “ragione materiale” della fede è Dio stesso e le altre realtà che sono a Lui ordinate. Essendo la fede un atto umano, una conoscenza amorosa di Dio, tale atto deve essere ben compreso. Infatti l’uomo ha una percezione ed un grado di conoscenza ben diverso da quello degli Angeli. Dio conosce le realtà composte in un solo singolo atto: Lui, pensando a se medesimo, impara tutte le cose complesse. L’uomo, da parte sua, conosce le realtà semplici (come l’essere di Dio) mediante una molteplicità di atti complessi. La conoscenza della verità da parte dell’uomo è sempre a carattere discorsivo, parziale, dipende cioè da un semplice apprendimento della realtà, da giudizi e da ragionamenti. L’uomo impara quindi il semplice per mezzo del complesso, e Dio conosce il complesso nella sua semplicità. In altre parole, possiamo conoscere Dio partendo dalla sue creature e da quanto viene ad essere rivelato da Dio. Ma Dio si rivela mediante molte parole: i diversi enunciati della fede.

I principali enunciati della fede si trovano riuniti nei cosiddetti Simboli, composti da articoli. Gli articoli sono quelle parti distinte che devono essere riunite. Articoli e simboli si relazionano tra loro allo stesso modo di come i membri di un corpo e lo stesso corpo [IV]. Pertanto accettare la fede cristiana implica accogliere il simbolo della fede al completo, senza mutilazioni. Gli articoli sono ordinati tra loro, poiché ci sono alcuni anteriori ad altri. Per credere alla Resurrezione di Cristo, ad esempio, è necessario accettare la sua morte; per credere alla sua morte, è necessario credere a priori alla sua Incarnazione. Gli articoli di fede si riducono ad uno solo: credere in Dio e nella sua Provvidenza (Eb. 11,6). Infatti nell’essere divino vengono incluse tutte le realtà che siamo certi che esistano in eterno nell’essere divino; e la fede nella Provvidenza include anche accettare tutti i mezzi che Dio possiede per condurci alla nostra felicità.

Perciò ci si chiede: può crescere la fede? Dipende. Se ci riferiamo ad un oggetto formale della fede, che è l’unico e semplice (la verità primaria) la fede non può variare nei fedeli: o si accetta l’essere di Dio e la sua azione oppure no. Per quanto riguarda l’oggetto materiale della fede, cioè le verità proposte ai fedeli, esse sono molteplici e possono essere accolte in maniera più o meno esplicita. In tal senso, un fedele può crescere in più cose rispetto ad altri e può esserci in lui una fede maggiore sulla base della conoscenza più profonda delle verità di fede. Al di là di ciò, la fede si distingue secondo diversi modi in cui le persone l’accettano. Infatti l’atto di fede proviene dalla intelligenza e dalla volontà. Ci può essere una maggiore o minore certezza e fortezza nell’aderire ad una verità di fede, così come una maggiore prontezza, devozione e fiducia in Dio [V].

Si può crescere allora nella fede nella misura in cui si tenti di conoscere meglio i suoi contenuti, per aderirvi con più profonda convinzione, amore e fiducia. “In tale prospettiva, l’Anno della Fede è un invito ad un’autentica e rinnovata conversione al Signore, unico Salvatore del mondo” [VI]. La fede è un atto innanzitutto intellettuale, ma deve formare per intero la vita cristiana. Come disse Benedetto XVI: “Grazie alla fede questa vita nuova plasma l’intera esistenza umana secondo la novità radicale della resurrezione. Nella misura della sua libera disponibilità, i pensieri e gli affetti, la mentalità e il comportamento dell’uomo si vanno man mano purificando e trasformando, lungo un itinerario mai completamente finito e concluso in questa vita. La ‘fede che si realizza mediante l’amore’ (Gl. 5, 6), diviene un nuovo criterio di comprensione e di azione, che muta interamente la vita propria dell’uomo” [VII].

*

NOTE

[I] Benedetto XVI, Porta Fidei, n. 4.

[II] Ibidem, n. 7.

[III] Santo Tommaso d’Aquino, Somma Theologica, II-II, q. 1, a. 1.

[IV] Ibidem, II-II, q. 1, a. 6.

[V] Ibidem, II-II, q. 5, a. 4.

[VI] Benedetto XVI, Porta Fidei, n. 4.

[VII] Cfr. Ibid; Rm 12, 2; Cl 3, 9-10; Ef 4, 20-29; 2 Cor 5, 17.

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Anderson Alves

Sacerdote della diocesi di Petrópolis – Brasile. Dottore in Filosofia presso alla Pontificia Università della Santa Croce a Roma.

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