È meglio viaggiare bene piuttosto che arrivare

Molti ragazzi sono vittime di “analfabetismo emotivo”, hanno difficoltà a comunicare con se stessi e con gli altri. E la loro camera, spesso, diventa il rifugio da tante frustrazioni emotive

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“Prof, quando le parlo e ascolto le sue parole, mi sento capita, sento che qualcuno riesce a percepire il mio dolore dalle parole che pronuncio, perché ultimamente nessuno lo fa, nessuno è in grado di poter sentire il mio silenzio e la mia sofferenza e io mi sento sempre più sola; perfino quando sono con le persone che mi vogliono bene! La ringrazio per le sue parole, che non mi fanno sentire più sola, e questo per me è molto importante”.

Cara Debora, innanzitutto ti voglio subito tranquillizzare: tutti (o quasi) gli adolescenti (ma anche non) si sentono soli ed incompresi. So che il detto “mal comune, mezzo gaudio” non è una gran consolazione, però aiuta a non sentirsi i brutti anatroccoli della situazione.

Molti ragazzi hanno difficoltà a comunicare con gli altri e la loro camera, spesso, diventa il rifugio da tante frustrazioni emotive. E se proprio la devo dire tutta,tanti non sono neanche capaci di comunicare con se stessi.Qualcuno lo chiamaanalfabetismo emotivo. In pratica non si riesce a decifrare i propri sentimenti e le proprie emozioni e quest’incapacità di leggere nel proprio animo, provoca un impulso all’azione, spesso svincolato dal proprio vissuto interiore. 

Che significa in concreto?

Che facciamo una cosa (per esempio stare in silenzio) ma ne vorremmo fare un’altra (per esempio sfogarci); che urliamo un sentimento (“Non me ne frega niente di te!!!”) ma ne proviamo un altro (“Ti prego, non mi lasciare!!!”) e così via.

Tutto questo ci isola, aumenta il senso di inadeguatezza, abbassa la nostra autostima e fa riaffiorare antiche ferite. Boom! Si scoppia e dentro di noi c’è il finimondo! Il dolore si fa avanti e noi ci sentiamo incompresi. Ed effettivamente lo siamo. Anzi: spesso siamo un mistero di emozioni anche per noi stessi.È per questo che nella mano dell’adolescente ci sono vere e proprie bombe a mano pronte, lì lì, per esplodere. Hanno vari nomi: tossicodipendenza, anoressia, bulimia, depressione…

Ma allora che facciamo? Ci lasciamo andare alla tristezza angosciante? Ma no! Ci sono tante cose che si possono fare; ma la prima, la più importante, è non lasciarsi soffocare da quel silenzio forzato che si chiama “solitudine”.

La solitudine ci porta a rimuginare e, si sa, le elucubrazioni solitarie ingigantiscono sempre la parte oscura che ci vuol divorare. Quindi: che si apra la porta alla creatività! Ti sembrerà strano che, per fuggire la solitudine, ti faccia l’elogio della creatività; ma Thomas Disch diceva che la creatività è l’abilità di vedere relazioni là dove non ne esistono ancora. Allora cosa c’è di meglio dell’inventiva, per dare scacco matto all’isolamento?

Primo passo: Più che rimanere passivi davanti a tv e internet, diventiamo attivi (teatro, danza, pittura, montagna, canto, lettura, volontariato, cucina… Tutto ciò che crea cultura è un afrodisiaco della vita)

Secondo passo: Lasciamoci inondare da tutto ciò che è comunicazione. Comunicare con se stessi (scrivere un diario? Perché no?) e con il mondo (leggere un libro? Giuro che non ci uccide! Vedere un bel film? Ci può aprire un mondo!). Parlare con gli amici (scelti e belli!) o ascoltare un esperto (in ogni scuola o città ci sono educatori appassionati del mondo dei ragazzi) è salutare.

Terzo passo: Rivalutiamo il ruolo del ‘nonno’. Non sto mica scherzando! Gli anziani sanno dare ai giovani tranquillità e infondere saggezza. 

Quarto passo: Ed ora la cosa importantissima: curare la propria spiritualità. La nostra anima, infatti, è preziosissima!  A prescindere da quanto forte infuri la tempesta o ululi il vento, noi tutti abbiamo un centro interiore di calma e silenzio e non dobbiamo permettere che eventi esterni ci derubino l’armonia. 

San Francesco la chiamava la “Perfetta letizia”. Immaginava situazioni di prova estreme e poi diceva: “Ebbene, se io avrò avuto pazienza e non mi sarò conturbato, io ti dico che qui è la vera letizia e qui è la vera virtù e la salvezza dell’anima”.

Cara Debora, ogni sera chiudi gli occhi e addormentati dicendo: “Padre, se ci sei, fatti sentire e non lasciarmi nella solitudine. Abbracciami forte e fammi far bene il viaggio della vita”è.

[Tratto da www.intemirifugio.it]

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Maria Cristina Corvo

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