"E' la festa di Cristo risorto, ma è anche la festa dell'uomo che con Lui sa risorgere ad una vita nuova di amore"

L’omelia dell’arcivescovo di Torino, monsignor Nosiglia, in occasione della messa di Pasqua

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Riportiamo di seguito l’omelia pronunciata stamattina dall’arcivescovo di Torino, monsignor Cesare Nosiglia, durante la Santa Messa di Pasqua, da lui presieduta nella Chiesa del Santo Volto.

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“Morte e vita si sono affrontate in un prodigioso duello. Il Signore della vita era morto ed ora, vivo, trionfa”: così canta la sequenza che abbiamo proclamato.

La Pasqua proclama che l’amore è più forte della morte. Gesù Cristo ha amato la vita e l’ha promossa, difesa e donata a tante persone che ne erano prive: malati in cerca di salute, peccatori in cerca di perdono, ciechi in cerca della vista, lebbrosi in cerca di guarigione. Ha amato sempre tutti senza distinzione alcuna: amici e nemici, santi e peccatori, giusti ed ingiusti, ricchi e poveri. Sulla croce ha perdonato chi lo stava uccidendo e ha promesso ad un ladro di accoglierlo nel suo Paradiso. Ha continuato ad amare il Padre suo, Dio, anche quando sembrava che persino lui lo avesse abbandonato. Non poteva restare nella morte, chi aveva amato così fino alla fine, senza riserve. Chi ama come lui e crede in lui, risorge e vince ogni situazione tragica e difficile, persino la morte.

“Dov’è o morte la tua vittoria, dov’è il tuo pungiglione? Siano rese grazie a Dio che ci dà la vittoria sulla morte per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore” (cfr. 1Cor 15,55.57): con queste parole l’apostolo Paolo proclama con forza la sua fede nella risurrezione di Cristo dai morti, centro del Vangelo, la vera ed unica buona notizia, che porta nel cuore la gioia più piena e sicura. “Questo è il giorno che ha fatto il Signore: rallegriamoci ed esultiamo”: sì, la religione cristiana è fondata su un evento di gioia e tende alla felicità dell’uomo, al quale annuncia che Cristo è veramente risorto e la sua presenza di Vivente è garanzia di vittoria su ogni male. Questo annuncio pasquale risuoni nelle nostre coscienze e riscaldi il nostro cuore; oggi nessuno può essere triste o deluso, abbattuto e scoraggiato, perché la risurrezione del Signore dona a tutti la certezza che, malgrado il nostro peccato, Dio vince con l’amore e il perdono e rinnova profondamente la nostra vita.

Se Cristo è veramente risorto, infatti, tutto è possibile e nessuna realtà umana, anche la più tragica ed assoluta di male, può ritenersi irreversibile. Tutto può essere vinto dalla fede e dall’amore che dalla risurrezione scaturisce. Dobbiamo credere fermamente che l’amore di Dio è più forte di ogni male fatto dall’uomo, anche là dove sembrano prevalere l’ingiustizia, la violenza omicida o la morte di tanti innocenti.

Purtroppo, oggi sembra che l’uomo non abbia più fiducia nel Dio della vita e si lasci vincere dalla morte, che avanza inesorabilmente nel cuore e nella storia dell’umanità. Quando si arriva a perseguire con il terrorismo e la guerra la strage di innocenti o l’uccisione di persone malate e sofferenti, giustificandola come un atto di amore, o si sopprime la vita nascente giudicandola “non vita umana” soggetto di diritti inalienabili e universali o si discrimina tra vita e vita in spregio della dignità propria di ogni essere umano o si usa di una persona come mezzo per farne stare bene un’altra, allora si percorre una strada che scivola sempre più verso la morte legalizzata e addirittura voluta e cercata. Lo spazio della vita umana si restringe progressivamente a scapito dei più deboli ed indifesi e di coloro che, per gravi disabilità, sono giudicati “uno sbaglio”, un incidente di percorso che andava evitato, secondo parametri prestabiliti di vita buona o non buona, di vita degna di essere accolta e sostenuta o non degna e quindi da eliminare, perché un peso per la persona e per i suoi familiari ed un costo eccessivo per la società.

La Pasqua ci annuncia invece che Cristo ha vinto la morte passando attraverso la via della croce, assumendola su di sé con pazienza e sacrificio. Egli si è fatto così prossimo ad ogni uomo debole, sofferente, rifiutato ed ingiustamente privato della vita. Lui, che era il Figlio di Dio, è stato schiacciato dal peso della morte per vincerla e sollevarsi da essa con potenza di risorto. Chiunque crede in lui – ma anche chiunque crede nell’uomo e nel suo futuro come ci ha creduto lui – lotta ed opera perché la vita trionfi sempre e comunque, a costo di pagare di persona come ha pagato lui, rifiutato e deriso fino alla morte.

Chiunque crede nella Pasqua del Signore ha la fondata certezza che il male non prevarrà mai sul bene e nutre l’indomita speranza che l’amore, alla fine, vince sempre. Nonostante il peccato, la violenza e l’ingiustizia segnino la storia dell’umanità, la speranza pasquale imprime vigore e forza all’impegno dell’uomo, che lotta per la vita e il bene fino alla sicura vittoria. L’importante è che queste convinzioni, che derivano dalla nostra fede in Cristo, trovino concretezza nelle scelte di ogni giorno, tese al cambiamento delle situazioni di male e di morte che incontriamo attorno a noi, situazioni dalle quali mai dobbiamo lasciarci dominare attraverso lo scoraggiamento e l’impotenza.

Voglio anche dirvi, cari fratelli e sorelle, che parlare di Pasqua significa richiamarsi a quel grande dono pasquale che resta sempre a disposizione ogni giorno, ogni domenica in particolare: l’Eucaristia. Essa ci immette in un dinamismo di autentica liberazione dal male e dalla morte. Essa ci permette di prendere con coraggio le distanze da tutto ciò che, nel nostro mondo, pretende di portare salvezza all’uomo prescindendo da Dio ed imponendosi come valore assoluto di felicità e di bene-essere per ricevere la nostra “adorazione”, offrendoci palliativi suggestivi di ricchezza o di potere, a scapito della nostra libertà interiore.

In questa Pasqua risuoni forte in ogni coscienza, in ogni persona e famiglia e nell’intera società il grido di libertà che Cristo ci ha donato con la sua risurrezione. In lui, il Risorto ed il Vivente, siamo liberi dalla morte per donare la vita; liberi dall’egoismo e dall’utilitarismo per accogliere la vita di ogni essere umano, nato o non ancora nato; liberi da pregiudizi e da compromessi per difendere la vita dei più deboli ed indifesi; liberi dal peccato dell’orgoglio per saper perdonare vincendo così il male con il bene; liberi dalla presunzione di decidere della vita nostra e di un’altra persona ignorando Dio e gli altri; liberi da ogni forma di violenza e di ingiustizia contro l’uomo.

La festa di Pasqua è la festa di Cristo risorto, ma è anche la festa dell’uomo che con lui sa risorgere ad una vita nuova di amore e di impegno da testimoniare in casa, nel lavoro, nella società e nel mondo. Ciascuno di noi oggi ha bisogno di sperare in un futuro migliore, più sereno e positivo sul versante della famiglia, del lavoro, della società. Si tratta di speranze umane, che coltiviamo nel cuore e che Dio conosce e di cui si fa carico, perché ci ha creati e redenti per avere la vita e possederla in abbondanza. Credere nella risurrezione significa immettere nel tessuto delle nostre miserie quel lievito di amore che cambia e rinnova ogni cosa. Sì, credere nella risurrezione è credere che questo non è bel sogno, un’utopia irrealizzabile, ma una via impegnativa e possibile ora e in ogni istante della nostra vita.

Buona Pasqua a tutti voi e ai vostri cari, ai vostri anziani e malati ed in particolare alle famiglie che soffrono a causa di divisioni o problemi materiali e morali. La benedizione del Signore risorto, la sua gioia e la sua pace inondino i cuori di tutti di forza, consolazione e speranza. Amen.

+ Cesare Nosiglia
Arcivescovo di Torino

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ZENIT Staff

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