"E' l'amore la sorgente di ogni atto educativo"

L’azione di Gesù Buon Pastore come modello di educazione

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di Giuseppe Adernò

ROMA, lunedì, 2 aprile 2012 (ZENIT.org) – Nell’iconografia del periodo pasquale, accanto ai simboli dell’Agnello Pasquale e del Cristo Risorto, ricorre spesso l’immagine di Gesù Buon Pastore, che tiene il braccio la pecorella smarrita o la trova tra le spine, oppure Gesù col bastone che bussa alla porta di una casa. I pittori sono stati attenti nel descrivere che la porta sulla quale Gesù bussa, metafora dell’animo umano, non ha una maniglia esterna e pertanto a Gesù che bussa occorre aprire dall’interno, quale atto di libera e responsabile adesione ad un invito di vita cristiana.

L’immagine del Buon Pastore, che oggi viene anche detto: “Bel Pastore”, quasi espressione della bontà manifesta all’esterno e quindi di bellezza che conquista e trascina, costituisce l’icona dell’educatore cristiano. Le caratteristiche di attenzione di sensibilità pedagogiche e di relazione sono ben descritte nella parabola che diventa anche codice e regolamento di azione pedagogica.

Il Buon Pastore conosce le sue pecorelle, le chiama per nome, entra dalla porta, cammina avanti a loro, si ferma e torna indietro per aiutare la pecorella più lenta, la raccoglie tra le spine e la conduce all’ovile Egli dà la vita per le sue pecorelle e vuole che nessuna di esse vada perduta.

Che io non si perda nessuno di quello che mi sono stati affidati” non è soltanto un’espressione evangelica, ma una regola pedagogica che non consente che ci siano degli studenti che restino indietro o che smarriscano la retta via.

Ciascuna delle notazioni che caratterizzano l’agire del Buon Pastore descrive un comportamento educativo, e diventano regola e norma di pedagogia di comunicazione

Guardare tutti ed osservare ciascuno” regola d’oro della pedagogia dell’attenzione verso l’altro trova nel Buon Pastore il modello che si incarna in Gesù Maestro, attento ai piccoli e capace di dialogare e di insegnare , producendo reali apprendimenti resi manifesti dal cambiamento del modo di pensare, di sentire e di agire.

E’ l’amore la sorgente di ogni atto educativo e il Buon Pastore con la sequenza dei gesti dell’ordinarietà detta le regole per l’educatore di oggi, docente, catechista e genitore.

Occorre oggi, in risposta all’emergenza educativa, tanta” passione “scaturita dalla consapevolezza di un bisogno urgente e prioritario” e dalla necessità di non far passare invano dei tempi preziosi dell’età evolutiva, che, una volta superati, comportano difficoltà maggiori di adattamenti e modifiche.

Insegnare ed educare non può essere considerato come un “mestiere”, bensì come una “vocazione e missione” ed in quanto tale comporta una risposta di assenso ad una proposta di invito che si inserisce nel “piano di Dio”. Afferma Cousinet: “ L’essenza della vocazione pedagogica consiste in una’urgente necessità interiore di trasmettere ad altri il proprio sapere , le personali esperienze fatte attraverso lo studio e le conquiste ottenute nel campo delle condotte morali e delle abitudini virtuose”.

L’azione educativa, dettata dal desiderio di promuovere dottrina, virtù e vitalità tra i giovani, va condotta con gioia e amore, secondo le giuste regole e con sincerità di intenzione. E’ necessario, infatti essere contenti di stare con i ragazzi. “Basta che siate giovani perché io vi ami”, diceva Don Bosco e quindi mettere in movimento un atto intenzionale di promozione e di guida, di sostegno e di stimolo, per dare completezza e pienezza alla forma umana attraverso il progetto di formazione integrale dell’uomo e del cittadino.

L’uomo che Gesù incontrò nella sua vita terrena, ma anche l’uomo di ogni tempo – afferma il Card. Angelo Bagnasco -, cerca l’acqua della vita, cerca il bene, la speranza, il senso delle cose, il significato della vita stessa”. Gesù, Buon Pastore, constata in quelle folle un desiderio presente, reale, che non trova risposta e mostra in ogni suo gesto attenzione e amore. “Per Lui ciascuno è importante, continua il presidente della CEI, il giudeo e la siro-fenicio, gli apostoli che lo seguono e gli scribi che lo avversano, Andrea il primo dei chiamati e Paolo l’ultimo che vede il risorto, i peccatori e la Madre sua, gli indemoniati ed i sani, le donne che lo servono con i loro beni ed i poveri, i samaritani ed i greci, il ladrone che sta per morire ed i bambini che egli pone al centro”.

In ogni pagina del Vangelo si scopre una regola di vita ed una cellula di verità a cui si ispira ogni gesto educativo. “Ciò che fa di un uomo un “maestro” è il fatto che egli possiede e trasmette la verità e l’arte d farne entrare in possesso anche gli altri”.

Elemento primario dell’azione educativa è, infatti, il servizio alla verità in se stessa e quindi in Dio e poi il cercare la verità, meditarla, studiarla, penetrarla, e viverla. La fedeltà alla verità e ai valori, infatti, non si insegna, non passa dalla ripetizione di parole e formule ma si testimonia con la vita, espressione di un’adesione personale e convinta.

Nella scuola il bambino cresce come persona, e man mano diventa uomo, apre i suoi occhi al vero e scopre la dimensione dell’Assoluto e dei Valori. La dimensione alta dell’educazione consiste appunto per pensare oltre, guardare al domani, progettare il futuro, pensare in grande.

Il compito più nobile di un educatore è quello di risvegliare i propri studenti nell’amore vivo, e di farli crescere in esso per orientarlo verso i migliori progetti”.

La pedagogia del Buon Pastore, che dà la vita per le sue pecorelle fondata sull’amore, ha le sue regole che producono attenzione, rispetto, cordialità, saggezza nella guida e fermezza nelle decisioni ed il dialogo educativo, che spesso si riduce ad un monologo, implica una particolare attenzione, come scriveva Gesualdo Nosengo: “Se tu rallenti i tuoi ragazzi si perdono, se ti siedi, essi si coricheranno, se tu dubiti essi si dispereranno; se, invece, vai avanti essi ti seguiranno, se tu studi essi ti imiteranno, se tu preghi essi saranno santi”.

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ZENIT Staff

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