"È difficile annunciare Gesù Cristo a persone traumatizzate"

L’intervento per iscritto di monsignor Joachim Kouraleyo Tarounga, vescovo di Moundou (Ciad)

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CITTA’ DEL VATICANO, venerdì, 19 ottobre 2012 (ZENIT.org).- Per iscritto è intervenuto presso il Sinodo dei Vescovi anche monsignor Joachim Kouraleyo Tarounga, vescovo della diocesi di Moundou, in Ciad.

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Il contesto della Chiesa nel Ciad è ben descritto dal logo dell’Anno della Fede. Vari decenni di guerra e di povertà hanno finito per creare nella gente un sentimento di impotenza e di insicurezza, un autentico vivaio per la comparsa e per la proliferazione di fenomeni come la stregoneria, la divinazione, l’alcolismo e le sette. Ma anche per una presenza viva di Cristo.

In un simile contesto, la questione fondamentale è: È mai possibile annunciare il Vangelo a coloro nei quali la storia ha consolidato un profondo sentimento di impotenza e la sensazione di essere stati abbandonati da Dio? Il n. 21 dell’Instrumentum Laboris sembra suggerirci una risposta.

È difficile annunciare Gesù Cristo a persone traumatizzate, che non hanno più fiducia in nessuno. Il nomadismo religioso, che è una forma concreta del relativismo, lo dimostra. Di fronte a questo relativismo, grande è la tentazione dello scoramento. Dove troverà quindi il nuovo evangelizzatore la forza necessaria per compiere la sua missione?

Il capitolo 13 del Vangelo di Matteo ci propone Gesù come modello mediante quattro parabole: la parabola del seminatore, la parabola della zizzania e del buon grano, la parabola del chicco di senape e la parabola del lievito nascosto nella farina. Una parabola non è soltanto un racconto adattato per far capire ciò che è complicato. Le quattro parabole manifestano anche gli atteggiamenti evangelizzatori di Gesù, vale a dire il principio della non discriminazione, la serenità e la fiducia.

Il principio della non discriminazione: il Vangelo va annunciato a tutte le nazioni, senza badare alla possibilità che venga accolto oppure rifiutato. La Chiesa deve essere seminatrice. E ciò basta. La serenità: il mondo è diventato un supermercato religioso e ideologico. Il nuovo evangelizzatore è quindi chiamato ad accettare con serenità il pluralismo come l’ambito della proclamazione di Cristo. La fiducia: la fede ubbidisce alla legge dell’incognito. Il nuovo evangelizzatore deve credere che il Vangelo annunciato produrrà il suo effetto.

Che questo Sinodo possa portare alla Chiesa la gioia di proclamare con serenità e con fiducia il Vangelo di Cristo a tutte le nazioni. Amen.

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ZENIT Staff

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