E' bello fare il missionario

di padre Piero Gheddo*

ROMA, mercoledì, 19 ottobre 2011 (ZENIT.org).- Nel 2011 Barlassina in provincia di Milano (circa 6.000 abitanti) celebra il centenario della nascita di tre bambini che sono diventati missionari del Pime. Una celebrazione sentita dalla gente e solennizzata da un piccolo libro, una ricca mostra fotografica dei tre missionari, alcune cerimonie religiose e una conferenza nel teatro dell’oratorio maschile, con circa 300 ascoltatori compresa la signora sindaco del paese, il parroco don Sandro Chiesa e altri tre sacerdoti. Il 15 ottobre ho tenuto la conferenza, illustrando brevemente i tre padri, che ho visto tutti e tre all’opera: Luigi Galbusera in Birmania, Luigi Pozzoli in India e Luigi Roncoroni in Brasile (negli anni ottanta è stato al Centro missionario Pime di Milano).

Nella seconda parte della conferenza, in accordo col parroco don Lorenzo Chiesa, ho parlato della vocazione missionaria oggi. Tre punti, partendo dal messaggio del Papa per la Giornata missionaria mondiale che si celebrerà in tutto il mondo cattolico domenica 23 ottobre prossimo:

1) La missione alle genti è sempre più necessaria e urgente, specialmente in Asia dove il progresso economico e sociale fa capire a molti che solo il cristianesimo dà risposte ai problemi della modernità perché solo il cristianesimo umanizza l‘uomo. Le religioni tradizionali si scoprono inadeguate al mondo moderno e vogliono modernizzarsi imitando in tanti modi le Chiese cristiane, ma molti capiscono che i principi di quelle religioni non vanno d’accordo con lo sviluppo moderno, la dignità e l’uguaglianza dell’uomo e della donna.

2) La missione della Chiesa è di tutti i battezzati: il dono della fede e il battesimo rendono missionari di Cristo (Marcello Candia). In Corea ad esempio non si capisce il cattolico passivo. Molte conversioni di adulti (300-400 adulti l’anno in media per ogni parrocchia) e nel catecumenato di due anni i catecumeni debbono impegnarsi a servizio della parrocchia per l’annunzio di Cristo ai non cristiani, secondo le capacità e le possibilità dei singoli. I cattolici sono “attivi” nella Chiesa, non passivi. Per rievangelizzare l’Italia dobbiamo essere attivi anche noi tutti.

3) Se il Signore vi chiama non ditegli di no. Dopo 58 anni di sacerdozio vi posso dire che è bello fare il prete, è bello fare il missionario. Se vi date tutti a Cristo e alla Chiesa di Cristo, avete una vita piena, serena e felice, pur con tutte le difficoltà e sofferenze di ogni uomo. Un giovane o una ragazza che si fanno missionari, prete, fratello o suora, non sono una perdita per la famiglia e la parrocchia, ma il segno più bello della fede e della generosità di quella famiglia e parrocchia. E Dio non può non ricompensare quell’atto di generosità nel lasciar maturare e partire una vocazione per la missione alle genti.

Le reazioni sono state positive. Sono semi che si gettano e che maturano, speriamo, con la preghiera.

*Padre Piero Gheddo (www.gheddopiero.it), già direttore di Mondo e Missione e di Italia Missionaria, è stato tra i fondatori della Emi (1955), di Mani Tese (1973) e Asia News (1986). Da Missionario ha viaggiato nelle missioni di ogni continente scrivendo oltre 80 libri. Ha diretto a Roma l’Ufficio storico del Pime e postulatore di cause di canonizzazione. Oggi risiede a Milano.

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ZENIT Staff

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