Drammatica estensione dell’operazione di “pulizia” del Governo dello Zimbabwe

HARARE, venerdì, 7 luglio 2005 (ZENIT.org).- Sono trascorsi quasi due mesi dall’inizo della brutale operazione di sgombero intrapresa dal Governo di Robert Mugabe nelle zone urbane dello Zimbabwe. La gente, in pieno inverno australe, continua a rimanere esposta alle intemperie e non ha lavoro, risorse economiche né sicurezza in un Paese che stava già affondando in una crisi profonda.

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Ha denunciato le drammatiche conseguenze dell’operazione “Murambatsvina” (“Restaurare l’Ordine”) intrapresa da Mugabe l’agenzia missionaria della Santa Sede, diffondendo una sintesi del rapporto che la Commissione “Giustizia e Pace” dei Gesuiti dello Zimbabwe ha consegnato questo lunedì alla rappresentante dell’ONU in visita al Paese, Anna Tibaijuka.

Inviata dal segretario della Nazioni Unite, Kofi Annan, la Tibaijuka visiterà fino a venerdì prossimo il Paese africano per indagare sugli abusi commessi dalle forze dell’ordine durante l’operazione “Murambatsvina”, intrapresa il 19 maggio scorso con il pretesto di liberare le città dai mercati illegali e dagli abusi urbanistici.

Il rapporto – che è stato inviato anche all’ambasciatore Bahame Tom Nyanduga, della Commissione per i Diritti Umani dell’Unione Africana – avverte che “centinaia di migliaia di persone sono state private di un riparo. I bambini sfollati sono privi d’educazione. La vita e la sicurezza dei senza tetto sono a rischio”. Più di 20.000 persone sono state arrestate durante l’esecuzione degli ordini del Governo.

“La popolazione ha diritto al lavoro: ma gli è stato sottratto. Essere costretti a un’inattività forzata e all’indigenza è degradante, umiliante e disumanizzante”, afferma il testo.

Il documento sottolinea inoltre le gravi conseguenze per l’economia del Paese, visto che l’operazione di polizia ha distrutto l’economia informale costituita dai venditori ambulanti.

“Una parte consistente delle abitazioni urbane sono state distrutte in un Paese che soffre di una grave mancanza di alloggi. L’economia formale è andata distrutta a causa delle corruzione, delle spese governative fuori controllo e del fallimento della riforma agraria”.

I più colpiti dall’operazione “Murambatsvina” sono le persone più vulnerabili: “donne incinte, madri con bambini piccoli”, malati e anziani sono “tra coloro che sono costretti a dormire all’aperto con le temperature rigide dell’inverno australe”, constatano gli autori del rapporto.

Tutto ciò, aggiungono, ha distrutto un “tessuto sociale ben costituito”; molte famiglie “sono state smembrate”. Quanti hanno perso la propria casa di vedono costretti a recarsi in campagna, “ma non tutti hanno legami familiari nelle aree rurali”; “molti sono stranieri o figli di stranieri (dal Malawi, Mozambico, ecc.). Le persone nate in città hanno perso i contatti con il paese rurale dei loro genitori”.

A questo proposito, gli autori sottolineano che l’operazione renderà più grave la drammatica situazione delle campagne, dove la gente già muore di fame.

Quanto alla motivazione di questa azione, il documento afferma che “l’opinione comune è che il partito al potere si sta vendicando degli elettori urbani per aver votato per l’opposizione negli ultimi anni”.

La causa ultima dell’operazione, ad ogni modo, è “l’attuale Costituzione, che concede al Presidente poteri illimitati e incontrollabili – osservano –. Non esiste separazione di poteri perché l’esecutivo ha il sopravvento sulla magistratura e le corti sono subordinate al Governo in modo tale che la gente che ha subito gravi ingiustizie non può rivolgersi a tribunali veramente indipendenti”.

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ZENIT Staff

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