Dove c'era un conflitto ora cresce pace e sviluppo

Buone relazioni tra Italia e Serbia segnano un nuovo rinascimento con la pacificazione dell’area balcanica e il progresso delle relazioni economiche, religiose e geopolitiche

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Le relazioni tra Italia e Serbia negli ultimi anni hanno avuto una clamorosa impennata costituendo l’esempio più riuscito dell’approccio bilaterale perseguito dall’Italia nell’ambito delle tematiche economico-commerciali, tanto da rappresentare ad oggi il primo investitore nel Paese balcanico e   confermarsi un suo partner economico chiave.

Il terzo volume dei Quaderni di Geopolitica, “ITALIA e SERBIA passato, presente e futuro di un’amicizia” costituisce un valido strumento per analizzare dettagliatamente gli aspetti economico-politici e identitario-culturali di un Paese a noi molto vicino sia geograficamente che culturalmente, e a tal fine comprendere il riavvicinamento dei rapporti bilaterali suggellati nel vertice di Roma del novembre 2009 e rafforzati nei successivi di Belgrado (2012) e Ancona (2013).

Il pregio del volume è dato dai numerosi contributi di illustri esponenti sia istituzionali (quali del Ministro degli Esteri italiano Emma Bonino e del suo omologo serbo Ivan Mrkic, nonché del Presidente della Repubblica di Serbia Tomislav Nikolic) che provenienti dall’ambito culturale, accademico ed economico. Gli autori, ciascuno nell’ambito di propria competenza, affrontano  i tratti salienti della consolidata partnership fra i due Paesi, inquadrandola in un più ampio contesto regionale ed internazionale.

Sotto il profilo strettamente geopolitico, il lavoro evidenzia come la stretta cooperazione tra Roma e Belgrado, unitamente all’ingresso della Serbia nell’unione Europea, oltre a valorizzare l’intera regione adriatico-balcanica, riqualificando il cosiddetto Mediterraneo allargato, accrescerebbe il prestigio e il ruolo dell’Italia in seno all’U.E. e ne consoliderebbe ulteriormente le relazioni bilaterali con i Paesi CSI (Comunità Stati Indipendenti) di cui la Serbia rappresenta, per la sua relazione speciale con Mosca, una sorta di via d’accesso privilegiata.

In considerazione dell’attuale contesto internazionale in cui va profilandosi un nuovo assetto multipolare, questo dato non può rimanere inosservato ma, al contrario, dove costituire un importante punto di riflessione sul potenziale ruolo che la Serbia, chiaramente permeabile all’influenza russa, potrebbe assolvere sull’evoluzione dell’Unione Europea e sulla possibilità che quest’ultima si riappropri  della sua posizione di primato mondiale. 

Particolarmente interessante e suggestivo è inoltre il richiamo all’identità religiosa cristiana ortodossa come aspetto connaturato all’autocoscienza nazionale. Partendo da una puntuale e scrupolosa ricostruzione storica della Chiesa del primo millennio resa sulla base dei due elementi della successione apostolica e dell’eredità romana che hanno unito e distanziato Roma e Costantinopoli,  viene proposta una descrizione comparata delle liturgie tradizionali ortodossa e cattolica, che si conclude con una panoramica etnografica di simboli ed usanze proprie del cristianesimo serbo.

Ad impreziosire il tutto, un ricercato e affascinante contributo fotografico che ritrae la festività della Pasqua ortodossa, emblema della profonda religiosità del popolo serbo. 

L’ecletticità e la scientificità dei contenuti rende il lavoro esaustivo senza peraltro precludere l’accesso alla lettura anche ai non addetti ai lavori; ciò coerentemente con l’impostazione dell’IsAG (Istituto di Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie, produttore del quaderno) che, attraverso la diffusione dello studio della geopolitica, intende promuovere e stimolare in Italia un ampio ed articolato dibattito sulla politica estera del Paese, tenendo alta l’attenzione al fine di trovarsi preparati agli appuntamenti e alle nuove sfide che si porranno nel futuro scenario internazionale e nella nuova realtà multipolare.

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Filippo Romeo

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