"Dov'è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore"

Meditazione quotidiana sulla Parola di Dio

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ROMA, venerdì, 22 giugno 2012 (ZENIT.org).

Vangelo

Matteo 6,19-23

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non accumulate per voi tesori sulla terra, dove tarma e ruggine consumano e dove ladri scassinano e rubano; accumulate invece per voi tesori in cielo, dove né tarma né ruggine consumano e dove ladri non scassinano e non rubano. Perché, dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore. La lampada del corpo è l’occhio; perciò, se il tuo occhio è semplice, tutto il tuo corpo sarà luminoso; ma se il tuo occhio è cattivo, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Se dunque la luce che è in te è tenebra, quanto grande sarà la tenebra!».

Lettura

Nella guerra per la successione al trono, il secondo libro dei Re scorge la mano di Dio, intento a riportare il popolo lungo il sentiero dell’obbedienza all’alleanza. Si noti il ruolo del sacerdote Ioiadà, perno dell’alleanza tra Dio, il re e il popolo. Il re deve rispondere davanti a Dio del suo ministero in favore del popolo. Il sacerdozio è garante di tale osservanza. Il Vangelo ci immette in una dimensione che trascende le trame per il potere: dobbiamo essere orientati ad accumulare tesori in cielo.

Meditazione

Il Vangelo ci propone due passi, il vero tesoro e l’occhio, accomunati dal tema del desiderio. L’occhio, organo del desiderio, sia positivo, sia negativo (cfr. Gen 3,6), è all’origine dell’accumulo della ricchezza. Gesù non condanna la ricerca della ricchezza, e non afferma che dobbiamo superare il desiderio, a differenza di altri insegnamenti (buddismo, stoicismo). Per Gesù, come per la tradizione biblica, l’uomo è chiamato a prosperare, a espandersi, a godere i beni della terra. Ma i beni li possiamo godere in due modi contrapposti: secondo il modo di Mastro don Gesualdo, nella novella di G. Verga, che, nella ricerca disperata dell’accumulo, al termine della vita grida: «Roba mia, vientene con me». E secondo il modo cristiano, per il quale i beni di questo mondo vanno sì goduti, ma non idolatrati; non sono fini, ma mezzi per facilitare l’affermazione del Regno. Il vero fine è l’accumulo di ricchezze in cielo. Cosa significa? Che i mezzi di qui servono per costruire relazioni, dare speranza, restituire dignità; cose tutte che portano l’impronta dell’eternità. La vera ricchezza è quella che dura per sempre. Il cuore, indicante l’intelligenza, la volontà e l’emozione dell’uomo, individua e segue il proprio tesoro. Dove va il tuo cuore? Verso dove hai deciso di incamminarti? Qual è la tua meta? Quali sono, per te, le caratteristiche di una vita realizzata? Se ti prefiggi come meta ciò che è al di sotto dell’eternità, non giungerai mai al compimento. Siamo fatti per l’Amore, per Dio. L’occhio è lampada del corpo perché è l’organo che individua l’oggetto del desiderio. Attraverso l’occhio, il bene desiderato entra nel cuore, e lo sazia. Un occhio «semplice» è, secondo il termine greco (aploùs), «senza pieghe», e dunque “sincero, innocente, sano, generoso”. È un occhio già aperto alla contemplazione del mondo futuro.

Preghiera

Signore, donami occhi per contemplare il Tuo Amore.

Agire

Rifletto sui miei desideri. 

La meditazione quotidiana è un servizio offerto dal Regnum Christi. Le riflessioni sul vangelo del giorno sono tratte da Messa Meditazione, per gentile concessione di Edizioni ART.

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ZENIT Staff

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